SMETTO QUANDO VINCO – CINQUE GIORNI DOPO ESSERE DIVENTATO CAMPIONE DEL MONDO ROSBERG ANNUNCIA IL RITIRO E IL RIVALE HAMILTON LO PUNZECCHIA: “E’ LA PRIMA VOLTA CHE VINCE UN TITOLO IN 18 ANNI” – DA SPITZ A CANTONA FINO A FLAVIA PENNETTA: CHI HA LASCIATO DOPO IL TRIONFO – VALENTINO, FEDERER, TOTTI E BUFFON: QUELLI CHE SPINGONO IL RITIRO PIU’ IN LA’ - VIDEO
Francesco Persili per Dagospia
Smetto quando vinco. Cinque giorni dopo essere diventato campione del mondo di Formula 1 Nico Rosberg decide di alzare il piede dall’acceleratore e di prendere congedo dalla sua vita a trecento all’ora. Fermate il mondo voglio scendere. “Questa stagione mi è costata molto”, ha detto il pilota della Mercedes. Dopo aver scalato “la montagna”, si torna a valle. Basta stress, basta adrenalina. Basta polemiche con il compagno di scuderia Hamilton che lo punzecchia: “La sua decisione non mi stupisce, è la prima volta che vince un titolo in 18 anni…”
L’importante è finire. Come la canzone, scritta da Cristiano Malgioglio e Alberto Anelli, che accompagnò l’uscita di scena di Mina, in Versilia, il 23 agosto 1978. Un altro addio anticipato. Titoli di coda, rimpianti, sipario. Sei anni prima era capitato al nuotatore tedesco Mark Spitz che lasciò a 22 anni dopo aver fatto saltare il banco alle Olimpiadi di Monaco (7 ori e altrettanti record del mondo) per tuffarsi negli studi e nel lavoro.
Lo sport dà, lo sport toglie. Per informazioni chiedere a Bjon Borg che a 26 anni e dopo 11 Slam si sentì svuotato, un cyborg senz’anima che non trovava più eccitante il tennis e in campo non riusciva più a divertirsi. Punto e capo. Anche il suo grande rivale John McEnroe provò a fargli cambiare idea, inutilmente. "Bisogna capire quando è il momento di lasciare", ha detto il campione di boxe Floyd Mayweather sceso dal ring imbattuto dopo 49 successi. Salire sul tetto del mondo e fermarsi lì, ché tanto più in alto non si può andare.
E’ accaduto a Rosberg ma anche a Cantona, il più teatrale dei fuoriclasse, che mollò a 30 anni dopo aver consegnato il Manchester United all’immortalità sportiva. È successo al ciclista Fabian Cancellara dopo l’oro di Rio e a Flavia Pennetta che annunciò il ritiro dopo aver vinto il titolo nella finale italiana dello Us Open 2015 contro Roberta Vinci. Tasto reset. Un nuovo inizio. Come fu per Casey Stoner che dopo due trionfi mondiali, lasciò la moto GP nel 2012 a 26 anni per dedicarsi alla famiglia. E sarà così anche per Rosberg che ha una figlia piccola che lo aspetta a casa: “Per un po’ farò il padre”. Nessuna marcia indietro, a differenza di Michael Jordan, che lasciò il basket per il baseball e poi tornò a vincere con i Chicago Bulls. Quello del pilota tedesco è un addio definitivo alle corse.
Per un Bolt che annuncia il ritiro dopo i mondiali del 2017, ci sono gli eterni ragazzi dello sport che danno ancora battaglia. Nadal e Federer, belli di fama e di sventure, vogliono riprendersi il loro posto nel gotha del tennis, Valentino Rossi, classe 1979, continua a inseguire il decimo titolo mondiale. E poi c’è Totti che a 40 anni scalpita per giocare il suo 42esimo derby. Mentre Buffon ha messo nel mirino i mondiali in Russia del 2018 per eguagliare, a 40 anni, il mito Zoff. Il gusto per la sfida, l’adrenalina, il fuoco che brucia ancora dentro. L’importante è finire? No, è ripartire ogni volta. Ricominciare ogni giorno. Per spingere il ritiro più in là.