ACCIPICCHIA! E’ NOTO AL MONDO DELLA LIRICA CHE L’OPERA INAUGURALE DELLA SCALA, “LA FORZA DEL DEST…” DI GIUSEPPE VERDI PORTI JELLA – PER SICUREZZA, IN TEATRO SI PARLA DI “OPERA INAUGURALE”. POI C’E’ STATO IL FORFAIT DEL TENORE “TITOLARE” JONAS KAUFMANN PER “PROBLEMI DI FAMIGLIA” (CANTERA’ DOPODOMANI IN UN RECITAL PUCCINIANO). IERI SERA SERGIO MATTARELLA HA DECISO DI DARE FORFAIT PER “IMPEGNI INTERNAZIONALI”: CHE ANCHE LUI SIA SCARAMANTICO E ABBIA TIMORE CHE L’OPERA PORTI JELLA? RIVEDREMO LA SEGRE SUL PALCO REALE COME SUA ALTER-EGO? – IL VERDIANO CARLO AVERSA, MEMBRO DEL CLUB DEI 27 (COME LE OPERE DI GIUSEPPE VERDI): “ALTRO CHE SFIGA, PORTA FORTUNA…”
Estratti dell’articolo di Pierluigi Panza per il Corriere della Sera
«Il 7 dicembre sarà un momento forte e spero che lascerà una bella traccia nella storia del teatro». Con un po’ di commozione, il sovrintendente Dominique Meyer, alla sua ultima inaugurazione, ha parlato così de «La forza del destino» in programma il prossimo 7 dicembre.
Un momento che non dimentica il passato: la «prima» «sarà dedicata a Renata Tebaldi», mitico soprano che ha interpretato Leonora.
E fra gli ospiti ci saranno protagonisti di questo titolo come José Carreras, Placido Domingo e Rania Kabaivanska. Mancherà il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. «Con rammarico» ha comunicato che non sarà al Piermarini per impegni internazionali. È atteso invece il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. L’opera dura tre ore e quaranta. Biglietti esauriti anche per le repliche.
sergio mattarella e la figlia alla scala
«La forza del destino» di Giuseppe Verdi inaugurò anche la stagione nel 1965 con Gianandrea Gavazzeni e tornò alla Scala nel 1999 con Riccardo Muti e nel 2001 con Valery Gergiev. Poi più nulla sino a questa integrale proposta da Riccardo Chailly (regia di Leo Muscato, protagonisti Anna Netrebko, Brian Jagde e Ludovic Tézier).
L’opera sarà visibile in diretta Rai e con «Prima Diffusa» in 40 luoghi della città. Nella settimana che precede la «prima» ci saranno una sessantina di concerti, performance, proiezioni e incontri gratuiti, come ha ricordato l’assessore Tommaso Sacchi.
“LA ‘FORZA DEL DESTINO’ DI VERDI NON PORTA SFIGA”
Carlo Melato per la Verità - Estratti
Pronto, parlo con La Forza del destino?
«Eccolo!».
Dall’altro capo della cornetta non c’è un mitomane, ma uno stimato dentista di Parma: Carlo di nome, Aversa di cognome.
Se le dico Viva Verdi?
«Sempre viva!».
Bravo, ma era troppo semplice. Vediamo come se la cava se cito il film che Mateo Zoni ha dedicato alla vostra «setta»: «Qual è l’opera di Giuseppe Verdi che porta sfortuna?»
«Quella che è toccata a me. E ne vado fiero».
«Lo sa anche lei che non si può dire», sarebbe stata la risposta corretta, ma prendiamo per buona anche la sua.
Mettiamo in attesa la telefonata perché urge qualche chiarimento. In linea c’è un membro di una delle società più singolari ed esclusive al mondo: il «Club dei 27» (da non confondere con il «Club 27» di Kurt Cobain, Amy Winehouse, Jimi Hendrix e di tanti altri artisti coetanei nell’ora della morte).
