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E ORA VUOTATE IL SACCO! - I TERRORISTI ARRESTATI IN FRANCIA DEVONO RICOSTRUIRE PEZZI DI VERITA’ DEI DELITTI DI CUI FURONO PROTAGONISTI. MARINA PETRELLA, NOME IN CODICE "VIRGINIA", SUL CASO MORO CUSTODISCE DIVERSI SEGRETI - LA BRIGATISTA ERA AI VERTICI DELLA COLONNA ROMANA DELLE BR, GUIDATA DA BARBARA BALZERANI, DURANTE I GIORNI DEL SEQUESTRO DELLO STATISTA…
Maria Antonietta Calabrò per huffingtonpost.it
Marina Petrella, arrestata a Parigi, non è una terrorista qualsiasi, non è uno dei tanti. Gli inquirenti si imbattono nell’esistenza della Petrella, nome di battaglia “Virginia”, ai vertici della colonna romana delle Brigate Rosse, guidata da Barbara Balzerani, a motivo di alcuni documenti rinvenuti nel famosissimo covo di Via Gradoli, che fu la cabina di regia del sequestro di Aldo Moro.
Covo frequentato (secondo i brigatisti) solo dalla Balzerani e da Mario Moretti, il capo storico delle Br, ma che negli ultimi anni, si è scoperto, è stato il teatro di altre presenze. Le impronte digitali trovate dalla Polizia scientifica negli ultimi 5 anni, hanno accertato che quell’appartamento era frequentato da altri uomini e donne.
Soprattutto si è scoperto che uno stock di moduli in bianco di carte di identità italiane originali (non contraffatte) sono state riempite con le generalità di ignari cittadini italiani realmente esistenti, per dare una copertura a terroristi anche stranieri. Come Elisabeth von Dyck, membro della Rote Armee Fracktion (le BR tedesche, sospettate di aver dato un sostanziale apporto “militare” in Via Fani) ) e un altro “compagno” tedesco Rolf Heibler.
Anche nel loro caso, inoltre, gli italiani cui era stata rubata l’identità, lavoravano presso la scuola media “Bruno Buozzi” sulla Cassia (dalle parti di via Gradoli) dove la Petrella era impiegata come segretaria.
Carte d’identità dello stesso stock furono trovate anche a casa di Giuliana Conforto, quando lì vennero arrestati Valerio Morucci e Adriana Faranda e sequestrata una delle due armi che uccisero Moro, la mitraglietta Skorpion.
Marina Petrella, è responsabile, in base alle condanne ormai definitive, oltre che del sequestro del giudice Giovanni D’Urso, (12 dicembre del 1980), e dell’assessore regionale della Dc Ciro Cirillo,( 27 aprile del 1981) anche dell’omicidio del generale dei Carabinieri Enrico Galvaligi (31 dicembre 1980), per cui è stata condannata anche Roberta Cappelli, un’altra delle arrestate in Francia.
Galvaligi non era uno dei tanti generali dei Carabinieri, ma il braccio destro del generale Dalla Chiesa, numero due di SICURPENA, l’organismo del Ministero dell’Interno di controllo delle carceri, tra cui quelle di massima sicurezza, di Cuneo, Trani, Bad’e Carros.
In base alla testimonianza raccolta, pochi mesi prima di morire, nei locali della questura di Torino, il 7 marzo 2016, dal maresciallo Angelo Incandela, all’epoca, comandante del carcere di massima sicurezza di Fossano (Cuneo), a Cuneo venne nascosto il 1 ottobre 1978 il Memoriale di Moro, ritrovato a via Montenevoso (Milano), che tra l’altro conteneva rivelazioni su una struttura (allora supersegreta della NATO(stay behind).
Il generale Galvaligi fu la fonte di alcune rivelazioni sul Memoriale di Moro, scritte da Giorgio Battistini su “Repubblica”, e confermate dall’allora direttore e fondatore di “Repubblica” Eugenio Scalfari, in tribunale.