tavecchio

C’E’ QUALCOSA DI NUOVO NELL’ARIA ANZI TAVECCHIO! DA IMPRESENTABILE A UNICO CANDIDATO PER LA RIELEZIONE IN FEDERCALCIO - AD APPOGGIARLO STAVOLTA C’E’ ANCHE ANDREA AGNELLI CHE VUOLE PURE GALLIANI PRESIDENTE DELLA LEGA - SULLO SFONDO LA PARTITA DA UN MILIARDO SUI DIRITTI TV E LA VARIABILE INFRONT

 

Marco Mensurati per “la Repubblica”

TAVECCHIOTAVECCHIO

 

IL vecchio che avanza non avanza a caso. Tutt' altro. Tempistiche, modalità, e contenuti (si fa per dire) del trionfo definitivo, sin qui solo annunciato, di Carlo Tavecchio, 73 anni, e Adriano Galliani, 72, raccontano con mirabile eloquenza di come il calcio italiano si prepara ad affrontare la partita cruciale della prossima asta per l' assegnazione dei diritti tv (triennio 2018-2021) della Serie A e, soprattutto, della riscrittura dei criteri di ridistribuzione dei soldi.

 

Può sembrare un argomento "freddo", lontano dal campo. Ma non lo è. Per fare un esempio, se la scorsa stagione abbiamo potuto ammirare in Premier League le gesta del Leicester, questo lo dobbiamo in parte anche ai criteri con cui in Inghilterra vengono divisi tra le varie squadre i ricavi della vendita dei diritti tv.

 

Per capire come i principali attori si stanno preparando a gestire una questione tanto delicata, occorre partire da un dato certo. Il calendario. La data chiave è quella dell' 11 maggio, quando si voterà per il rinnovo della carica del presidente del Coni. Entro il 15 marzo la Figc, dovrà aver eletto il suo presidente. Ciò significa che il 14 marzo la Lega dovrà aver fatto altrettanto.

 

ANDREA AGNELLIANDREA AGNELLI

Quest' ultimo termine è solo indicativo: perché proprio in quei giorni la Lega dovrà pubblicare il bando per l' assegnazione dei diritti tv e difficilmente un passaggio tanto delicato potrà essere fatto da un presidente uscente. Ricapitolando: nei prossimi mesi il calcio dovrà rinnovare i presidenti di Lega e Figc e, in contemporanea, dovrà emettere il bando della gara da cui dipende il suo sostentamento (più di un miliardo di euro l' anno).

 

La prima a muovere è stata la Juventus. Che prendendo in contropiede quelli che venivano considerati i suoi alleati (su tutti, la Roma) ha annunciato il suo appoggio a Tavecchio e Galliani.

 

Ora, tutti sanno che il club di Andrea Agnelli ha sempre considerato Tavecchio e Galliani due impresentabili. Come si spiega questo improvviso cambio di strategia? A Torino parlano di realpolitik: dopo anni passati sul fronte "guevarista" di un' opposizione feroce, "in mancanza di alternative" e "con il supporto di Michele Uva" (giovane manager, pontiere tra il mondo dello sport e il Governo), Agnelli avrebbe deciso di appoggiare "gli impresentabili" costringendoli però a fare quello che dall' opposizione non era riuscito a portare a casa: le riforme, vale a dire campionato a 18 squadre e squadre B, su tutto.

 

GALLIANIGALLIANI

Inutile dire che quanti sono rimasti sul fronte dell' opposizione "guevarista" parlano più esplicitamente di "tradimento" o, ancora meglio, di «fine di una presa in giro»: la Juventus avrebbe un unico obiettivo: evitare che vengano rivisti a suo sfavore i criteri di ripartizione del malloppo dei diritti tv. Oggi ai bianconeri finisce una fetta enorme di quei soldi, mentre alle squadre minori finiscono le briciole. Da qualche tempo, i piccoli e medi club minacciano una rivoluzione. E la fiche giocata da Agnelli sul ticket Tavecchio-Galliani sarebbe un' assicurazione "anti-Leicester".

 

Non è detto che la manovra - sia che si tratti di realpolitik sia che si tratti di un "tradimento" vada a buon fine. Di qui a quando verranno prese le decisioni molte cose possono succedere.

 

Intanto, non è detto, ad esempio, che Adriano Galliani decida davvero di candidarsi. Chi lo frequenta racconta di un manager consapevole di poter vincere facilmente la corsa alla guida della Lega, ma anche di un uomo molto affezionato, non solo per motivi romantici, al suo ruolo nel Milan con cui la trattativa per la buonuscita si annuncia tutt' altro che semplice.

