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LA SPOON RIVER DEL GOL GIALLOROSSO – DAL “PUBE DE ORO” RENATO PORTALUPPI ALL’UFO DOUMBIA, DA FABIO JUNIOR “MISTER 32 MILIARDI” FINO ALLE METEORE MIDO E NONDA, ECCO TUTTI I BOMBER BIDONI DELLA ROMA

Francesco Persili per Dagospia

 

doumbiadoumbia

Un aborto di cucchiaio e il portiere del City, Joe Hart, che lo manda a fottersi in tutte le lingue del mondo. Resta quel rigore sbagliato l’ultima “prodezza” in maglia giallorossa del Bidone africano, Seydou Doumbia, rispedito al Cska Mosca in prestito fino a dicembre. Pagato 14 milioni di euro, l’attaccante ivoriano ha collezionato con la Roma 14 presenze, due gol e un record assai poco invidiabile: essere fischiato da tutto lo stadio Olimpico il giorno del debutto.

 

ROMA CITY DOUMBIAROMA CITY DOUMBIA

Sbatti il brocco in prima pagina. Reduce dal successo in Coppa d’Africa e acclamato come salvatore dell’attacco giallorosso, Doumbia è stato mandato allo sbaraglio 48 ore dopo il suo arrivo per diventare il capro espiatorio di una squadra confusa e infelice che aveva smarrito il filo del gioco e del gol. Più che un valore aggiunto, un ufo. Di lui resterà un video stracult in piscina, l’ironia di una pagina Facebook (“Non si vende Doumbia”) e due reti al Sassuolo e al Genoa che hanno fatto dire al ds giallorosso Sabatini: «Anche grazie a quei due gol siamo arrivati secondi».

 

Di attaccanti bufala è piena la storia della Roma a partire dalla fine degli anni Trenta con l’argentino Providente, ribattezzato Provolone per le sue movenze sgraziate. Un punto di svolta, la riapertura delle frontiere. Tutti si ritrovano con qualche scheletro nell’armadio. La Juve ha il bisbetico gallese Rush e il genietto triste del calcio sovietico, “Sasha” Zavarov.

 

FABIO JUNIORFABIO JUNIOR

I milanisti, prima di godersi l’eleganza divina di Van Basten, ingoiano fiele con Luther Blissett (per Gianni Brera, Callonisset), lo squalo scozzese Joe Jordan, mai incisivo e senza incisivi. E la Roma si ritrova con Renato Portaluppi paragonato da Liedholm a Gullit. L’arrivo del brasiliano in elicottero scatena entusiasmi esagerati, specie tra le smutandate della Capitale. ”El pube de oro” conquista la scena notturna della Capitale, litiga con Giannini e Massaro e azzecca solo una partita in Coppa Uefa, a Norimberga. Il commiato è affidato alla sintesi folgorante di uno striscione: ”A Renà ridacce Cochi”.

FABIO JUNIORFABIO JUNIOR

 

La caccia all’attaccante straniero sulla sponda giallorossa del Tevere diventa quasi un genere letterario in cui si fondono trame da b-movie e avventurismo. Dell’argentino Claudio Caniggia, stagione ’92-93, si ricordano solo le notti folli, la coca e un pallonetto al milanista Cudicini in una serata altrettanto folle di Coppa Italia conclusa con l’arrivo di Ciarrapico in pigiama all’Olimpico. Dell’emulo di Caniggia, Gustavo Bartelt, detto “el Facha”, invece, da ricordare sono solo quei cinque minuti in cui fece ammattire da solo la Fiorentina propiziando la rimonta della prima Roma zemaniana. Nella Spoon River del gol giallorosso un posto d’onore merita lo svedese nero Martin Dahlin, tre partite, zero gol e lunghe nuotate nella stagione di Carlos Bianchi, dopo un campionato del mondo da protagonista a Usa ’94.

 

«C’era un tempo in cui la Rometta era in mano ai politici e nei colpi importanti arrivava sempre seconda dietro le squadre del Nord», disse Franco Sensi dopo il colpo Cassano. Ma c’era un tempo in cui il presidente del terzo scudetto giallorosso veniva deriso dai suoi stessi tifosi per aver portato alla Roma Fabio Junior, mister 32 miliardi, “la più alta spesa mai fatta dalla società per un giocatore”.

 

NONDANONDA

Sul biglietto da visita il brasiliano aveva scritto nuovo Fenomeno: ma l’unica cosa in comune con Ronaldo erano i capelli rasati, per il resto assomigliava ad Aldo Baglio (di Aldo, Giovanni e Giacomo). A dannarlo anche il suo soprannome, “l’Uragano”, che a Roma diventò un venticello beffardo. Soprattutto per Sensi che si ritrovò a pagare ogni gol del centravanti brasiliano 9 miliardi.

 

Tra le meteore che hanno ballato una sola stagione anche Shabani Nonda, che trascinò con un suo gol il Monaco in finale di Champions. Ma a Roma nessuno dimentica le sue corse sgangherate e quel coro sulle note della canzone Lambada (di cui c’è ancora testimonianza in Rete). Resta uno dei misteri di questa città l’impazzimento estivo di settemila romanisti che accorsero al Flaminio per vedere l’ex imperatore Adriano esibire il suo faccione e una summa di spensieratezza carioca. «Se mi vedete triste vuol dire che c’è qualcosa che non va».

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Una risata ricorderà lui, Doumbia e gli altri bomber bidoni che hanno vestito la maglia giallorossa. Avvisate Dzeko e Salah, il secondo egiziano a vestire la maglia giallorossa dopo il bizzoso Mido (Tibò per Franco Sensi). Roma trita tutto: prima ti accoglie come un re e poi, se cadi, ti fa a pezzi con l’ironia…

 

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