VIDEO-CAFONAL - SOLO IN ITALIA ROTTAMATORE E ROTTAMATO SI RITROVANO A SCHERZARE INSIEME: VA IN SCENA IL DISGELO TRA RENZI E D’ALEMA, CHE SOGNA DI PASSARE DAI GIARDINETTI A RACCOGLIERE LA CACCA DEL CANE ALLA COMMISSIONE EUROPEA

Video di Veronica Del Soldà per Dagospia

Foto di Luciano Di Bacco per Dagospia

Federico Geremicca per "la Stampa"

Matteo Renzi contento per come è andata, Massimo D'Alema contento ancor di più. E considerato che tale inattesa contentezza origina nientedimeno che da un loro pubblico «faccia a faccia», c'è da chiedersi che diavolo stia succedendo tra il «rottamatore» e il suo primo «rottamato». In fondo niente, si potrebbe rispondere: la Grande Guerra è finita, Renzi l'ha vinta, D'Alema l'ha persa e adesso, passeggiando tra le macerie di quello che fu il «vecchio» Pd, forse hanno semplicemente scoperto che c'è un tratto di strada (ed un nemico) che potrebbero affrontare assieme.

Succede, in politica: soprattutto nel centrosinistra, a dir la verità. Scontri all'ultimo sangue e poi riappacificazioni, più o meno sincere. Successe tra Romano Prodi e Massimo D'Alema, col Professore che lo volle ministro degli Esteri nel suo secondo governo (2006-2008) pur considerandolo l'officiante del funerale del primo (1996-1998). E succede ora tra Matteo Renzi e appunto D'Alema: e a conoscere i due, la sorpresa non può essere poi così grande.

A non conoscerli a fondo, infatti, ed a vederli lì, praticamente affianco, entrambi impegnati a presentare «Non solo euro», l'ultimo saggio di D'Alema, ci si potrebbe domandare cosa unisce quei due e cos'hanno in comune. Una grande passione per il calcio, certo: e l'ex presidente del Consiglio porta infatti in dono al nuovo presidente del Consiglio, la maglia del suo idolo, Francesco Totti. Un ego smisurato, naturalmente. E poi quell'abbondante dose di cinismo (realismo?) che in politica - la nostra politica - può perfino esser considerato una qualità, piuttosto che un difetto da cancellare.

Ed è quel realismo (cinismo?) che in queste settimane ha fatto da tappeto rosso all'infittirsi di rapporti e contatti che, in verità, non si erano mai del tutto interrotti: «Ce ne siamo dette tante - ha ammesso ieri Renzi - ma D'Alema ha sempre continuato a parlarmi quando i dalemiani e i dalemini, invece, non mi parlavano più».

E D'Alema - del resto - non ha mai nascosto di ammirare, nel giovane astro nascente, la decisione e il coraggio che del resto furono - in altri tempi - anche le sue carte per emergere nel Pci prima e nel Pds-Ds poi.

Il realismo, dunque. Che porta oggi Renzi a dire che una nuova candidatura dell'ex premier al Parlamento europeo gli parrebbe contraddittoria, in nome del rinnovamento; ma che gli fa anche annunciare che «in Europa dobbiamo mandare le persone più forti che abbiamo... Il compito del governo, e qui parlo da premier, è quello di scegliere per i livelli di guida delle istituzioni europee le persone che siano in grado di dare il maggior contributo al processo di cambiamento».

Sono affermazioni che, conoscendo i due e conoscendo la situazione, i più hanno tradotto così: no a una nuova candidatura di D'Alema al Parlamento europeo; sì, se possibile, ad una sua nomina a commissario europeo. È una traduzione legittima e, in fondo, rafforzata dal buon umore («Era felice come una Pasqua») con quale Massimo D'Alema ha lasciato il tempo di Adriano una volta finito il «vis a vis» col nuovo capo del governo.

Per l'Italia non sarebbe certo un cattivo affare avere l'ex premier «ministro europeo», magari agli Esteri, suo interesse e passione crescente. Ma anche per Matteo Renzi non sarebbe affatto male avere D'Alema come alleato in Italia e testa di ponte (oltre che consigliere) nella battaglia che intende condurre nei meandri per lui ancora oscuri del gotha politico europeo.

