LA FAVOLA LOW COST DELL’ATLETICO – I ‘COLCHONEROS’ HANNO UN QUINTO DEL FATTURATO DEL REAL E VENDONO OGNI ANNO I GIOCATORI MIGLIORI (DA AGUERO A FALCAO) MA SONO PRIMI NELLA LIGA E TRA LE PRIME 4 D’EUROPA

Stefano Mancini per ‘La Stampa'

Madrid ha due squadre: il Real che fa notizia quando perde, e l'Atletico che stupisce quando vince. Entrambe sono arrivate a un traguardo ambizioso, la semifinale di Champions League, seguendo politiche opposte: una comprando giocatori, l'altra vendendoli. Quando sei il cugino povero, l'unico modo per emergere è avere idee: l'Atletico incassa circa un quinto rispetto ai più illustri concittadini, 120 milioni contro 521, eppure ha il bilancio in attivo e mercoledì sera ha rispedito a casa un'altra squadra di ricchi e famosi, il Barcellona. In più, al culmine di una stagione straordinaria, è in testa al campionato spagnolo.

Tra i protagonisti del miracolo c'è il tecnico Diego Simeone, 43 anni, ex centrocampista dell'Inter ed ex allenatore del Catania, al debutto nel salotto buono d'Europa. Nel sorteggio di oggi a Nyon troverà un avversario a caso tra Ancelotti, Guardiola e Mourinho, vincitori di due Champions a testa. Simeone ha preso in mano l'Atletico nel dicembre del 2011 e ha già vinto una Coppa di Spagna, una Europa League e una Supercoppa Europea. Pratica un calcio concreto e poco spettacolare, caratteristica che lo avvicina a Mourinho di cui però non ha gli stessi giocatori.

Ecco, l'abilità dell'Atletico sta proprio in questo: dare via ogni anno i pezzi più pregiati e crescere ugualmente. Nel 2011 se ne sono andati Aguero e Forlan, alla fine dell'anno scorso è partito Falcao. Al loro posto, Diego Costa e Villa, un mix di gioventù ed esperienza. Villa in particolare, uno scarto del Barcellona, contro l'ex squadra è stato uno dei migliori: la sua partita resterà scolpita per il record dei tre pali colpiti nei primi venti minuti.

Una storia in altalena, quella dei «colchoneros», letteralmente materassai dal colore a strisce biancorosse della divisa ufficiale. Hanno messo in bacheca una Coppa delle Coppe nel '62 e una Intercontinentale nel '74 senza aver mai vinto la Coppa Campioni (giocarono la finale con l'Independiente approfittando della rinuncia del Bayern). Poi risultati alterni fino alla gestione di Jesus Gil, la doppietta campionato e coppa nazionale nel 1995-'96, sette mesi di Arrigo Sacchi in panchina (1998-'99), poi il declino fino alla retrocessione del 2000.

Il nuovo Atletico pone le basi nel 2003 con l'acquisizione da parte del produttore cinematografico Enrique Cerezo. Le fondamenta sono solide: nel 2010 e 2012 arrivano Europa League e Supercoppa europea, e adesso l'ingresso in una semifinale di Champions che mancava dal '74, passando sulle ceneri di Milan e Barça.

Il sogno è il derby madrileño nella finalissima del 24 maggio a Lisbona. Ma intanto c'è la grana del portiere: il belga Courtois è in prestito dal Chelsea. Per un accordo tra le due società non potrà giocare un'eventuale partita contro il Chelsea, a meno che l'Atletico paghi 3 milioni a gara. «Non ce lo possiamo permettere», dice il presidente Cerezo. Prima regola, niente spese pazze.

 

 

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