anni 20 guggenheim bilbao

TERRIBILI, FOLLI, NUOVI, CREATIVI: GLI ANNI '20 IN MOSTRA AL MUSEO GUGGENHEIM DI BILBAO – UN PERCORSO TRA OLTRE 350 OPERE PER RIPERCORRERE GLI ANNI DI STRAORDINARIO PROGRESSO, DI LIBERAZIONE NEI COSTUMI, DI AVANGUARDIE, DI LIBERAZIONE EROTICA E PULSIONE SESSUALE – UN’ESPLOSIONE DI VITA GENERATA DALLA VOGLIA DI TORNARE A SPERARE E BALLARE DOPO LA CATASTROFE: DALLA COPERTINA DI TAMARA DE LEMPICKA ALLE SPERIMENTAZIONI DI MAN RAY E LÁSZLÓ MOHOLY-NAGY FINO A COCO CHANEL E AL MITO “POP” DI JOSEPHINE BAKER…

Luigi Mascheroni per “il Giornale”

 

max ernst 5

Come abbiamo cambiato il modo di guardare le cose, come abbiamo superato la catastrofe, come abbiamo imparato a sopravvivere e tornare a sperare, creare, ballare... come fosse una nuova vita. E se tutto questo fosse successo negli anni Venti?

 

Gli anni Venti del '900, per l'Europa, furono il decennio più nuovo di quel secolo. Usciti da un conflitto mondiale di oltre quattro anni, uomini e donne reagirono al trauma della guerra, alla pandemia del 1918 e alla grande recessione economica che seguì, con un desiderio di vivere dirompente e irripetibile. O forse, chissà, si ripeterà anche in questi anni Venti, oggi.

 

man ray 4

Anni di straordinario progresso, nuovi paradigmi, esplosione di creatività e di liberazione nei costumi. Anni di trasformazione, di avanguardie, di invenzioni. Anni geniali. Anzi, folli. I folli anni Venti, come racconta la maestosa mostra inauguratasi sabato al museo Guggenheim di Bilbao (fino al 19 settembre) e che, parlando di ieri, allude naturalmente a oggi.

 

Due anni di studio e uno per selezionare le opere. Due curatori: Cathérine Hug del Kunsthaus di Zurigo e Petra Joos del Guggenheim. Un regista teatrale come Calixto Bieito per mettere in scena un decennio loco e drammatico. Oltre 350 opere fra dipinti, sculture, fotografie, disegni, poster, filmati, collage, pezzi di design, riviste e costumi. Un percorso lungo sette enormi sale che - tra Dada, Surrealismo e Bauhaus - sono altrettanti capitoli narrativi. E una Storia che diventa, rivista da vicino, cronaca quotidiana.

laszlo moholy nagy 3

 

Eccoli, gli anni Venti. Quando, usciti dal conflitto, si cominciò a ballare. Quando le donne si accorciarono i capelli e cominciarono a fumare (ci sono le cartoline postali di femme che non sono più fatale ma del tavolino accanto, fotografate da Julian Mandel). Quando l'emancipazione femminile passava anche dal sesso come professione (le chine di Jeanne Mammen o i disegni di Otto Dix, fra prostitute, marinaie, donne allo specchio). Quando l'automobile non era più una novità ma un lusso: e com'è moderna la rivista Die Dame con quella copertina di Tamara de Lempicka, luglio 1929.

max ernst 4

 

Quando si poteva girare per l'Europa senza passaporto, mentre dopo abbiamo dovuto aspettare Schengen. Quando le città crebbero a una velocità vertiginosa (c'è un progetto di Le Corbusier del 1922 per una Città contemporanea di tre milioni di abitanti...). Quando il concetto di famiglia patriarcale fu messo per la prima volta davvero in discussione, e i gruppi sociali svantaggiati fecero sentire la loro voce nella cultura e nella politica. Quando l'intrattenimento, a partire dal cinema, divenne un'industria. Quando si affacciarono inediti modelli femminili e nuovi modi di vivere la sessualità. E bisogna fermarsi a vedere alcuni minuti del film Anders als die Andern, in italiano Diversi dagli altri, diretto nel 1919 da Richard Oswald sui temi dell'omosessualità e dell'omofobia... E siamo ancora all'oggi.

