SHARAPOVA OUT - CHI VIENE DOPING? LA STAR DEL TENNIS PERDE 70 MLN DI DOLLARI DI CONTRATTI PUBBLICITARI - RISCHIA 4 ANNI DI STOP - IL CONSULENTE ANTIDOPING: “IL FARMACO PER CURARE IL DIABETE? BALLE, QUEL PRODOTTO SI UTILIZZA IN ALTRI AMBITI TERAPEUTICI''
Gaia Piccardi per il “Corriere della Sera”
Ultime tracce di vita sul pianeta Sharapova: lei, gambe nude e vestito bianco di pizzo, splendente in tutta la sua bionditudine al party di Vanity Fair nella notte degli Oscar. L' arma di seduzione di massa, il sorriso, scoccato dentro l' obiettivo dei fotografi. Bingo.
Era ancora la divina Maria, una lontana parente della tennista dopata che rischia dai due ai quattro anni di squalifica. Positiva al meldonio il 26 gennaio a Melbourne, subito dopo il quarto dell' Australian Open perso con Serena Williams. A sei giorni dalla notifica della Federazione internazionale (Itf), il 2 marzo scorso, e all' indomani della pubblica gogna («Ho commesso un errore enorme, la colpa è solo mia»), Sharapovaland è già un ricordo.
Crollano gli indici d' ascolto, tace un dominio Twitter di solito logorroico, insorgono ex campionesse che perdono l' occasione di tacere («Se provato, dovrebbero spogliarla di tutti i titoli» sbotta Jennifer Capriati), se ne vanno gli sponsor. È una spoon river impietosa.
«Rattristati e sorpresi, sospendiamo il rapporto con la signora Sharapova» dice gelido il comunicato della Nike, il marchio che la veste da quando era bambina e che nel 2010 le aveva promesso 70 milioni di dollari per un accordo di 8 anni, il più ricco mai firmato da un' atleta donna.
Il contratto con l' orologiaio svizzero Tag Heuer era scaduto il 31 dicembre 2015: «Non lo rinnoveremo», fanno sapere da Ginevra. E scala la marcia anche Porsche, di cui Maria era ambasciatrice dal 2013: «Ogni attività pubblicitaria è interrotta».
L' immagine è infranta e il portafoglio piange. Ha ottime riserve: nel 2015, pur avendo vinto solo due titoli Wta mentre Serenona correva come un treno verso il Grande Slam che l' immensa Robertina Vinci le sfilerà dalle grinfie a New York, Maria si è messa in tasca 30 milioni di dollari in sponsorizzazioni, a testimonianza di una fortuna edificata prima sul look che sul talento, gli ingredienti base di un patrimonio personale stimato da Forbes intorno ai 200 milioni.
La pillola amara avrà ripercussioni anche sul core business delle caramelle, quelle Sugarpova che inondano i tornei e gli aeroporti del mondo, l' investimento in nome del quale aveva chiesto all' Open Usa 2013 di poter scendere in campo come Maria Sugarpova.
Bocciata. Ma ai 12 gusti di bon bon si era aggiunto anche il cioccolato, in vendita dal prossimo giugno sulla piazza-pilota di Parigi, in occasione di un Roland Garros di cui la due volte regina (2012 contro Saretta Errani e 2014) non sarà protagonista.
Non tira aria di buffetti su un playground, quello dello sport, già terremotato nell' atletica dallo scandalo doping della Russia, sospesa dalle competizioni ed esclusa dai Giochi di Rio. «Ci vorranno 3-4 anni per rimetterci a regime» ha ammesso il ministro dello Sport Vitaly Mutko.
E il fatto che la fabbrica lettone Grindecks, l' unica che produce il Meldonio, dica che per il trattamento bastano 2-4 settimane, e non certo i dieci anni di assunzione dichiarati dalla russa, non depone a favore di uno sconto. Sui tacchi a spillo, terremotato dagli eventi, l' impero vacilla.
2. IL PROFESSOR DE FEO: LA STORIA DEL DIABETE MI SEMBRA COSTRUITA AD ARTE
M.Bon. per il “Corriere della Sera”
«Il mildronato per curare il diabete? Se la Sharapova fosse un topo di laboratorio, effettivamente potrebbe funzionare. In alcuni ratti con diabete indotto artificialmente tramite iniezioni di streptozotocina, infatti, questa sostanza riduce la quantità di glucosio nel sangue. La tennista però non è un roditore. E quella che ha raccontato mi sembra una balla enorme».
Pierpaolo De Feo, professore associato di endocrinologia all' università di Perugia, consulente dell' Agenzia Mondiale Antidoping dal 2007, è un diabetologo di fama. E sull' argomento ha idee chiare: «Gli studi sull' uso del mildronato nei malati di diabete - spiega - sono attribuibili tutti allo stesso gruppo di ricercatori lettoni. I test sono stati eseguiti solo sui ratti, non esistono riscontri di alcun genere sugli esseri umani.
Nessun diabetologo si sognerebbe mai di somministrare un prodotto simile a un paziente. Il mildronato è una sostanza utilizzata in altri ambiti terapeutici. Nello sport costituisce doping e le positività sono prevalentemente riferibili ad atleti dell' est europeo.
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Questa storia del diabete sembra costruita ad arte per creare una giustificazione alla positività: di motivazioni scientifiche e mediche, anche sforzandomi, non riesco a trovarne nemmeno una».