IL PECCATO ORIGINALE DI SINNER: È STATO POMPATO DI ASPETTATIVE E NON REGGE ALLA PRESSIONE – L’ELIMINAZIONE AL SECONDO TURNO DEL ROLAND GARROS È STATA UNA BATOSTA PER IL TENNISTA ALTOATESINO, CHE HA DETTO DI NON SENTIRSI “FELICE DENTRO”. L’ALIBI DELL’ETÀ NON REGGE PIÙ: È AL 15ESIMO SLAM ED È NUMERO OTTO DEL MONDO. AL PRIMO POSTO C’È CARLOS ALCARAZ, DUE ANNI PIÙ GIOVANE DI LUI (E MOLTO PIÙ FORTE…)
Estratto dell’articolo di Gaia Piccardi per www.corriere.it
La ricreazione è ufficialmente finita. Dopo la dolorosissima eliminazione al secondo turno del Roland Garros con Altmaier, […] colpisce una frase di Jannik Sinner nell’analisi (lucida) di un kappaò inatteso con un giocatore di classifica molto inferiore: «Non ero felice dentro. So che spesso non lo do a vedere, ma io quando gioco a tennis sono contento. Tornerò più forte, e più felice».
Il primo Slam è il primo Slam: un parco giochi sconfinato, dove divertirsi e apprendere. Ma il quindicesimo Slam, affrontato da numero 8 del ranking dopo aver centrato i quarti in tutti i Major, è un’altra storia. Maggiori aspettative, più pressione, il pensiero collettivo di un salto di qualità rimandato, la scoperta della delusione cocente.
In primis per se stesso: «Forse mi sono caricato di troppe attese». Crescenti. Perché il tempo passa e gli altri teenager terribili (Alcaraz, Rune) viaggiano come treni, mentre Sinner deraglia fragorosamente due volte in un mese: a Roma (Cerundolo) e a Parigi (Altmaier).
Intanto c’è da chiarire un fraintendimento: a differenza della quasi esclusività dei tennisti italiani, Jannik Sinner non è cresciuto sulla terra. Viene dalle montagne dell’Alto Adige, dal freddo: la sua superficie d’elezione è il veloce indoor (sei dei suoi 7 titoli li ha conquistati sul sintetico, i botti più fragorosi sono avvenuti sul cemento), il suo habitat naturale fino a 14 anni.
[…] La terra è arrivata dopo, e non sarà mai il giardino di casa Sinner: il suo tennis sulla polvere di mattone è più costruito, meno naturale, i colpi vanno pensati, lavorati, montati pezzo per pezzo come una costruzione di Lego; non bastano due rovesci e un dritto, bum-bum-bum per portare a casa il quindici. Ci vuole la pazienza che oggi Jannik non ha. Ci vuole la tenuta fisica, soprattutto due su tre quando il match si allunga oltre le cinque ore come contro Altmaier, che oggi Jannik non ha. Ha finito esanime, stravolto, vuoto. A 21 anni.
[…] L’età è un alibi (vacillante). Non tutti hanno la precocità di Alcaraz né la cattiveria agonistica di Rune, un giovane Connors del grande Nord. È giusto concedere a Sinner i suoi tempi di maturazione, ben sapendo che il tennis non aspetta nessuno, ogni occasione è persa, ogni Slam buttato via un calcio al proprio talento.
Al di là della tecnica […] quei pensieri che gli sono richiesti dalla terra, sull’erba Jannik potrà lasciarli in valigia. Scopertosi erbivoro l’anno scorso a Wimbledon, è nella tournée inglese che Sinner dovrà e potrà riprendere in mano il suo tennis, la sua classifica, la sua carriera. Il verde sarà un ottimo ricostituente per il rosso. Che torni a provare piacere nel fare quello che fa (anche quando perde) è un passaggio fondamentale nella costruzione di un giocatore […] immaturo. Questo per lui è un momento delicato, a un’età sensibilissima. Tennis, corpo, mente: i tre ingredienti base di una maionese vagamente impazzita. Salvate il soldato Jannik, Cahill e Vagnozzi, perché sciupare questo patrimonio sarebbe come lasciar sgretolare le Dolomiti senza intervenire. Un crimine contro l’umanità.