Il cinismo (realismo?), dunque. Poi l'alta considerazione di se stessi. E infine un riconoscimento al reciproco coraggio. È una chimica discutibile, certo. Un amalgama che può non piacere. Ma si è visto, si vede e si vedrà ancora - probabilmente - di molto peggio. Sia come sia, tra il «rottamatore» e il primo dei «rottamati» è cominciato un lento disgelo. Che sia un bene o un male lo si vedrà. Dipenderà da tante cose. E prima di tutto, forse, da quel che lentamente e sotto la cenere sta riprendendo ad ardere dentro il «vecchio» Pd...

 

 

Walter Veltroni Veltroni saluta Gaetano Gifuni Valeria Licastro Roberto Speranza e Massimo Mucchetti Renzi Orfeo D Alema Roberto Speranza e Massimo Mucchetti Matteo Renzi Veltroni saluta Myrta Merlino Matteo Renzi Mario Orfeo Matteo Renzi e Massimo D Alema Roberto Speranza Veltroni saluta Myrta Merlino Veltroni Marini Reichlin Mario Orfeo e Matteo Renzi Enrico Lucci Al Tempio di Adriano per il libro di D Alema Andrea Peruzy

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump emmanuel macron

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI NON AVEVA ALCUNA VOGLIA DI VOLARE A PARIGI AL VERTICE ORGANIZZATO DA MACRON PER L’UCRAINA (E SI VEDEVA), MA HA DOVUTO ABBOZZARE – IL TOYBOY DELL’ELISEO HA APPARECCHIATO UN TAVOLO CON TUTTI I PRINCIPALI LEADER EUROPEI (PIÙ IL BRITANNICO STARMER, PRIMO CONTRIBUTORE DI KIEV, DOPO GLI USA) E LA DUCETTA NON POTEVA DISERTARE – A CONVINCERLA È STATO ANCHE IL PRESSING DELLA "FIAMMA MAGICA", CHE LE HA FATTO NOTARE CHE NON PRESENZIARE L’AVREBBE ISOLATA COMPLETAMENTE. MEGLIO PARTECIPARE, E MARCARE LA PROPRIA DISTANZA AGENDO COME “DISTURBATRICE” TRUMPIANA. E COSÌ È STATO – IL PIANO DI TRUMP: RIAVVICINARE PUTIN ALL’ORBITA EURO-ATLANTICA PER LASCIARE SOLO XI JINPING...

jd vance giorgia meloni

L'ANGOLO DEL BUONUMORE – OGGI IL "CORRIERE" VERGA UN ARTICOLO SURREALE, IN CUI SCOPRIAMO CHE “IL MANTRA DELLA MELONI” È "LA DEMOCRAZIA BASATA SUL FREE SPEECH” (DITELO AI GIORNALISTI NON APPECORONATI QUERELATI DAL GOVERNO) – NON SOLO: GIORGIA MELONI “CONDIVIDE IN TOTO” IL DISCORSO DI JD VANCE, GIUDICATO DA TUTTI I LEADER EUROPEI (A RAGIONE) INQUIETANTE –  IL GRAFFIO FINALE: “SE IL NUMERO DUE DELLA CASA BIANCA NON HA CONVINTO LA NOSTRA PREMIER È NEI TONI E NEL REGISTRO DI AGGRESSIVITÀ”. PROPRIO LEI, CHE SBROCCA UN GIORNO SÌ E L’ALTRO PURE...

forza italia marina pier silvio berlusconi antonio tajani martusciello barelli gianni letta gasparri

