JACOBS AI BLOCCHI DI PARTENZA: IL RE DEI 100 TORNA IN PISTA, DOPO I VARI ACCIACCHI, AGLI EUROPEI DI MONACO - NON SONO EUROPEI DI PASSAGGIO, ANZI, SECONDO IL DT LA TORRE, CHE GUIDA LA SPEDIZIONE, È UN NUOVO INIZIO: “NON CI POSSIAMO PIÙ NASCONDERE, LE BASI DEL FUTURO VANNO GETTATE IN GERMANIA DOVE CI FANNO ANCHE QUALCHE DISPETTUCCIO PROPRIO PERCHÉ SIAMO DIVENTATI CONSAPEVOLI. SIAMO TEMUTI”
G. Zon. per la Stampa
C ontare prima di questi Europei viene spontaneo. Il presidente tifoso elenca le medaglie e ne aggiunge qualcuna a ogni giro (più di 12, 16, fino a un ambiziosissimo 18 «una proiezione ideale»), il direttore tecnico orgoglioso registra le opportunità, gli atleti valutano i centesimi che possono limare, i passi da calibrare, le parole utilizzabili per dire che cosa è cambiato. Questa Italia si presenta a Monaco per vincere parecchio, per salire sul podio, per farsi notare, persino per dare fastidio.
Dopo le Olimpiadi dell'abbondanza, i Mondiali più complicati sono stati archiviati senza troppi danni e la dimensione continentale è così potenzialmente ricca da non dipendere solo dagli ori di Tokyo. Anche se è normale partire da lì.
Marcell Jacobs ha smaltito le scorie dei vari acciacchi e ieri ha provato i blocchi da cui domani partiranno i suoi 100 metri. Ore 20, 05, sia il campione olimpico sia l'altro azzurro in gara, Ali, si risparmiano le qualificazioni e si muovono dalle semifinali e il podio si compone 2 ore e 10 minuti dopo, ma Jacobs è già entrato in modalità gara e ha lasciato la sua pista al limitare del bosco per annusare la competizione.
Guardare gli altri. Mettere pressione. È fermo (o a mezzo servizio) da parecchio, ma è ovviamente lui che definisce le gerarchie. Lo aveva fatto anche negli Usa, in un riscaldamento tra la concorrenza americana che ha obbligato Kerley a lasciare il segno anche nelle batterie, pur di segnare il territorio in cui sarebbe diventato campione del mondo. Dopo il ritiro di Jacobs. Qui i rivali sono altri, soprattutto inglesi, e l'azzurro è il favorito, l'uomo da curare, il più fotografato e osservato. Però stavolta l'intera squadra si vuole mostrare.
Non sono Europei di passaggio, anzi, secondo La Torre, che guida la spedizione, è un nuovo inizio: «Non ci possiamo più nasconde, le basi del futuro vanno gettate in Germania «dove ci fanno anche qualche dispettuccio proprio perché siamo diventati consapevoli. Siamo temuti». Il management italiano vede una certa malizia negli organizzatori che scelgono l'albergo più periferico per la nostra spedizione e il presidente Mei ci scherza su «Per Roma 2024 pensavamo di alloggiarli a Tivoli poi qualcuno ha fatto trapelare l'idea. Cercherò qualcosa sulla Cassia».
Pure le cervellotiche call room da 35 minuti sono un mistero e ieri si è scoperto che la pista al coperto, ipotizzata come comodo luogo di riscaldamento, è in realtà solo un passaggio, un altro pezzo di anticamera prima della gara. Se il piano è voluto però così i tedeschi minano le certezze di tutti e allora il complottismo cede all'ironia e ci si concentra su altro. «Occasioni da prendere», le chiama così il triplista Andrea Dallavalle, in qualificazione oggi, piazzato quarto ai Mondiali e irrequieto da allora perché voleva di più: «Adesso si deve tornare con qualcosa che luccica» e così pensa Crippa, domani già in finale sui 5000 metri e 5 giorni dopo proiettato sui 10000 da vincere.
Pure lui non cerca riparo dai pronostici, «le due medaglie ci stanno» e di certo Sara Fantini, martellista, prenota la sua: «In questo gruppo non ci si può tirare indietro». Tanto che il presidente si è portato una scatola di sigari. Quando vuoi contare non puoi essere timido. E se qualcuno avrà fatto male i calcoli stavolta l'errore sarà evidente. G. ZON.
camossi jacobsMARCELL JACOBS AI CAMPIONATI ITALIANI DI RIETI marcell jacobsjacobs