A CHE YOKO STAI GIOCANDO? – LA TATE MODERN DI LONDRA DEDICA UNA GRANDE RETROSPETTIVA ALLA 91ENNE YOKO ONO, CON INSTALLAZIONI, VIDEO E OPERE CHE RICHIEDONO L’INTERVENTO ATTIVO DELLO SPETTATORE – RIELLO: “YOKO ONO HA SEMPRE FATTO UN TIPO DI ARTE CHE SEMBRA TI STIA PRENDENDO UN PO' IN GIRO. MA HA SAPUTO COSTRUIRSI UNA SUA PERSONALISSIMA CIFRA, UNA GENUINA E GIOCOSA ATTITUDINE POST-SURREALISTA DOMINATA DA INFLESSIBILI ESIGENZE MORALI E DA UN SENSO ESTETICO SEMPRE MISURATISSIMO. UN SAMURAI GENTILE, LIEVE E LUDICO...”
Antonio Riello per Dagospia
Yoko Ono non è mai stata molto amata dalla gente del Regno Unito. Le ragioni? E' giapponese e il ricordo delle tremende sofferenze inflitte dall'esercito imperiale di Hirohito ai prigionieri britannici in Estremo Oriente durante la seconda Guerra Mondiale ha infestato a lungo le memorie dei reduci e delle loro famiglie.
E' comunque una artista un po' difficile che ha sempre fatto un tipo di arte che sembra ti stia prendendo un po' in giro (non si sa mai se considerarla davvero sul serio). Ma soprattutto è ancora vivo il mito che la definisce "quella che ha fatto litigare John Lennon con gli altri Beatles". Ovvero, almeno nell'opinione popolare, la responsabile principale della fine dei Fab Four.
Forse è per questo che la Tate ha aspettato che avesse 91 anni per dedicarle una bella mostra (molto ben curata da Juliet Bingham e Patrizia Dander). Stavolta finalmente ci siamo.
Yoko Ono (Tokyo 1933) inizialmente ha gravitato nell'ambito dell'Arte Concettuale incrociando poi da vicino le avventure degli artisti del gruppo Fluxus. Sulla sua solida e atavica cultura nipponica (viene da una famiglia abbastanza importante) si innestano elementi tipici degli anni della contestazione giovanile europea. E' anche una musicista (musica, parole e suono spesso sono parte integrante delle sue opere).
Il risultato? Ha saputo costruirsi una sua personalissima cifra: una genuina e giocosa attitudine post-surrealista dominata da inflessibili esigenze morali e da un senso estetico sempre misuratissimo. Un Samurai gentile, lieve e ludico, volendo essere molto-molto sintetici.
Non ha mai avuto bisogno, professionalmente, del sigillo mediatico di John Lennon. Era già un'artista riconosciuta (impegnata e influente) quando a Londra, il 7 Novembre 1966, lo incontra per la prima volta alla Indica Gallery, dove lei ha una esposizione: "Unfinished Paintings and Objects by Yoko Ono".
Alla Tate assistiamo ad una retrospettiva in grande stile, non manca quasi niente. Ovviamente per ragioni di brevità si possono nominare solo poche opere. E' tipico di Yoko Ono creare delle situazioni dove gli spettatori sono invitati - con delle precise istruzioni stile IKEA - a passare all'azione. Si parla di "Instruction Pieces".
Un lavoro del 1961 "Painting to be stepped on" invita i visitatori a calpestare letteralmente dei dipinti fatti da lei. Trasgressione ovviamente, ma c'è di più. E' un diretto richiamo ai missionari cristiani che nel Giappone del XVII Secolo venivano costretti (pena la morte) a calpestare le sacre scritture per provare pubblicamente la loro rinuncia al Cristianesimo.
Una di queste performance, "Cut Piece" (1964), la vedeva invece coinvolta personalmente: gli astanti erano invitati a tagliare, con delle apposite forbici, dei pezzi dagli abiti che indossava, fino a lasciarla completamente nuda. "Listen to a heartbeat", "Shadow Piece" o "Bag Piece" sono altri esempi (anche più recenti) di interazione controllata del pubblico.
Installazioni. C'è "Half-A-Room" (presentata per la prima volta a Londra nel 1967). E "White Chess Set" (1966). Una scacchiera dove tutti i pezzi sono bianchi: geniale ed elegante metafora pacifista. E anche la poetica "Helmets (piece of Sky)" del 2001: il visitatore può lasciare dei frammenti di cielo blu dentro a degli elmetti di soldato appesi al soffitto.
Video. Il suo "Film n. 4 (BOTTOMS)", del 1967, è un breve filmato dove passano in rassegna centinaia di culi (maschili, femminili, magri, grassi, belli e brutti). "FLY" (1970) invece riprende il viaggio insistente di una mosca su un corpo femminile nudo (il corpo era quello di Yoko Ono e, all'epoca, destò un certo scandalo).
Il pezzo più famoso, per il grande pubblico, è comunque il girato dell'happening bed-in con John Lennon del 1969. Un classico della protesta contro la guerra del Vietnam. La loro luna di miele all'Amsterdam Hilton Hotel divenne un evento pubblico. Rimasero a letto assieme per 6 giorni a disposizione di visitatori e giornalisti, parlando di pace e disarmo. "War is Over" era il mantra che accompagnava un evento mediatico, a dir poco, epocale.
L'artista continua anche oggi a lavorare e inventare nuove meraviglie. Ma, con sincero e reverenziale affetto per la sua ricerca, non si può ignorare che una grande nostalgia generazionale sembra avvolgere tutta la mostra. Il picco creativo è, in qualche maniera, evidentemente già passato. I favolosi (almeno da un punto di vista creativo) anni 60 e 70 la fanno da padrone. Siamo insomma già nella Storia. Un altro mondo (perduto e certo assai compianto, oggi lo si può solo evocare).
Detto ciò speriamo che la grande Yoko Ono continui a vivere e a creare ancora a lungo! E va aggiunto che suo tenace impegno contro tutti i tipi di guerre risuona in questi mesi clamorosamente attualissimo.
YOKO ONO: MUSIC OF THE MIND
Tate Modern
Bankside, Londra SE1 9TG
fino al 1 Settembre 2024
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