DAGOREPORT - SE IN FORZA ITALIA IL MALCONTENTO SI TAGLIA A FETTE, L’IRRITAZIONE DI MARINA E PIER SILVIO È ARRIVATA ALLE STELLE: IL PARTITO È DIVENTATO ORMAI UN FEUDO DOMINATO DAL QUARTETTO  DA TAJANI-BARELLI-MARTUSCIELLO-GASPARRI - DOPO AVER SPADRONEGGIATO IN LUNGO E IN LARGO, NELLA SCELTA DEL GIUDICE COSTITUZIONALE ALLA CONSULTA È ARRIVATA UNA PESANTE SCONFITTA PER TAJANI - È DA TEMPO CHE LA FAMIGLIA BERLUSCONI NON SA DOVE SBATTERE LA TESTA PER RIUSCIRE A SCOVARE UN SOSTITUTO AL 70ENNE CIOCIARO, RIDOTTO IN UN BURATTINO NELLE MANI DI GIORGIA MELONI, CHE È RIUSCITA AD ANESTETIZZARLO CON LA PROMESSA DI FARE DI LUI IL CANDIDATO NEL 2029 ALLA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA (CIAO CORE!) - OLTRE AL PARTITO E ALLA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE CON IMPERDONABILE RITARDO COGNITIVO HA COMPRESO CHE IL GOVERNO NON È UN’ALLEANZA MA UN MONOCOLORE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OCCORRE AGGIUNGERE UN ALTRO ‘’NEMICO’’ DI TAJANI: L‘89ENNE GIANNI LETTA. NELLA SUA AFFANNOSA (E FALLITA) BATTAGLIA PER PORTARE ALLA PRESIDENZA DELLA RAI LA SUA PROTETTA SIMONA AGNES, TAJANI E I SUOI COMPARI NON SI SONO SPESI, SE NON A PAROLE...

donald trump giorgia meloni almasri husam el gomati osama njeem almasri giovanni caravelli

DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI? - COME È POSSIBILE CHE UN DISSIDENTE LIBICO, HUSAM EL-GOMATI, PUBBLICHI SU TELEGRAM DOCUMENTI E NOTIZIE DEI RAPPORTI SEGRETI TRA LA MILIZIA LIBICA DI ALMASRI E L'INTELLIGENCE ITALIANA, SQUADERNANDO IL PASSAPORTO DEL CAPO DELL’AISE, CARAVELLI? - CHI VUOLE SPUTTANARE L'AISE E DESTABILIZZARE IL GOVERNO MELONI POSTANDO SUI SOCIAL LA FOTO DEL TRIONFALE RITORNO A TRIPOLI DI ALMASRI CON ALLE SPALLE L'AEREO DELL'AISE CON BANDIERA ITALIANA ? - CHE COINCIDENZA! IL TUTTO AVVIENE DOPO CHE TRUMP HA DECAPITATO L'INTELLIGENCE DI CIA E FBI. UNA VOLTA GETTATI NEL CESSO GLI SPIONI DELL'ERA OBAMA-BIDEN, E' INIZIATO UN REGOLAMENTO DI CONTI CON I PAESI GUIDATI DA LEADER CHE TIFANO TRUMP? - VIDEO

guerra ucraina vladimir putin donald trump ali khamenei xi jinping volodymyr zelensky

DAGOREPORT – IN UN MESE, TRUMP HA MACIULLATO L’ORDINE MONDIALE: RIABILITATO PUTIN, ISOLATA LA CINA - CINQUE PREVISIONI CHE NON SI SONO AVVERATE SULL’UCRAINA CON L'ARRIVO DEL NUOVO INQUILINO DELLA CASA BIANCA: 1) MARK RUTTE, SEGRETARIO GENERALE DELLA NATO: “KIEV ENTRERÀ NELLA NATO, È UN PROCESSO IRREVERSIBILE”. ORA ANCHE ZELENSKY PARLA DI PIANO B – 2) NON SI FA LA PACE SENZA LA CINA. FALSO: TRUMP ALZA LA CORNETTA E PUTIN LO ASPETTA – 3) XI JINPING: “L’AMICIZIA CON LA RUSSIA È SENZA LIMITI” (MANCO PER IL GAS) – 4) L’IRAN S’ATTACCA AL DRONE: LA RUSSIA L'HA MOLLATA – 5) L’EUROPA, SOLITO SPETTATORE PAGANTE CHE NON CONTA UN CAZZO