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LO RICONOSCETE? - È L'IDOLO DI ERLING HAALAND, CHE LO HA DEFINITO "UNA LEGGENDA" - PASSATO DA EROE DI PROVINCIA NEL CAMPIONATO INGLESE A METEORA IN SERIE A, DOPO IL RITIRO DAL CALCIO A SOLI 31 ANNI HA RACCONTATO DEL SUO DOLORE CRONICO: "LA MIA CAVIGLIA DESTRA È QUELLA DI UN NOVANTENNE. NON POSSO NEMMENO GIOCARE A PADEL SENZA CHE SI GONFI COME UNA PALLA DA BASKET. NON CI SONO PIÙ CURE…” - DI CHI SI TRATTA?

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Da www.ilnapolista.it

 

Michu. Ve lo ricordate Michu? L’attaccante spagnolo che passò per un travagliatissimo anno a Napoli, nel 2014, chiudendo la stagione con appena 6 presenze, zero gol, e tantissimi problemi al ginocchio? Lui. Che fine ha fatto Michu? Era scomparso, e il Telegraph racconta il “mistero” di un attaccante “intrappolato in una macchina del tempo del calcio”, uno che nientemeno aveva “ispirato un giovane Erling Haaland prima di scomparire senza lasciare traccia”.

 

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Ora ha 36 anni. E racconta al quotidiano inglese il suo corpo demolito dagli infortuni: “La mia caviglia destra è quella di un novantenne. Non posso nemmeno giocare a padel senza che la caviglia si gonfi come una palla da basket. Ho un dolore cronico con cui devo convivere. Non ci sono più cure. Ho subito diverse operazioni, ma non voglio più prendere più pillole e non voglio prendere così tante medicine”.

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Per il Telegraph “questa è la storia di come il ragazzo di Oviedo sia diventato per breve tempo uno dei giocatori più caldi della Premier League, della crudeltà degli infortuni e dei suoi ultimi anni invisibili. Ma è anche una favola a lieto fine”.

 

Esordi in Inghilterra con lo Swansea, il manager Michael Laudrup che dice che è un giocatore “straordinario”. Un suo giovane tifoso, un certo Erling Haaland, allora un prospetto del Byrne FK, si sarebbe taggato su Instagram come Michu e da lo avrebbe definito una “leggenda”. “Se mi ha notato, è fantastico”, dice Michu.

 

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In un anno segna 22 gol e vince la Coppa di Lega. Ma “alla seconda stagione ho iniziato ad avere il primo fastidio alla caviglia. Sono andato al Porto per un’operazione con un medico olandese e non mi sono ripreso. Sono andato in prestito al Napoli, per provare a sentirmi di nuovo un calciatore, ma non ci sono riuscito. Non vedevo l’ora di cambiare scenario e provare in un campionato come quello italiano, ma le cose non sono andate come speravo”.

 

Via da Napoli passa alla squadra amatoriale del Langreo prima di andare al Real Oviedo, nell’agosto 2016. Segna un gol. Sarebbe stato il suo ultimo da calciatore professionista.

 

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A 31 anni smette, è 2017. “Psicologicamente è stata dura perché mi sentivo bene mentalmente e con le gambe, ma vedi che sei un secondo in ritardo rispetto ai tuoi compagni di squadra, e nel calcio professionistico un secondo in ritardo è una vita”.

 

Torna nelle Asturie, dove è nato, in silenzio. Non se ne sa più nulla. Oggi è tornato alla luce del calcio, da direttore sportivo del Burgos. Ha portato la squadra alla promozione in Liga. “A Burgos ho la piena fiducia del consiglio, mi hanno lasciato lavorare, è una squadra umile, con risorse limitate. Ma sono di nuovo nel calcio che conta”.

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