 

MILAN JUVENTUS ESULTANZA GALLIANIMILAN JUVENTUS ESULTANZA GALLIANI

E di certo non sarà il pur lauto stipendio da presidente di Lega (intorno ai 300mila euro l' anno) a convincerlo. D' altro canto, l' opposizione, guidata a questo punto dalla sola Roma - il club di Pallotta pur avendo assunto come amministratore delegato Umberto Gandini, uomo vicinissimo a Galliani, resta schierato per il rinnovamento - si sta organizzando: sperando di condurre la situazione allo stallo, con successivo commissariamento.

 

Lo stesso discorso vale per Tavecchio. Al momento non sembra avere grandi concorrenti. E tuttavia il meccanismo elettorale è talmente cervellotico che tutto può sempre accadere.

 

Anche perché di qui a primavera, quando si faranno i giochi, il discorso è accidentato e pieno di ostacoli. Il primo, in ordine cronologico, è il referendum. Puntando esplicitamente su Uva, la Juventus e il "fronte della continuità" hanno fatto leva su una sorta di placet del governo, ma cosa succederà però dopo il 4 dicembre è poco più di una scommessa. A questo si deve aggiungere che nel giro di qualche settimana dovrebbe arrivare a chiusura l' inchiesta milanese sull' asta per l' aggiudicazione dei diritti tv relativi al triennio in corso.

BOGARELLI GALLIANIBOGARELLI GALLIANI

 

Il riserbo sugli ultimi sviluppi dell' indagine è assoluto, certo da quanto si è scritto nei mesi scorsi non ci sarebbe da stupirsi se i dettagli contenuti nei documenti che diventeranno pubblici al momento del deposito atti, provocassero più di qualche imbarazzo. Lo stesso potrebbe accadere con la decisione del Consiglio di Stato sull' appello alla sentenza con cui il Tar aveva condannato sempre per la stessa vicenda Mediaset (e in misura minore Sky), la Lega e il suo advisor, Infront.

 

L' altra variabile di tutta questa vicenda ha proprio a che vedere con il ruolo dell' advisor. Infront, avendo raggiunto i parametri previsti dal contratto stilato con la Lega, ha visto rinnovato il proprio ruolo anche per la prossima asta. Tanto che proprio in questi giorni i suoi tecnici hanno contribuito a mettere a punto le nuove linee guida (molto generiche a quanto pare).

 

Tuttavia dalla sede centrale della multinazionale, a Londra, giungono accreditate notizie circa l' imminente addio di Marco Bogarelli, ex presidente di Infront Italia, nonché deus ex machina dei diritti tv della Serie A, ed ex uomo più potente del nostro calcio. Sta discutendo con i cinesi di Wanda (che nel frattempo hanno rilevato il colosso del marketing sportivo) la buonuscita ed eventuali accordi di non concorrenza, ed è pronto a lanciare una nuova società. Specializzazione: diritti tv.

BOGARELLI INFRONTBOGARELLI INFRONTLOTITO TAVECCHIOLOTITO TAVECCHIOTAVECCHIO GALLIANI AGNELLITAVECCHIO GALLIANI AGNELLI

Ultimi Dagoreport

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…

elly schlein almasri giuseppe conte giorgia meloni

DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI CHURCHILL PER NON FINIRE NELLA TRAPPOLA PER TOPI TESA ALL'OPPOSIZIONE DALLA DUCETTA, CHE HA PRESO AL BALZO L’ATTO GIUDIZIARIO RICEVUTO DA LO VOI PER IL CASO ALMASRI (CHE FINIRÀ NELLA FUFFA DELLA RAGION DI STATO) PER METTERE SU UNA INDIAVOLATA SCENEGGIATA DA ‘’MARTIRE DELLA MAGISTRATURA’’ CHE LE IMPEDISCE DI GOVERNARE LA SUA "NAZIONE" - TUTTE POLEMICHE CHE NON GIOVANO ALL’OPPOSIZIONE, CHE NON PORTANO VOTI, DATO CHE ALL’OPINIONE PUBBLICA DEL TRAFFICANTE LIBICO, INTERESSA BEN POCO. DELLA MAGISTRATURA, LASCIAMO PERDERE - I PROBLEMI REALI DELLA “GGGENTE” SONO BEN ALTRI: LA SANITÀ, LA SCUOLA PER I FIGLI, LA SICUREZZA, I SALARI SEMPRE PIÙ MISERI, ALTRO CHE DIRITTI GAY E ALMASRI. ANCHE PERCHE’ IL VERO SFIDANTE DEL GOVERNO NON È L’OPPOSIZIONE MA LA MAGISTRATURA, CONTRARIA ALLA RIFORMA DI PALAZZO CHIGI. DUE POTERI, POLITICO E GIUDIZIARIO, IN LOTTA: ANCHE PER SERGIO MATTARELLA, QUESTA VOLTA, SARÀ DURA...