“DOMENICO PROCACCI FARÀ “UNA SQUADRA 2”? È UNA BRUTTA COSA. NON CE LO ASPETTAVAMO DA LUI, POTEVA AVVISARCI” - ADRIANO PANATTA E PAOLO BERTOLUCCI SCHERZANO CON IL PRODUTTORE DELLA DOCU-SERIE SULLA LORO IMPRESA IN DAVIS NEL ‘76- “HO SOLO DETTO CHE ANCHE SINNER E COMPAGNI MERITEREBBERO UNA SERIE TV” – LE IRONIE SULLE VACANZE DI ZVEREV, LE BORDATE SULLA SPAGNA “CHE HA SOLO ALCARAZ” E I TALENTI DA TENERE D’OCCHIO…
“Domenico Procacci farà “Una squadra 2”? È una brutta cosa. Non ce lo aspettavamo da lui, poteva avvisarci”. Dopo la Davis bis, Adriano Panatta e Paolo Bertolucci scherzano durante la puntata del podcast "La telefonata" (prodotto da Fandango) con il produttore che ha fatto rivivere in una docu-serie “(Una squadra”) la loro impresa a Santiago del Cile e la conquista della prima Insalatiera d’argento nel ’76. Pronta la replica di Procacci: “Ho solo detto che anche Sinner e compagni la meriterebbero”.
“Questa formula consente di arrivare in finale anche a una squadra media”, il graffio di Panatta che sul forfait di Zverev partito per le vacanze non resiste: “Pensate se lo dicevamo io e Bertolucci…”. Bordate anche sulla Spagna: “Aveva 7-8 giocatori, adesso a parte Alcaraz non c’è più nessuno”. L’anno prossimo cambierà il format della Coppa Davis con il ritorno delle sfide ad eliminazione diretta in casa o in trasferta e le Final 8 a novembre: “L’unica che può venir su è la Francia – sostiene Bertolucci - all’orizzonte non si vede nient’altro. Il prossimo anno arriveranno altri successi per gli azzurri”
Panatta passa ai raggi X il movimento tennistico italiano: “Abbiamo Sinner, numero 1 del mondo, Musetti e Berrettini e Cobolli che può crescere. A livello femminile, Jasmine Paolini e Sara Errani, tennisticamente immortale, in doppio è quella che gioca meglio di tutte.
Sui talenti da tenere d’occhio, la coppia d’oro del tennis italiano è concorde: Il brasiliano Fonseca e il ceco Mensic…
DOMENICO PROCACCI: “CHE MERAVIGLIA IL COLPO IN BACK DI BERRETTINI. CI VUOLE UN’ALTRA SERIE TV”
Mattia Chiusano per repubblica.it -Estratti
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Ha fatto rivivere in una docu-serie la Davis del ’76, nel momento stesso in cui l’Italia stava tornando a vincere una coppa dopo l’altra. Non è stata una domenica qualsiasi per Domenico Procacci, produttore, editore della storica rivista Il tennis italiano, regista di Una squadra.
Procacci, aveva intuito tutto da quanto tempo?
"Se avessimo fatta la serie qualche anno prima sarebbe stata un’operazione un po’ nostalgica. Ma in quel momento mi è sembrato che stesse per avvenire un passaggio di testimone con una nuova squadra molto, molto forte. È stato proprio così".
Trova punti in comune tra due gruppi distanti 48 anni?
"Come negli anni 70 Sinner e gli altri sono diventati eroi popolari. Il tennis storicamente era uno sport d’élite, per chi poteva permetterselo o per ragazzi che vivevano nei dintorni di un campo.
Panatta figlio del custode del circolo, Barazzutti vicino a un campo ad Alessandria, Zugarelli raccattapalle che faceva palleggiare i giocatori, Bertolucci figlio di un maestro. Hanno trasformato il tennis in uno sport nazionale, come oggi gli azzurri sono diventati eroi di tutti: Sinner è amatissimo non soltanto in Italia e abbiamo davanti anni di soddisfazioni perché c’è un bel ricambio".
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Non c’è un istrione come Panatta, come allora non c’era un’implacabile come Sinner?
"Sono molto diverse le squadre, ed è cambiato il tennis. Adriano è arrivato a essere numero 4 del mondo, quindi era fortissimo, ma il suo fascino stava anche nell’imprevedibilità: poteva vincere con chiunque ma anche avere una giornata no. Non aveva certo la regolarità di Sinner, così micidiale nei punti importanti, con una tenuta mentale incredibile: mai visto niente del genere.
Certo, è un tennis diverso dal passato, dove c’è poco spazio per la spettacolarità. Per fortuna esiste ancora il bel gioco, e noi siamo fortunati ad avere uno come Lorenzo Musetti, che esprime il tennis più bello insieme direi a Dimitrov".
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Meritano anche Sinner e compagni una docu-serie?
"Andava pagato un debito nei confronti di quell’altra squadra, che non trovò nessuno all’aeroporto a dirgli ciao dopo aver vinto la Davis in Cile. Quanto è unito questo gruppo, tanto erano divisi loro, quindi interessanti. Ma sì, la meriterebbero eccome una serie questi ragazzi, vorrei avere campo libero e non trovare filtri tra me e loro, però intravedo caratteri molto interessanti dal punto di vista narrativo".
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