1. OGGI LA NOTIZIA È ROMA PADRONA, IN QUESTO MOMENTO LA MIGLIOR SQUADRA ITALIANA 2. BATTUTA L’INTER CON UN ROTONDO 3-0, SETTIMA VITTORIA DI FILA, QUELLO CHE IMPRESSIONA È LA FACILITÀ DI GIOCO DEGLI ORFANELLI DI ZEMAN SENZA EGUALI IN ITALIA 3. NELLA ROMA SANNO TUTTI GIOCARE A CALCIO, NELL’INTER SI FA QUEL CHE SI PUÒ. LA ROMA GIOCA IN MODO FACILE E RAPIDO, HA DUE ESTERNI CHE SANNO DA DOVE PARTIRE PER PORTARE DANNI, RIBALTANO L’AZIONE IMPROVVISAMENTE, CON TOTTI CHE RENDE TUTTO FACILE

1. ROMA PADRONA
Marco Ansaldo per "la Stampa"

Non ci sono più dubbi che il campionato deve fare i conti con la Roma e dovrà farli con la massi ma attenzione. Nella vittoria dei giallorossi dove la Juve ha pareggiato non c'è soltanto la dimensione del punteggio che ne fa spessore: la facilità di gioco espressa dai romanisti in questo momento non ha un contraltare in Italia, sembra non facciano fatica a proporsi in attacco e a chiudere in difesa.

Non sappia mo se è uno stato di grazia destinato a incepparsi ma siamo propensi a credere che non vedremo il crollo, al massimo un rallentamento per consunzione. Anche la Roma, alla settima vittoria consecutiva, si imbatterà in giornate balorde e, come capita in Italia, il suo gioco sarà studiato e vivisezionato finché sa ranno trovate le contromosse mentre adesso i giallorossi incontrano squadre ancora molto aperte ed esposte ai venti. Con il tempo, il percorso diventerà più aspro però ci sono i tasselli sui quali costruire una grande stagione.

Gli orfanelli di Zeman forse si saranno convinti che si può produrre un gioco offensivo e piacevole senza diventare la banda del buco. Anche l'anno scorso, con il Boemo in panchina, la Roma vinse bene a San Siro però la differenza tra i due successi è enorme: l'uno con dosi massicce di avventura, l'altro calibrato con equilibrio da chi nel primo tempo è stato salvato dal palo (tiro di Guarin da fuori area) e dalla parata di De Sanctis sulla capocciata di Alvarez, tutto in un minuto, però non ha mai dato l'impressione di subire. Senza contare che stavolta alla guida dell'Inter c'era Mazzarri, le cui squadre subiscono di rado goleade, e non un apprendista stregone.

La Roma è di Totti. Il gol dell'10 è stato impressionante: rasoiare a quel modo tenendo la palla a filo d'erba e angolarla sull'intervento in scivolone del difensore è stato il gesto di un fenomeno e di un centravanti puro, come Totti non è. La differenza rispetto al passato prossimo la fanno però altri uomini. Benatia fa giocare meglio la difesa tenendo gli spazi; il centrocampo con Strootman, De Rossi e Pjanic vale quello della Juve di cui ora ha più freschezza e anche più libertà d'azione ma la rivelazione è Gervinho che a Londra ci raccontavano come fosse una sciagura nell'Arsenal e nella Roma è diventato fondamentale.

Se Conte dice che alla Juve manca l'ala offensiva, Rudi Garcia sorride e guarda l'ivoriano che ha mandato in crisi l'Inter quanto Totti, un esterno spesso immarcabile (d'accordo da difensori modesti come i nerazzurri ma quelli erano) e decisivo sia sul primo gol che sul rigore: il contatto di Pereira è avvenuto fuori area per una questione di centimetri, tuttavia Gervinho gli era saltato via come un tappo ancora una volta all'ingresso in area.

Ora la Roma capolista non deve farsi irretire dal troppo entusiasmo, come certe sue antenate, così come l'Inter non deve cadere nella depressione della prima sconfitta. Per dargli consistenza Mazzarri ha sfoltito l'attacco nel primo tempo salvo chiudere il match con tre centravanti più Alvarez che comunque non hanno prodotto pericoli (se non il gol annullato a Ranocchia per carica su De Sanctis).

L'Inter è una coperta ancora corta, la aggiusti da una parte e ti scopri dall'altra. Resta almeno l'impressione di una ripresa giocata tutta in attacco, esponendosi al rischio del contropiede. Per una squadra che non può puntare allo scudetto, la Roma è stata un ostacolo troppo alto: il campionato interista deve guardare a quelli più bassi. La maggioranza.

2. LA MIGLIORE SQUADRA ITALIANA

Mario Sconcerti per il Corriere della Sera

Ad alti livelli l'Inter non c'è ancora, e non ci sarà finché non inciderà Kovacic e finché Guarin non diventerà costante. Manca all'Inter un po' di qualità, chi sappia saltare l'uomo, qualche gesto tecnico non prevedibile. L'Inter ha imparato a tenere la palla ma non sa che farne, non almeno contro squadre di maggior qualità. La differenza con la Roma è stata così netta da diventare eccessiva.

Il palo di Guarin avrebbe riaperto la partita, la Roma ha segnato quasi a ogni occasione possibile, il rigore era difficilissimo da interpretare ed è andato nella direzione contraria. Detto questo, la differenza è sempre stata evidente. Nella Roma sanno tutti giocare a calcio, nell'Inter si fa quel che si può.

La Roma gioca in modo facile e rapido, ha due esterni che sanno da dove partire per portare danni, ribaltano l'azione improvvisamente. Semmai è stato strano il grande contropiede che ha concesso l'Inter, quasi non fosse una squadra di Mazzarri. La Roma ha poi Totti, un semplificatore finissimo, rende tutto giocabile. Più questo De Rossi che fa il libero davanti alla difesa e guadagna profondità al primo disimpegno.

Sono state due partite chiaramente separate, quella macchinosa e inerte dell'Inter, e quella esatta della Roma. Due avversari opposti e contrari come la modernità con la mancanza di idee. Viste stasera, viste in queste prime 7 partite, la Roma è da scontro finale, in questo momento la miglior squadra italiana. L'Inter a disagio sulle classe pura, generosa, ordinata e un po' inutile, con un'altezza ancora da definire.

La Roma viene da lontano, in questa di Garcia sono evidenti i segni di tutti quelli che lo hanno preceduto, da Luis Enrique a Zeman, una ricerca di qualità costante, un modo di ragionare la partita in grande che si sono alla fine realizzati. L'Inter sembra continuare nei tentativi, si scambiano i miglioramenti per soluzioni, c'è ancora tanto lavoro da fare e un po' di talento da trovare. Riavrà Milito a giorni e sarà un acquisto ideale. Forse si scioglierà, forse potremo chiederle meno e avere di più.

Ma oggi la notizia è la linearità profonda della Roma, più essenziale che superba, vero calcio di tutte le stagioni, quando le stagioni sono buone.

 

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