 

man ray 2

«Gli anni Venti del '900 significano trauma, lotta, economia selvaggia e spietata. Ma sono anche un'esplosione di creatività, liberazione erotica, pulsione sessuale e femminismo» racconta Petra Joos, che ci accompagna per le sale di un Guggenheim sempre più bello (da poco nell'atrio del museo è stata collocata una grande struttura al neon del 1951 di Lucio Fontana...). «E ciò che vuole provare a dirci la mostra è di sfruttare l'esperienza dei folli anni Venti per affidarci alla libertà creativa e non cadere negli errori che fecero sprofondare il mondo in una delle sue maggiori catastrofi, la Seconda guerra mondiale...». E speriamo che il parallelismo tra quegli anni Venti e i nostri finisca qua.

 

josephine baker 6

La mostra inizia con una frattura - «Addio al trauma della guerra» è il titolo della prima sezione, dove accanto a una coloratissima infilata di Léger, fra cui un magnifico Charlot cubista (1924), lo spettatore è costretto a guardare le fotografie dei volti dei soldati devastati dalle granate della guerra e poi, in quegli anni, ricostruiti grazie ai progressi straordinari della chirurgia facciale - e finisce con un «Desiderio», che è il titolo della settima sezione: una grande sala senza opere d'arte ma che è essa stessa una grande sala da ballo. Insegne al neon, rosso, proiezione di filmati d'epoca, tavolini che possono essere di un bistrot di Montparnasse o del «Moka Efti» di Berlino, musica dodecafonica ma anche jazz, charleston, chansons d'epoca, balli notturni e il mito «pop» di Josephine Baker, prima donna di colore a diventare una star dello spettacolo, ottenendo successo in Europa invece che negli Usa, il Paese d'origine, a causa della segregazione razziale: Black Lives Matter anni Venti.

 

anders als die andern 4

E in mezzo un lungo viaggio attraverso le capitali più moderne dell'epoca, da Parigi a Berlino, da Zurigo a Vienna...

 

È un'Europa cambiata e una società moderna. Più di quanto siamo soliti pensare. Gli anni Venti significano l'affermazione graduale del suffragio femminile e la sfida alle abitudini sessuali convenzionali (ecco qui il bestseller parigino del '22: il romanzo scandalo La garçonne di Victor Margueritte con le splendide illustrazioni di Kees van Dongen), significano usare il cinema e la fotografia dentro una dimensione artistica: le sperimentazioni di Man Ray e László Moholy-Nagy riempiono più di una parete. Significano una rivoluzione nella moda, che arriva fino a oggi (il «piccolo vestito nero» di Coco Chanel che nasce nel '27 incarna l'espressione atemporale dell'eleganza femminile). Così come diete, sport ed esercizio fisico cambiano i corpi, e la testa. Il design e il Bauhaus trasformano le case e gli uffici (e chi le abita e chi ci lavora). Gli urbanisti le città. E gli artisti la percezione dello spazio e del paesaggio. Cioè del mondo.

die dame tamara de lempicka

 

Gli anni Venti che scorrono qui a Bilbao significano i collages di Max Ernst, le sculture essenziali di Constantin Brancusi, le «modelle per acconciature» di Grethe Jürgens, i fotogrammi muti di Metropolis (1927) di Fritz Lang, film-icona proiettato sulle pareti blu della seconda sala, la Città di Josef Albers (1928), il Valzer d'amore di René Magritte (1926), l'abito da cocktail in seta del '28 di Madeleine Vionnet, la sedia rossa e blu di Gerrit T. Rietveld...

 

Gli anni Venti (quelli del '900 o i nostri?) uscirono da una catastrofe senza precedenti, tornarono a vivere ballando, conquistarono lo svago per le masse, imposero la visibilità di determinate minoranze, progettarono città nuove, ruppero molti tabù, e riconquistarono - dio sa quanto ne abbiamo bisogno anche noi - la libertà.

 

gerrit t. rietveld

«Non ci fu mai un'epoca così avida di spettacolo come la nostra. Queste necessità di distrazione a ogni costo sono la reazione necessaria contro questa vita che facciamo, dura e piena di privazioni», lasciò scritto Fernand Léger un secolo fa, esatto.

metropolis fritz lang 3grethe jurgens 2man ray laszlo moholy nagyla garc??onne di victor margueritte kees van dongenla garc??onne di victor margueritte kees van dongen 1metropolis fritz lang 2metropolis fritz langcoco chaneljosephine bakeranders als die andernmadeleine vionnet

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…