VAR NELL’ABISSO - TRE TURNI DI STOP ALL’ARBITRO DI FIORENTINA-INTER DOPO L’ERRORE DEL FRANCHI – ABISSO NON ARBITRERÀ I NERAZZURRI FINO AL TERMINE DELLA STAGIONE – SUI SOCIAL INSULTI E MINACCE CONTRO IL FISCHIETTO DI PALERMO – IL PRESIDENTE DEL GENOA PREZIOSI: "ERRORE MADORNALE MA NON VOLEVA FARLO…"
Alessandro Catapano per la Gazzetta dello Sport
Una notte molto agitata, l' adrenalina che non scende, il sospetto di averla combinata davvero grossa. Rosario Abisso sapeva che al risveglio le polemiche non si sarebbero placate, anzi.
Aveva messo in conto le proteste ufficiali dell' Inter, del resto già domenica sera, al Franchi, guadagnando la via degli spogliatoi, ne aveva avuto un corposo assaggio. Non si aspettava, però, la deriva becera che il dibattito sul suo errore ha preso sui famigerati social: offese, insulti, minacce per nulla velate alla sua incolumità e alla sua salute. Decisamente troppo anche per un Paese calcisticamente da bar com' è l' Italia.
Amici e colleghi gli hanno fatto coraggio. Nessuno meglio di un arbitro sa come ci si sente in questi casi. Il palermitano Abisso, 33 anni, imprenditore nel ramo dell' arredamento, fischietto tra quelli in rampa di lancio ai nastri di partenza di questa stagione, si è reso conto di aver preso la decisione sbagliata e ha capito che per questo errore pagherà un prezzo. Molto probabilmente sarà fermato due o tre settimane, fino alla sosta.
Stop in linea con quello che il designatore Rizzoli impose nel girone d' andata a Michael Fabbri, che da Var non aveva suggerito a Rocchi la review del fallo da rigore di D' Ambrosio su Zaniolo in Roma-Inter. E a proposito dei nerazzurri, probabile che Abisso non li arbitri più fino al termine della stagione. Di sicuro, starà fermo finché non dimostrerà a Rizzoli di aver recuperato la serenità necessaria a tornare sul campo senza portarsi dietro gli strascichi di Fiorentina-Inter. Giovedì, nel consueto ritrovo settimanale a Coverciano, ci sarà il primo faccia a faccia.
Con il designatore ieri Abisso ha analizzato a lungo la sua prestazione. Non è stato fortunato, l' arbitro di Palermo: in un contesto già particolarmente difficile, con un' ostilità del pubblico via via crescente, si sono sommati episodi di difficile valutazione. A cominciare dal gol iniziale della Fiorentina e dal pareggio dell' Inter arrivato solo 5' dopo: entrambi hanno richiesto un lungo silent check (nel caso della rete nerazzurra quasi 3') che chiarisse la regolarità delle posizioni di Chiesa e Vecino, scattati davvero sul filo del fuorigioco. Attese di cui Abisso non è responsabile (e nemmeno il Var Fabbri, che lavora con i mezzi che ha a disposizione), ma gli hanno messo la strada della partita subito in salita.
Nella ripresa, tra il 5' e il 15', i dieci minuti che hanno definitivamente indirizzato la gara di Abisso, spingendola verso una china pericolosa. Prima il braccio da rigore di Fernandes, una svista abbastanza grave, ma con l' attenuante di aver la visuale coperta; poi il calcetto di Muriel a D' Ambrosio che ha vanificato la rete di Biraghi, una svista colossale anche perché era in ottima posizione.
Con questo fardello, Abisso è arrivato al 96', al cospetto dell' episodio più eclatante della partita, con un mix di insicurezza e, probabilmente, spirito di rivalsa. A velocità normale, non ha avuto esitazioni: per lui l' intervento di D' Ambrosio era da rigore. Già questa una scelta discutibile, perché l' interista era molto vicino a Chiesa e il braccio aderente al corpo. Ma è davvero inspiegabile che al direttore di gara siciliano la review suggeritagli da Fabbri (bravo) non abbia trasmesso le certezze che ha avuto il resto d' Italia: la palla ha colpito prima il petto e non sposta nulla per il regolamento se successivamente sia scivolata o meno lungo il braccio di D' Ambrosio.
Come è possibile che questa considerazione non abbia prevalso sulle altre, convincendo a tornare sui suoi passi? «Credo che Abisso non volesse assolutamente fare un errore così madornale - ha commentato il presidente del Genoa Enrico Preziosi, proprio ieri multato per le frasi contro Di Bello -. Un arbitro non può essere felice di aver fatto un errore così grossolano. Chi non fa non sbaglia». Già, ma chi fa male fa danni.