
RACCHETTE D’ITALIA - DOPO LA VINCI ANCHE LA PENNETTA IN SEMIFINALE AGLI US OPEN: UNA DOPPIETTA STORICA PER IL TENNIS ITALIANO - LEA PERICOLI: “IL LORO SEGRETO? RAGIONANO IN CAMPO”
Stefano Semeraro per “la Stampa”
La Little Italy abita lì: a New York, sul centrale di Flushing Meadows. Piccola solo nelle distanze, visto che nelle semifinali degli Us Open quest’anno abbiamo traslocato una fetta di Puglia, uno spicchio di Italia solare e grintosa da Taranto a Brindisi, da Roberta Vinci a Flavia Pennetta. Ma grande nel talento – che da sempre manda in visibilio i neworchesi, si tratti di Eataly o Michelangelo - nella creatività, nella passione, nei risultati.
Kvitova ko 2-6 6-4 6-2
Semifinali che accumulano storia su storia, scavando l’ennesima impresa dentro il solco di una generazione che già ci ha regalato immensità: dopo il successo a Parigi di Francesca Schiavone nel 2010 sono arrivate 2 finali Slam (sempre a Parigi, di Francesca e Sara Errani) e 5 semifinali, le ultime due raccolte martedì da Roberta contro la Mladenovic e ieri sera da Flavia contro Petra Kvitova, la numero 4 del mondo. Dicasi: la bicampionessa di Wimbledon.
Un match alla Penna, fosforo e tigna, strappato dentro un caldo feroce, al terzo set (2-6 6-4 6-2), rovesciando un match ripido come un sesto grado vissuto tutto a un millimetro dallo sprofondo, punti pesanti e respiri sottili. «In certi momenti non è solo il caldo, l’umidità: è il pensiero del traguardo che ti affatica. Alla fine ho badato solo a spingere e allungare il match».
Come Pietrangeli e Sirola
Per lei è la seconda semifinale sul cemento della Grande Mela, per Roberta la prima Slam in assoluto; in tutta la storia del tennis italiano solo Pietrangeli e Sirola, nel 1960 riuscirono ad spingersi così lontano nello stesso Slam. Flavia nel 2013 per arrivarci aveva stropicciato l’amica d’infanzia, la ragazza Roberta con cui negli Anni 90 formava la coppia magica del tennis italiano. «Io e Roberta siamo cresciute insieme, abitavamo a 40 chilometri di distanza. Per anni abbiamo diviso la camera, più che colleghe eravamo sorelle».
Si conoscono e si studiano dai tempi dei tornei under 10, tutta una carriera juniores in nazionale, fino al titolo di doppio vinto al Roland Garros under 18. Poi è arrivato il salto fra le grandi, una faglia che le ha separate, complice l’anno di stop di Flavia per colpa del tifo. Roberta cambiò allora compagna di doppio, incrociando prima la francese Testud poi per anni formidabili Sara Errani, ma è sempre rimasta ad allenarsi in Italia, fra Roma e Palermo dove ha trovato il suo attuale coach, Francesco Cinà.
Flavia per diventare grande è emigrata in Spagna, come la Errani con cui ora fa coppia in doppio dopo aver cambiato partner illustri, dalla argentina Dulko (con cui ha vinto un Australian Open) alla russa Kirilenko, a Martina Hingis. Si sono perse ritrovate su questa rotta molto produttiva, dalla Puglia alla East Coast, incrociandosi nei tornei, aiutandosi in Fed Cup. Scambiando e mescolando sogni. Fla’ la piccola Loren che in campo si «intesisce», diventa «gialla» (copyright è di papa Oronzo) ma non molla mai, prima top-ten della storia del nostro tennis rosa; Robbi che ha imparato a distendere i nervi per affilare i colpi e in doppio si è presa 5 tornei dello Slam. Mitiche, si dice così?
Contro Halep e Williams
Si ritrovano insieme sul centrale, 32 anni la Vinci, 33 compiuti la Penna, in fondo a questa stagione che prima di New York pareva un malincuore e puzzava di tramonto, infilate in due imprese apparentemente impossibili, specie per Roberta che sfida Serena Williams (Flavia trova invece la Halep), la Pantera nera in caccia del Grande Slam. «In campo andrò con il casco – sorride – per ora mi tengo questo risultato, l’ennesimo di questo gruppo. Un premio per averci creduto anche quando le cose non giravano». Ne avete fatta di strada, sorelle d’Italia.
2. DUE SPLENDIDE RAGAZZE CON UN SEGRETO: RAGIONANO IN CAMPO
Lea Pericoli per “la Stampa”
Brava Flavia, brava Roberta: sono entusiasta di queste ragazze che non smettono mai di darci gioie. In tutti questi anni, fra i tornei e la Fed Cup hanno fatto miracoli, sono donne fantastiche, al punto che ormai per me è difficile trovare degli aggettivi. Tecnicamente sono due atlete diverse. Roberta gioca il tennis di un tempo: fantasia, tocco, la perfezione della volée. Sembra uscita da un manuale classico. Flavia ha uno stile più moderno, ma quello che le accomuna è la grinta, l’impegno, la passione che mettono in quello che fanno.
È straordinario poi vederle sempre protagoniste a 32 e 33 anni. La verità è che loro due sanno «ragionare» di tennis in campo, mentre le tante bambine prodigio di oggi spesso sanno solo picchiare, tanto che finiscono per... picchiarsi da sole. Flavia e Roberta sono un esempio per tutti, non solo nel tennis, e confermano che sono le donne le vere protagoniste di questi anni dello sport italiano. Ora le attendono due semifinali sulla carta impossibili. Lasciatemi però sognare una finale tutta azzurra. Io spero di risvegliarmi felice.