“LE ROI” CONTRO IL BOSS - PLATINI CHIEDE A BLATTER DI RINUNCIARE ALLA RIELEZIONE: “HAI DISTRUTTO LA FIFA TI IMPLORO, NON SI PUÒ ANDARE AVANTI COSÌ” - MA LO SVIZZERO NON CI PENSA A FARE UN PASSO INDIETRO: I SUOI SOSTENITORI SONO ANCORA TANTI
Gianni Santucci per il “Corriere della Sera”
Scena prima. Riunione riservata, meno di dieci persone. Il dialogo si restringe a due. Michel Platini, presidente Uefa: «Sepp, andiamo nell’altra stanza, vorrei che parlassimo da soli io e te». Joseph Blatter, presidente Fifa: «No Michel, se hai qualcosa di dirmi, fallo davanti agli altri». Pausa. Platini: «Sepp, non si può andare avanti, lo sai che ti sono amico e per questo ti imploro, l’immagine della Fifa è distrutta, rinuncia alla rielezione». Risposta: «Non posso, ormai è troppo tardi, tra 24 ore si vota».
È Il giorno dopo gli arresti, i sequestri, la pubblicazione dei documenti sulle tangenti per oltre cento milioni incassate da alcuni tra i più alti dirigenti del calcio mondiale. E l’uomo che è stato per vent’anni alla testa di quel sistema di potere, pur se non è indagato, rifiuta l’estrema richiesta di dimissioni.
per chiara minetti blatter e platini sembrano padre e figlio
È stato lo stesso Platini, ieri pomeriggio, a raccontare il colloquio privato di qualche ora prima. Lo ha fatto durante una conferenza stampa a Zurigo. E ha aggiunto toni drammatici: «Sono disgustato, non ne posso più. Se la Fifa non sarà in grado di riformarsi in fretta, lo farà l’Fbi. E se Blatter dovesse essere rieletto, perderemmo tutti». L’invito: votare per l’altro candidato, il principe giordano Ali bin Al-Hussein.
Clima da armageddon, battaglia finale. Giornate che mescolano una storia di quattro mandati da presidente Fifa e l’aspirazione a un quinto, che Blatter affronta a 79 anni (si voterà oggi); sullo sfondo, i miliardi di euro che l’organizzazione gestisce ogni anno; ancora, i due prossimi Mondiali, assegnati a Russia e Qatar, al centro di due inchieste.
Chi attacca viene allo scoperto. Ieri l’hanno fatto alcuni tra i maggior sponsor e partner commerciali della Fifa, dalla Visa («Ci aspettiamo passi decisi e immediati per costruire una nuova reputazione»), alla Coca-Cola, a McDonald’s. Il premier inglese David Cameron sollecita un «cambiamento di leadership»; quello francese Francois Hollande pretende «organizzazioni non discutibili». Silvio Berlusconi, al contrario, si professa «garantista, aspettiamo gli esiti delle indagini».
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Sull’altro fronte, sotto traccia, i fedeli di Blatter gli confermano appoggio e non devono esser pochi. Si capisce a fine pomeriggio, scena conclusiva della giornata, serata di gala che apre il 65° congresso della Fifa. Dopo tre appuntamenti pubblici annullati e nessuna risposta agli attacchi, Blatter si alza da una poltrona di velluto rosso del Theater 11, sale sul palco e apre il suo monologo: «Molte persone mi ritengono responsabile di ciò che sta accadendo. Non posso sorvegliare gli atti di ogni persona. E non posso permettere che la corruzione di pochi rovini il lavoro di tutti». Alle sue spalle pendono centinaia di bandiere. Fiducia ostentata: «Comincerà una lunga e difficile strada per meritare nuovamente la fiducia». Apprensione che trapela: «Altre brutte notizie arriveranno».