FURIA ROSSA - MARCHIONNE: IL 2015? SIAMO IN RITARDO. NON RIUSCIREMO A COMPETERE PER IL MONDIALE - IL REGOLAMENTO? SEMBRA FATTO DA 4 UBRIACHI AL BAR - IL NO A MONTEZEMOLO NEL BOARD DELLA F-1? È UNA QUESTIONE DI FAIR PLAY, ANCHE IO NON POTREI MAI FARE IL NUMERO 1 DI VOLKSWAGEN
Stefano Zaino per “la Repubblica”
Discontinuità totale. Non un semplice punto e a capo, foglio strappato, perché il 2014 per la Ferrari, parole di Marchionne, è stato un disastro e il nuovo presidente, alla prima uscita pubblica come erede di Montezemolo, non ne vuole più sentir parlare. Non si guarda al passato, si pensa al futuro, con un cauto ottimismo, «la rifondazione è iniziata, azzerare tutto era necessario, ma sono convinto che nel medio periodo si possa tornare al vertice», ma senza illudere nessuno, «perché siamo in ritardo, l’inizio sarà sofferto e nel 2015 non saremo in grado di competere per il Mondiale».
Sergio Marchionne, solito maglione blu, davanti a due alberi di Natale non si fa intenerire dall’atmosfera natalizia. Come sostiene Maurizio Arrivabene, il nuovo capo del team che è al suo fianco, «a Natale è giusto essere più buoni, ma dal primo gennaio noi della Ferrari dobbiamo essere tutti molto cattivi». Affamati di rinascita e vittorie, come il nuovo capo, che usa parole dure sulla gestione precedente e indica la strada per la rossa che verrà e la sua obbligatoria riscossa.
Presidente Marchionne, perché si irrigidisce al solo nominare il 2014?
«Una squadra come la Ferrari non può patire tutte quelle delusioni. Anno da dimenticare. Cancellare da qualsiasi memoria».
Il suo primo atto è stato tagliare molte teste…
«Ero certo di dover cambiare così tanto. So per esperienza che in ogni ristrutturazione cambiare i capi conviene. Ci sono giovani alle loro spalle che hanno grandi potenzialità e che liberati dal proprio superiore possono esprimere il loro genio. Qui c’è da rifondare. E mi sono comportato come ho sempre fatto».
Hanno pagato in tanti, a cominciare dal capo del team Mattiacci.
«Sul piano commerciale il suo lavoro in Ferrari è stato ottimo, ma la F1 è un’altra cosa. Stava imparando il mestiere, ma non potevamo far ripartire il team e al tempo stesso assecondare la sua crescita. Meglio andare sul sicuro con Arrivabene, che conosce questo mondo, ha grande esperienza e sono convinto farà ottime cose».
Cosa la preoccupa di più del nuovo corso?
«Il punto di partenza. Siamo molto indietro per colpa delle scelte operate nel 2014, decisioni che io non condivido. Si è insistito sulla vecchia macchina, visto il risultato finale non ne valeva la pena, e abbiamo trascurato la nuova. Ora stiamo cercando di recuperare, ma rischiamo di portarci dietro per tutta la stagione il tempo perso, anche se i ragazzi si stanno spaccando in quattro, impegno fenomenale e meritano appoggio per andare avanti».
Con il rischio però di ottenere poco o niente, almeno nel 2015.
«La Mercedes ha impiegato 2 anni per essere così avanti, noi, visto che il lavoro sulla power unit è iniziato nella scorsa stagione, dobbiamo raggiungerli alla fine del 2015».
E prima?
«Dire la verità, senza illudere i tifosi. Se nel prossimo Mondiale vinciamo due gare è un successo, tre è un trionfo. Se arriviamo a quattro siamo degni del Paradiso».
Lo sa Vettel?
«Non è ingenuo, ha visto la Ferrari in pista, prima di firmare conosceva la situazione. Sa cosa l’aspetta, ma è anche attirato dal nostro potenziale. La sua scommessa è creare le basi per un futuro vincente. Quando una squadra cambia tre team principal in un anno, significa che qualcosa non va. Gli uomini ai box erano disorientati, ora sanno che le idee sono chiare».
La rivoluzione è stata profonda, ha intenzione di cambiare ancora qualcosa?
«Clear è l’ultimo acquisto, scelto da Arrivabene, prenderà il posto di Fry. L’organigramma è al completo».
A meno di non convincere Newey, padre della Red Bull, o l’illustre ex Brawn.
«Sono discorsi chiusi».
Vettel l’ha scelto lei?
«Bisognava chiudere il rapporto con Alonso, il discorso con Vettel era già cominciato prima del mio arrivo, sotto la mia gestione l’accordo è stato perfezionato».
Cambiare le regole potrebbe aiutare la rincorsa?
«Abbiamo già ottenuto una vittoria con il diverso utilizzo dei gettoni, il dosaggio degli interventi sul power unit. Ora è meno difficile. Mutare il regolamento sarebbe un favore per tutti. È un labirinto incomprensibile, sembra fatto da quattro ubriachi al bar che si raccontano la stessa barzelletta. Semplificare».
Magari ci pensa Montezemolo. Perché non voleva il suo ingresso nel board della F1?
«La Ferrari ha diritto di veto sull’ad, ruolo operativo, sul successore di Ecclestone, non su una carica onorifica come la sua. Non è stato necessario opporsi. Se avesse avuto in mano una regia, lo avremmo fatto. È una questione di fair play, ha guidato la Ferrari per troppi anni, come avrebbero letto la sua nomina i nostri avversari? Mi sarei opposto anche a Todt capo della Fia. Come sostengo che io non potrei essere il presidente della Volkswagen. Certe cose non si fanno. Rischio o no, meglio evitarlo».