SERIE A-CQUISTI LOW COST - SABATO INIZIA IL CAMPIONATO, PER LE GRANDI IL MERCATO ANCORA APERTO MA IN CASSA NON C’È UN EURO - LA JUVE STRINGE PER FALCAO, LA ROMA SALUTA BENATIA (ARRIVA IL GRECO MANOLAS), LAZIO E MILAN PIÙ FORTI DELLO SCORSO ANNO - PER IL NAPOLI L’INCOGNITA CHAMPIONS
Oliviero Beha per “Il Fatto Quotidiano”
Mentre in Spagna il tecnico dell’Atletico di Madrid, campione nazionale e secondo in Europa, Diego Simeone, si becca otto turni di squalifica per aver dato un buffetto al quarto uomo (è un arbitro, non una parafrasi di Orson Welles...), nell’ultimo match con il Real, in Italia il superprocuratore Palazzi, deus ex macchinetta della giustizia sportiva, archivia la questione delle banane. Avrà attinenza con il differente status del calcio iberico e di quello nostrano questo opposto atteggiamento da parte di chi deve giudicare i comportamenti dei tesserati rotondocratici? Temo di sì.
Non sono notoriamente tra quelli che hanno più sbertucciato Tavecchio per le sue macroscopiche gaffe, al punto che una trasmissione tv mi ha disdetto l’invito in extremis temendo che fossi troppo tenero con il bananiere. Come al solito, come nel caso del Calcioscommesse, non si vuol capire: se uno condanna l’intiero sistema e per esempio sostiene che questa “mappa” (trattasi di espressione cinofila) tra organi giudiziari e potere politico esecutivo è da sempre una cancrena, invece che gridare al Moggi o al Tavecchio, ne diventa un difensore d’ufficio. Follia. Non mi piacciono i capri espiatori nell’ipocrisia dilagante, non mi convince scambiare il singolo per il sistema. Con Albertini e con chiunque altro permanendo il sistema guasto sarebbe stato lo stesso, e non credo quindi per questo che Tavecchio sia peggiore dei suoi omologhi.
Ha scelto Conte Ct della Nazionale (almeno un Commissario ci voleva, nell’ambiente) per tacitare i rumors post-banane e per scaricare una pesante responsabilità su spalle mediaticamente robuste. Come si dice, l’intendenza seguirà. Ma eravamo partiti dalla Spagna.
Facciamolo anche per il calciomercato, che in Italia è avvolto nella nebbia degli ultimi giorni, alla vigilia del campionato, anzi di un campionato che come sempre in quelli seguiti a un Mondiale sarà più strambo, bizzarro e aperto di quelli precedenti, parola di statistico.
Dunque, il Real Madrid cede per un’ottantina di milioni al Manchester United da ricostruire un eccellente giocatore come Di Maria, argentino vicecampione del mondo, di partenza esterno, d’arrivo tatticamente un factotum ricco di corsa e tecnica. Ma non un fuoriclasse, alla lettera. E va tutto di conseguenza.
Giocatori medi assumono valori assai sproporzionati, e se c’è chi vende volentieri è perché c’è chi compra a queste cifre. In Italia i due finora ceduti con grande soddisfazione, sia pure in contesti ambientali affatto diversi, sono stati prima Immobile da Cairo e poi Balotelli da Berlusconi/Galliani, almeno a oggi. Per Benatia e Cuadrado si attendono le ultimissime.
L’insieme fa sì che mai come in questa stagione il mercato sia chiuso e aperto insieme: non è una contraddizione in termini, nel livellamento medio generale. È che i soldi veri non ce li ha nessuno, da noi, e si aspetta di vendere per comprare. Potrebbe rimanere dunque più o meno tutto com’è, oppure svilupparsi un ambaradam destinato a cambiare volto a parecchie squadre negli ultimi giorni di commercio.
Per valutare le condizioni delle rose attuali parto dunque da un punto di vista differente: quello del rapporto tra campionato e impegni europei, punto di vista che ovviamente riguarda in primis il Napoli. Se esce subito a Bilbao nei preliminari di Champions, potrebbe restare com’è, cioè quello dello scorso anno con un buon portiere in meno e un paio di discreti giocatori in panchina in più.
Per le altre, non avere Coppe – vedi la Roma dell’anno passato – potrebbe rivelarsi il miglior acquisto: penso a Lazio e Milan, malgrado tutte le contraddizioni societarie di quest’ultimo. Si sono comunque rafforzati e il Milan ha il denaro per completare il primissimo organico.
La Lazio è Lotito-dipendente, e nonostante le canzonature il neo-latinista ha dimostrato di sapersi muovere nella savana federale meglio di chiunque altro. Vuol dire anche per il campo. La Juve, chiunque compri in Zona Cesarini, è in ogni caso affidata al cambio di allenatore: un mare tra i due, il vecchio e il nuovo. Vediamo come navigheranno. A occhio, farà meglio in Europa. La Roma sia pure in sordina è favorita per lo scudetto, se l’incantesimo di società-staff tecnico-squadra continuerà anche in questa stagione. L’Inter è davvero un’incognita, può fare di tutto. La Fiorentina non ha gestito bene il potenziale tesoretto rappresentato da Cuadrado. O lo vendi, o lo tieni, il tiramolla non serve a nessuno.
Dalla sua il fatto che la sfiga dell’anno scorso in dosi industriali pare inarrivabile, quindi può solo migliorare. Certo, qui si parrà la nobilitate del premier, cioè si vedrà se Renzi porta bene o male. Almeno in questo, faccio tutti gli scongiuri del mondo...