TO BEE OR NOT TO BEE? - SI INCEPPA DI NUOVO L'AFFARE TRA IL THAILANDESE E I BERLUSCONI PER IL 48% DEL MILAN: LA FIRMA DOVREBBE SLITTARE DA DOMANI A FINE OTTOBRE. SILVIO VOLEVA CHIUDERE PER IL SUO COMPLEANNO, CHE CADE OGGI - IL PROBLEMA NON È L'INCHIESTA DI MILANO (CHE NON RIGUARDA LA VENDITA), MA QUOTAZIONE, STADIO, SOLDI
1. SI INCEPPA L’AFFARE CON MISTER BEE LA FIRMA SLITTA ANCORA
Enrico Currò Luca Pagni per “la Repubblica”
«Mister Bee? Non lo conosco. Ma mi piacerebbe, soprattutto se diventerà il nuovo proprietario del Milan». Il dubbio sommesso che emerge dalle parole di Erick Thohir, presidente indonesiano dell’Inter, non è soltanto il suo. È, infatti, slittata la firma dell’accordo tra Silvio Berlusconi e il broker thailandese Bee Taechaubol, annunciatissimo nuovo socio quasi alla pari (col 48% delle azioni) e destinato in teoria a salire in maggioranza entro un paio d’anni, dopo l’altrettanto annunciata quotazione del club su una borsa asiatica.
Stavolta non si tratta di un semplice, per quanto ennesimo, rinvio: si può parlare di una sospensione a tempo indeterminato, perché — secondo ambienti finanziari milanesi — non è stata fissata la nuova data per la firma definitiva. Di sicuro, non verrà rispettata la scadenza dei primi giorni di ottobre, annunciata il 15 settembre scorso dallo stesso Silvio Berlusconi, dopo l’ultimo incontro con il finanziere asiatico a Milano: «Firmeremo due giorni dopo il mio compleanno», che tra l’altro cade proprio oggi. Se ne riparla, se ve bene, verso fine ottobre.
Nonostante Teachaubol venga dato in arrivo nelle prossime ore, di sicuro non torna per il passaggio delle quote in cambio dei 480 milioni previsti dal preliminare firmato l’estate scorsa in Sardegna. Cose viene a fare allora? Il rischio che la trattativa salti non viene al momento preso in considerazione negli ambienti Fininvest: fonti vicine alla holding della famiglia Berlusconi fanno capire come sia stato Bee — attraverso la mediazione dell’europarlamentare di Forza Italia Licia Ronzulli da sempre al centro della trattativa — a chiedere altro tempo e che arrivi proprio per chiarire la situazione.
Fininvest si dice al riparo da ogni sorpresa: Taechaubol avrebbe fornito le garanzie bancarie necessarie, attraverso CI-TIC (banca cinese di stato), per il pagamento dei 480 milioni. Sebbene nei giorni scorsi si era parlato anche di un possibile “sconto” fino a 360 milioni.
In realtà, l’assenza dell’invitato thailandese alla festa del settantanovesimo compleanno del patriarca andrebbe dunque attribuita al delicato accordo sulla seconda fase dell’operazione: vanno meglio definiti i termini della copertura economica, per Fininvest, anche in caso di eventuale mancata quotazione alla Borsa di Honk Kong.
mister bee al compleanno ronzulli
Che tuttavia la situazione si stia facendo sempre più intricata lo conferma anche la paradossale vicenda stadio, incomprensibile agli occhi di Mister Bee. La costruzione di un nuovo impianto di proprietà al quartiere Portello, unita al rafforzamento della squadra, avrebbe dovuto aprire prospettive di straordinaria valorizzazione del marchio Milan, soprattutto in Asia. Invece, il progetto dello stadio voluto da Barbara Berlusconi è stato sconfessato dal padre in persona, che alla fine si è convinto che le difficoltà tecniche e le incognite finanziarie del progetto sono superiori ai vantaggi.
Il tutto a costo di pagare una penale che Fondazione Fiera (l’ente a maggioranza berlusconiana che aveva dato il via libera al progetto del Portello) potrebbe deliberare nei confronti del club rossonero. Una penale che potrebbe arrivare anche a 10-12 milioni di euro.
MISTER BEE - LICIA RONZULLI - GERARDO SAGAT
La vicenda ha incrinato i rapporti tra i fratelli: da una parte Marina e Piersilvio, dall’altra Barbara. Che nel frattempo, da amministratore delegato all’area commerciale del Milan, per attenuare la delegittimazione strisciante ha preannunciato di non volersi opporre all’eventuale cessione di qualche sua delega a Mister Bee. Paradigma del caos, la squadra ha perso 3 partite su 4 in trasferta e ora deve aggrapparsi a San Siro: il vecchio stadio Meazza, che Thohir vorrebbe tutto per l’Inter, e pazienza se non dovesse conoscere il cugino thailandese.
