la quadriennale del 1935

EIA EIA TRALALÀ – “GENNY” SANGIULIANO L’AVEVA DETTO, PRIMA DI FINIRE NELLE GRINFIE DI MARIA ROSARIA BOCCIA: IL COMPITO DELLA NUOVA DESTRA È “CONSERVARE I VALORI, LA TRADIZIONE E LA STORIA". SÌ, MA SOLO QUELLA FASCISTA! E INFATTI IL PROSSIMO ANNO ECCO CHE ARRIVA LA RIEVOCAZIONE DELLA QUADRIENNALE DEL 1935, INAUGURATA DAL DUCE IN PERSONA - ALESSANDRA MAMMÌ: "DAI CONSERVATORI NON CI SI ASPETTAVA MOLTO DI DIVERSO, MA PRESTO SI È COMINCIATO A CAPIRE CHE DELLA STORIA BISOGNAVA CONSERVARNE SOLO UN PEZZETTO: OVVERO I PRIMI DECENNI DEL SECOLO SCORSO CHE COINCIDONO GUARDA CASO CON L’ASCESA DEL FASCISMO - VIDEO

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LA QUADRIENNALE 2025/2026 SARA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alessandra Mammì per www.artribune.com

 

 

Mussolini inaugura la Quadriennale 1935

Lo aveva detto fin da subito l’ex ministro Gennaro Sangiuliano: il compito della nuova destra sarebbe stato conservare i valori, conservare la tradizione e conservare la storia.

 

Del resto dai conservatori non ci si aspettava molto di diverso, ma presto si è cominciato a capire che della storia bisognava conservarne solo un pezzetto: ovvero i primi decenni del secolo scorso che coincidono guarda caso con l’ascesa del fascismo (sulla discesa invece si tace).

 

Così dai tempi in cui Sangiuliano cominciò a lamentarsi del fatto che la sinistra evitasse di girare film o fiction dedicati ai grandi italiani amati dalla destra, come D’Annunzio o Pirandello (erano da poco usciti ‘’La Stranezza’’ e ‘’Il cattivo poeta’’ che li celebravano entrambi ma i registi Roberto Andò e Gianluca Jodice non rientravano nella lista dei conservatori, per cui i film non valevano),  si è in questi giorni arrivati a discutere della rievocazione della II Quadriennale d’arte nazionale del 1935 che fra un anno sarà ricostruita nelle sale di Palazzo delle Esposizioni a suggellare l’edizione del 2025. Il tutto per riportare nel cuore degli italiani la nostalgia dei gloriosi anni Venti e Trenta del Novecento.

Quadriennale 1935

 

La Quadriennale del 1935

Sono gli anni in cui nel catalogo della Quadriennale, Filippo Tommaso Marinetti esalta il futurismo come la corrente artistica che più “lavora inventa e lotta per il primato artistico mondiale dell’Italia mussoliniana”.

 

Gli anni dei vigorosi ritratti del Duce in pittura e scultura, tra cui domina il geometrico e aereo mascellone del polittico di Gherardo Dottori che convivono insieme a dipinti tipici dello spirito dei tempi come “La Madonna della madre prolifica” di Cesare Breviglieri dove la Vergine Maria con il suo unico figlio fa visita a una poveretta circondata invece da quattro scatenati ragazzini e in attesa di un quinto.

 

O ancora la tela di Leonello Balestrieri con l’eroico scambio di sguardi tra il re e Mussolini nella “Grande Vigilia” (quella del 1925 probabilmente che diede al Duce pieni poteri).  Chissà se queste opere le rivedremo il prossimo autunno o se invece la versione attuale sarà epurata e consacrata ai soli de Chirico, Severini, Carrà, Donghi più il povero Renato Guttuso.

Mussolini inaugura la Quadriennale 1935

 

 “C’è persino Guttuso!” è stato detto in conferenza stampa per giustificare l’ecumenismo dell’Ente fondato da Cipriano Efisio Oppo e il conte di San Martino di Valpurga. Una foglia di fico davvero sottile visto che aveva solo 24 anni ed era abbandonato nella sala XXXIV con un unico quadro “Tre donne” in mezzo a maschi dipinti di calciatori, marinai e pugilatori firmati Alberto Bevilacqua.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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