LA VASCA DEGLI SCANDALI E DELLE FALSE NOTE SPESE - LAVORO IN NERO E VIAGGI FANTASMA PER LE SEGRETARIE DELLA FEDERNUOTO: ‘CI PAGAVANO COSÌ’ (MALAGÒ METTE KO BARELLI)

Maria Elena Vincenzi per ‘La Repubblica'

Segretarie volanti, da duemila chilometri al giorno. Capaci di essere nello stesso momento a Napoli e a Milano, di guidare per ore su e giù per l'Italia. Impiegate col dono dell'ubiquità quelle della Federnuoto. E quei rimborsi spese per trasferte erano il loro stipendio. Per gli anni trascorsi nella Federazione guidata da 14 anni dall'ex senatore del Pdl, Paolo Barelli, hanno guadagnato solo in questo modo. Quando sono state allontanate perché non più necessarie, però, hanno fatto causa. Scoperchiando un sistema.

Personale in nero (almeno una quindicina di persone ma forse anche di più) inserito in organico, con orari fissi, email e telefono aziendale. Al servizio di una federazione che percepisce i fondi del Coni e che appena due settimane fa è stata denunciata proprio dal Comitato Olimpico per truffa aggravata.

Sono migliaia i rimborsi depositati al giudice del lavoro di Roma. La Federazione ne faceva in media uno ogni quattro giorni. Ma a volte l'amministrazione commetteva qualche errore. Ecco così che ci si imbatte nel fenomeno dell'onnipresenza. Come nel caso di una impiegata del gruppo ufficiali gara (Gug) che il 13 gennaio del 2007 ha partecipato a due incontri, uno a Verona alle 14 e l'altro a Chiavari alle 15. Località raggiunte in macchina, passando da Roma. Per un totale, stando al rimborso, di 2.010 chilometri in un giorno. Che, a una media di 130 all'ora, vorrebbe dire aver guidato per quindici ore e mezza ininterrotte. Negli uffici Fin le "Easy rider" erano parecchie. Un'altra impiegata, 33enne, l'11 gennaio del 2009 alle 4.30 del mattino è partita per Genova, totale 1.040 chilometri.

Peccato che quello stesso giorno avesse anche un altro incontro, al quale ovviamente era presente (stando al rimborso), alle 16 a Chianciano Terme: partita alle 12 da Roma e rientrata alle 21.30, 356 chilometri.

È successo più di una volta che si lamentassero. Ma si sono sempre sentite rispondere che presto le cose sarebbero cambiate. Che sarebbero state assunte. Invece continuavano ad arrivare rimborsi, uno via l'altro. E a guardarli ora quei documenti, fanno venire più di un cattivo pensiero.

A meno che in Federnuoto non sia possibile che la stessa impiegata, partita il 2 maggio 2009 per due settimane a Lecce, quello stesso giorno sia andata e tornata da Verona e l'8 maggio abbia lavorato a Bari. Così anche il 30 agosto del 2009: la dipendente ubiqua era contemporaneamente a due meeting, uno a Sondrio e uno a Lecce, entrambi alle 16.30. E quando non riuscivano a essere contemporaneamente nello stesso posto, rimediavano andando il giorno successivo. Il 28 febbraio 2010, un'altra impiegata, 32 anni, è partita alle 6.45 per Padova. Il giorno prima si era svegliata alle 6.30 per andare a Piacenza. Avrebbe potuto fermarsi a dormire al Nord. E invece no: a mezzanotte e 44 era a Roma e dopo nemmeno sei ore (e 1.070 chilometri) era già pronta a farne altrettanti. Lo stesso ha fatto una sua collega che il 7 gennaio 2009 ha fatto 1052 chilometri per arrivare a Genova e il giorno dopo 1416 per raggiungere, Reggio Calabria.

«Non sta a me valutare la veridicità o meno dei rimborsi - ha chiarito l'avvocato Fabio Borgognoni, che difende le quattro segretarie - ma è certo che abbiamo notato diverse anomalie. Anzitutto le quattro lavoratrici sostengono di non aver mai lasciato Roma; la frequenze dei viaggi e le distanze coperte pongono più di un interrogativo; infine alcune volte erano contemporaneamente in più posti».

Se tutto questo è vero, come sembra, tocca alla procura intervenire. Che i rimborsi siano veri o falsi non è cosa che interessa al giudice del lavoro. E probabilmente nemmeno alle segretarie ubique. Loro, in fondo, chiedono soltanto di poter riavere il loro impiego, magari non in nero.

 

PAOLO BARELLI PAOLO BARELLI FEDERNUOTO FEDERAZIONE ITALIANA NUOTO giovanni malago foto mezzelani gmt Giovanni Malago

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