2. L’INCHIESTA FANTASMA SUL MILAN
Luca Fazzo per “il Giornale”
Non si incontravano da tempo, Niccolò Ghedini e Edmondo Bruti Liberati. E da ancora più tempo l' avvocato «storico» di Silvio Berlusconi non lasciava la stanza del procuratore della Repubblica di Milano con un' aria così distesa. Il motivo? Uscendo, Ghedini non rilascia dichiarazioni. Ma a confermare l' ipotesi più ovvia, ovvero che si sia parlato dell' inchiesta che secondo Repubblica la Procura starebbe conducendo sulla scalata al Milan da parte di Bee Taechaubol provvede poco dopo lo stesso Bruti.
A Ghedini, né Bruti né il suo «vice», il procuratore aggiunto Giulia Perrotti, che l' avvocato incontra poco dopo, hanno dato motivo di preoccuparsi. Non c' è una inchiesta sulla cessione (ancora non avvenuta, peraltro) del 48 per cento delle azioni rossonere al finanziere thailandese.
ghedini consiglio nazionale forza italia foto lapresse
Esiste, invece, l' altra inchiesta di cui ha parlato il quotidiano romano, ovvero quello sull' accordo tra Mediaset e Sky per spartirsi il calcio in tv, e che vede i manager delle due tv (e quelli di Infront, la società che gestisce il colossale affare) sotto tiro per ostacolo alla vigilanza. È possibile che in queste carte si incroci qualche riferimento alla trattativa Berlusconi-Taechaubol. Ma, come si era già detto ieri, «non ci sono ipotesi di reato specifiche». E anche la dottoressa Perrotti, che coordina il pool antitangenti, incontrando i giornalisti poco dopo, conferma l' esistenza della prima inchiesta ma non della seconda.
L' affare si sgonfia, insomma? È presto per dirlo. Di notizie smentite ufficialmente, ma poi rivelatesi vere, è piena la storia delle vicende giudiziarie: anche se negare a Ghedini sarebbe, da parte dei pm, un po' più scorretto che negare ai giornalisti, nel caso qualcosa in realtà ci fosse. In attesa di capirci qualcosa, il punto fermo che emerge ieri è l' inchiesta sulla presunta «cupola» che si sarebbe spartita l' affare dei diritti.
Questa inchiesta, affidata ai pubblici ministeri Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi, oltre al reato di ostacolo alla vigilanza, potrebbe riservare anche qualche altra sorpresa: tanto che viene coordinata dalla dottoressa Perrotti, che si occupa di corruzione e non di reati finanziari. Una ipotesi è che, approfondendo l' istruttoria che già l' Antitrust aveva aperto nella primavera scorsa, i pm abbiano trovato tracce di tangenti versate per addomesticare l' asta. Come è noto, lo scontro tra Sky e Mediaset si risolse con una pace armata che lasciava sia a Sky (per il satellite) sia a Mediaset Premium (per il digitale) i diritti delle 8 squadre più appetibili della serie A.
FILIPPO DOLLFUS DI VOLCKERSBERG
L' indagine avrebbe portato sia il Garante che la Procura a quantificare in circa 150 milioni di euro il danno che la Lega Calcio avrebbe subìto per via del «cartello» tra le due pay tv. Poi, a cavallo dell' estate, l' inchiesta milanese è andata avanti. E qui, secondo le ipotesi circolata nei giorni scorsi, avrebbe incrociato una storia complessa e abbastanza affascinante, quella del barone svizzero Filippo Dollfus de Volkersberg, accusato di essere al centro di ingenti operazioni di riciclaggio.
Galliani e Barbara Berlusconi allo stadio durante Barcellona Milan
Nelle carte di Dollfus, i pm avrebbero trovato gli spunti per rilanciare l' inchiesta sui diritti tv, e da lì spunterebbero anche le tracce dell' affare Berlusconi-Taechaubol. Ma anche su questo scenario ieri piomba una smentita: il legale del barone elvetico, Paolo Tosini, esclude che «vi sia alcun collegamento tra le dichiarazioni rese dal mio assistito e l' indagine parallela e del tutto autonoma, che non ha preso le mosse dai suoi verbali, e relativa alla vendita dei diritti tv del calcio e men che meno tra le sue dichiarazioni e la cessione di quote del Milan».