paradisi proibiti claudio pescio

L’ARTE DI FARE PORNO – SENI SODI, CULI VIOLATI DA DITA BIRICHINE, FALLI ERETTI: SONO I “PARADISI PROIBITI” DI CLAUDIO PESCIO, UN RACCONTO PER IMMAGINI TRA SESSO, ALCOL E DROGA NELLE OPERE D’ARTE TRA IL 500 E LA MODERNITÀ - I CANONI DELL’ESTETICA EROTICA DI IERI SONO GLI STESSI DELL’HARD-CORE DI OGGI: A DETTARE LA VISIONE È LO SGUARDO MASCHILE, ALLA QUALE SI ADEGUANO ANCHE LE PITTRICI – ARTEMISIA GENTILESCHI IMMAGINA "BETSABEA", NUDA E SPIATA - LAVINIA FONTANA FIRMA "MARTE E VENERE" CON LUI CHE LE METTE UNA MANO SULLA CHIAPPA E…

Estratto dell’articolo di Camilla Tagliabue per “Il Fatto Quotidiano”

 

paradisi proibiti di claudio pescio

L’arte moderna è la musa del porno: colori appetitosi, pudenda rasate, seni sodi, glutei marmorei, falli eretti… Sono i Paradisi proibiti di Claudio Pescio (in libreria da domani con Giunti), un racconto per immagini di “sesso, alcol e droga nelle opere d’arte” tra il 500 e la modernità.

 

I canoni dell’estetica erotica di ieri sono gli stessi dell’hard-core di oggi, estremizzato e kitsch: è ancora lo sguardo maschile a dettare la visione […] Tre secoli prima, però, anche le poche pittrici si adeguano al canone macho dei colleghi: Artemisia Gentileschi, ad esempio, dipinge una civettuola Betsabea, incolpevolmente spiata e violata da re David.

 

L’arte più della letteratura, e l’immagine più del testo, eccita la lussuria: Leonardo da Vinci conosce bene la concupiscentia oculorum, benché il processo di erotizzazione della pittura acceleri dopo di lui – e il Rinascimento toscano – in area veneta e nelle Fiandre. L’artista si scopre guardone, così come lo spettatore, in una giostra di voyeurismo spinto, un gioco di specchi demoniaci e altamente sessualizzati, come nella Venere di Paolo Veronese o nel burlesque di Charles Eisen, in cui una fanciulla mostra i genitali al demonio, e lo spaventa.

venere di paolo veronese

 

Maliziosa è la Susanna di Tintoretto, mentre Rembrandt la ritrae bruttina e impaurita. Eccentrica è Lavinia Fontana che firma Marte e Venere lussuriosi, pacifisti e ironici: lui posa una manaccia sulle terga della dea, che guarda fuori dal quadro donando un narciso, simbolo di stupidità e lazzo; forse uno sberleffo della pittrice nei confronti del committente, innamorato tipo baccalà. Spada ed elmo del dio guerriero puntano verso il fondoschiena femminile: la sodomia è testimoniata dal filo di perle (alias la rotondità dell’ano).

 

Tiziano si spinge oltre: le dita del suo Marte si fanno spazio tra le natiche di Venere e nel Baccanale immortala una ninfa nuda e svenuta e una donna che si offre a molti: guarda la sua compagna ma intanto si fa versare da bere da un uomo lubrico e un altro le accarezza la caviglia. Amor sacro e amor profano; Dioniso e le Menadi; banchetti e baccanali; feste divine e terrene: Giulio Romano si dà ai preliminari tra Due amanti e firma i disegni di un Kamasutra cinquecentesco, I modi, assieme all’incisore Marcantonio Raimondi con testi di Pietro Aretino: “Quest’è un libro d’altro che di sonetti/... Ma ci son cazzi senza discretion…”. Osè sono Hayez e Carracci con Bacco che penetra Arianna da dietro e dall’alto.

betsabea artemisia gentileschi

 

E c’è chi sessualizza un’eroina biblica: Giuditta di Jan Massijs, ignuda e fiera mentre esibisce la testa di Oloferne. Cornelis van Haarlem azzarda poi un blasfemo Battesimo di Cristo con primo piano di signori discinti, mentre nelle Nozze di Peleo e Teti lo sposo vanta una vistosa erezione nascosta da un drappo – uno scherzetto, così come il velo trasparente delle Tre Grazie di Cranach il Vecchio.

marte e venere lavinia fontanagiuditta di jan massijsmarte e venere tizianosusanna e i vecchioni rembrandtil diavolo charles eisen

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