IL PARMA È COTTO, MA NON HA NEANCHE L’ACQUA CALDA - HERNAN CRESPO IN LACRIME SCORRAZZA LA PRIMAVERA “CON LE NOSTRE AUTO” - PIZZAROTTI: “È UN CLUB DI A, NON UNA SALUMERIA” - PARTE L’HASHTAG #SAVEPARMA
1. CALCIO: CALCIATORI LANCIANO UN APPELLO VIA WEB, 'SAVEPARMA'
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(ANSA) - 'SaveParma'. E' diventata questa la parola d'ordine, lanciata dai tifosi del Parma qualche giorno fa e raccolta nelle ultime ore anche dai calciatori, con un hashtag su Twitter ed altre iniziative che chiedono a Lega, Federazione, ma anche a città e imprenditori, di mobilitarsi per scongiurare la scomparsa del Parma dal calcio professionistico. Nel giorno dell'annullamento della partita con l'Udinese per la mancanza dei soldi per pagare gli steward, hanno raccolto e rilanciato l'appello il capitano Alessandro Lucarelli, Kader Ghezzal, Raffaele Palladino, ma anche ex rimasti affezionati alla piazza ducale come Francesco Valiani, Andrea Pisanu.
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Fra i più duri c'è Massimo Gobbi, uno dei senatori dello spogliatoio, che se la prende con il presidente della Figc Carlo Tavecchio, rilanciando il video di una sua intervista nella quale sostiene che il problema Parma è più dei tribunali che dello sport. "A casa di domenica, Parma-Udinese oggi non si gioca e non è anche un problema di sport?!", si chiede Gobbi. Fra i tifosi invece, il bersaglio preferito, più che l'attuale presidente Giampietro Manenti e le sue promesse alle quali, al momento, non sono seguiti i fatti, c'è il presidente che negli ultimi anni ha guidato la società, Tommaso Ghirardi, e che è ritenuto da molti il principale colpevole della situazione.
2. IL PARMA NON HA PIÙ I SOLDI PER L’ACQUA CALDA
Francesco Saverio Intorcia per “la Repubblica”
La squadra che nuotava nell’oro adesso non ha più neanche l’acqua calda.
Hernan Crespo, che alzò la Coppa Uefa col Parma a Mosca, ora allena la Primavera, che forse sarà chiamata a completare il cammino in A dei gialloblù. Ieri, battuto il Carpi baby, i ragazzi hanno fatto la doccia fredda, ma al mondo del calcio interessano solo perché potrebbero liberarsi gratis fra poco.
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«Siamo sbandati, qui non fanno neanche le pulizie, i miei s’ammalano un giorno sì e uno no — racconta Crespo — in trasferta con la Samp andremo forse con le nostre auto. Stavolta abbiamo giocato solo perché i giardinieri ci hanno fatto alcuni favori». Quasi si commuove, «fa male, ho visto costruire questo centro sportivo mattone per mattone, il primo gol qui l’ho segnato io... Ma com’è stato possibile iscrivere una squadra che non arriverà a fine campionato?».
Se lo chiedono tutti. Il 27 febbraio Tavecchio sottoporrà al Consiglio federale le linee guida di riforma della Covisoc e dei criteri di ammissione. «Tutti hanno colpe, ma il campionato non sarà falsato», dice il n.1 della Figc.
La Lega di A nega responsabilità e annuncia l’adozione di un sistema basato sul «fit and proper person test» della Premier, per vagliare la solvibilità dei presidenti. Intanto, il Parma non s’allena da due giorni, il Tardini oggi è chiuso, la gara con l’Udinese rinviata per debiti, e ai cancelli il popolo parmigiano, radunato dai Boys, urlerà la propria rabbia. Domani, il sindaco Pizzarotti tornerà a Collecchio, troverà i delegati Aic e l’avvocato Gentile della Figc al tavolo di crisi.
Devono reperire fondi per disputare 15 gare: sponsor locali o risorse straordinarie dalla Lega. Nessuno, però, darebbe un euro all’attuale proprietà, scaricata pure dal primo cittadino. «Manenti ha acquistato un club di A — tuona Pizzarotti — non una salumeria di paese. Si è perso già tanto tempo, serve un’accelerazione. Tutti sono disposti a valutare anche le soluzioni più spiacevoli. Ma non nutro speranze positive».
La via caldeggiata dalle istituzioni è il fallimento in tempi brevi. Ieri tre agenti di calciatori hanno presentato le loro istanze (debiti per 400mila euro) che s’aggiungono a quella dei pm e di un fornitore: l’udienza è fissata il 19 marzo, si lavora per anticiparla. Magari convincendo Manenti a desistere e a portare i libri contabili in tribunale.
Lo scenario è drammatico, le speranze minime. La sentenza fallimentare potrebbe consentire a una nuova società di acquistare il Parma all’asta e ottenere dalla Figc (decide Tavecchio, col nulla osta della Covisoc) il titolo sportivo, cioè la B del prossimo anno. A quali condizioni? Pagare o garantire con fideiussioni i debiti calcistici.
È già successo al Bari (e a molti club di Lega Pro), ma qui i conti sono spaventosi, nell’ultimo bilancio la spesa per gli stipendi ai tesserati ammontava a 50,5 milioni, una cifra pari al fatturato netto del club. E poi, dovrà essere il Tribunale ad autorizzare l’esercizio provvisorio, per tenere alzata la saracinesca del Parma. Tutto questo mentre la città sta per perdere anche il rugby: le Zebre, che giocano la Celtic League, hanno bisogno di una nuova proprietà o a luglio la franchigia potrebbe traslocare.