DRUGHI ACCHIAPPA TUTTO - LA JUVE RIFILA QUATTRO FISCHIONI A UNA LAZIO BALNEARE E VINCE LA SUPERCOPPA

Emanuele Gamba per "la Repubblica"

Così, giusto per dare una voce alla concorrenza, la Juventus non ha cominciato vincendo ma stravincendo: 4-0 alla Lazio, era dal 1990 (5-1 del Napoli di Maradona ai bianconeri di Maifredi) che una Supercoppa italiana non finiva con una tale diseguaglianza, anche se la differenza è stata nei 4 minuti folli in cui i campioni d'Italia hanno segnato tre reti in contropiede. Dando una nuova versione di sé: non li si conosceva come raffinati italianisti. Esagerato nei modi, il risultato è corretto nella sostanza: la Lazio ha giocato con un piumino in mano, la Juve con un randello nodoso.

Il migliore è insolitamente stato un terzino svizzero, Lichtsteiner, che ha imperversato sulla sua vecchia squadra, ha segnato e festeggiato (non si usa essere ipocriti, nella zona di Lucerna) e ha persino oscurato il primo gol italiano di Carlitos Tevez (un sinistro a porta vuota dopo due respinte di Marchetti), che a sua volta oscurerà la pessima prestazione dell'argentino. L'altro paradosso è che l'anno scorso, quando perse una volta e pareggiò due, la Juve dominò la Lazio in maniera più netta: il fatto è che i bianconeri, stavolta, hanno saputo dare polpa alla forza. Finale orrendo: ogni volta che Pogba, Ogbonna e Asamoah prendevano palla, ululati razzisti e fischi dalla curva laziale. È dovuto intervenire lo speaker.

Prima di venire sbriciolato nella ripresa, nel primo tempo l'equilibrio è stato rotto dal caso, sotto forma di infortunio: ha scelto come vittima Marchisio (problemi al ginocchio destro) e baciato in fronte Pogba che, appena entrato, ha schiuso la partita con un gol da centravanti (potrebbe esserlo, potrebbe essere tutto) a chiudere una punizione battuta a sorpresa ed evidentemente provata in allenamento, dando un senso alla segretezza dei medesimi: Pirlo ha fintato il tiro ma allargato per Lichtsteiner, che ha crossato all'indietro verso Pogba. Va detto che senza la deviazione di Radu, nulla sarebbe accaduto.

Che bello, il caso. Non era stato invece casuale l'equilibrio di una gara inchiodata ai meticolosi studi di preparazione dei due allenatori, che hanno saputo disattivare perfettamente l'avversario, rinunciando a un poco della loro spavalderia. La Juve ha fatto una buona difesa e molto contropiede, ha pressato meno del consueto e s'è addensata negli ultimi venti metri, aspettando che la Lazio s'andasse a impaludare in quelle zone, come è puntualmente successo.

Le ripartenze avrebbero segnato le carni laziali già prima se soltanto Tevez ne avesse azzeccata una, o almeno mezza: invece nisba, fino al 4-0. La Lazio è stata efficace ed aggressiva nel recupero palla, ma non ha avuto il cambio di passo per squinternare le linee juventine. Lulic e Candreva sono stati efficaci solamente partendo da lontano, ma a squadre schierate il palleggio biancoceleste s'è perso nella monotonia: Hernanes non ha imbroccato un dribbling e Klose non ha avuto un solo riflesso degno di lui.

In porta, così, s'è tirato poco: la prima volta l'ha fatto Radu al 34', facendo volare Buffon all'incrocio. Dopo l'intervallo, la Juve ha portato la partita fuori dai binari in una maniera nuova, un contropiede dietro l'altro: il regista lancia il terzino di spinta che s'appoggia al centravanti, il quale agevola l'inserimento di un compagno, e così sono andati quei ribaltoni che hanno ingrassato il risultato da 1-0 a 4-0, assecondando le devastazioni di Lichtsteiner che ha partecipato ai tre gol, segnandone uno e giocando con Vucinic scambi di classe. L'azione determinante, anche questa con una bella tinta di casualità, è stata quella del 2-0, nata da un corner battuto dalla Lazio e trasformata in gol da Chiellini, il più pronto a ribaltare il fronte. Non era uno schema.

 

 

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