La confraternita è formata da soli uomini devoti al Cigno di Busseto. E il numero è chiusissimo: un affiliato per ogni opera del compositore che, come sancì Gabriele D’Annunzio, «pianse e amò per tutti» (Jerusalem e Aroldo escluse in quanto «rifacimenti», Messa da Requiem compresa).
Per entrare nella congrega esiste solo una via: inviare la domanda e armarsi della tipica pazienza di chi investe nella nuda proprietà degli immobili. Sì, perché il sogno di essere ammessi si può avverare solo quando qualche aderente saluta questo mondo o - meglio - rinuncia al suo posto. Come forse si è intuito, chi fa il suo ingresso nella cerchia perde il suo vecchio nome e assume quello di una composizione verdiana. A vita.
Piuttosto che nominare il titolo con il quale lei è stato «battezzato» dal Club, i melomani si farebbero torturare. Leviamoci subito il problema: lei crede a questa storia della sfiga? Solo per regolarci perché la Scala ha scelto la Forza per inaugurare la stagione.
«Mi fece la stessa domanda Rajna Kabaivanska (leggendario soprano bulgaro, ndr) quando venne a trovarci nel “covo” qualche anno fa. “Come fai con quel nome, visto che sei campano?”».
Aspetti un secondo... ma non siete tutti parmigiani docg?
«Vivo a Parma da una vita, ma sono salernitano purosangue. Lei sta parlando con l’unico “terrone” del Club. Anzi no, pure Luisa è un meridionale».
Prego? Ah, certo, Luisa Miller, devo farci l’abitudine. Il suo presidente, Enzo Petrolini, pardon… Un giorno di regno, mi ha raccontato che andate nelle aule a parlare di Verdi e i bambini impazziscono. Vi vedono arrivare e urlano: «Giovanna, Giovanna!».
«Si capisce, Giovanna d’Arco a scuola è un vero idolo. Un bravissimo infermiere, oggi in pensione».
Stiamo divagando. Il titolo innominabile si può pronunciare oppure no?
«La superstizione dalle mie parti è di casa, ma non ho mai girato con il corno in tasca. Anzi, se vedo una scala ci passo sotto. Per cui le dico: a me La Forza del destino ha sempre portato fortuna. Certo, come ogni leggenda, anche questa a qualcosa di reale si aggrappa».
Il fattaccio forse più incredibile: il baritono Leonard Warren che, il 4 marzo 1960, si accascia senza più rialzarsi sul palcoscenico del Metropolitan di New York dopo aver cantato, nel terzo atto, «Morir! Tremenda cosa!».
«Non solo. Il librettista Francesco Maria Piave non riuscì a finire il lavoro. Morì in miseria dopo essere stato colpito da una paralisi, al termine di una serie di eventi sfortunati come l’arresto del fratello e la malattia mentale della madre.
Se non bastasse, c’è chi sostiene che quando Adolf Hitler invase la Polonia quest’opera fosse in programma a Varsavia. E in Giappone sono arrivati a dire che una prova generale aveva causato un sisma…».
Direi di tirare una riga. Parliamo di musica: come sono le aspettative del Club per la Prima di Sant’Ambrogio?
«Altissime, il cast è stellare. A cominciare dal tridente delle meraviglie: Netrebko-Kaufmann-Tézier».
Ma cosa mi dice? Jonas Kaufmann ha dato forfait.
«Lo so, ma mica è colpa della Scala! Diamo il merito al teatro di aver ingaggiato il meglio, poi queste cose possono sempre accadere. E comunque, ce l’aspettavamo».
Nel vostro scantinato avete anche la palla di vetro?
«No, ma qualche soffiata arriva…».
Al suo posto, nel ruolo di Don Alvaro, è subentrato Brian Jagde.
«Sperèmma al bén (speriamo bene, ndr), si dice da queste parti».
Che fa? Passa al dialetto locale?
«Qualche anno fa, a Parma, Jagde ebbe qualche difficoltà nella Tosca, però probabilmente era indisposto. Secondo la critica, viene comunque da una discreta Forza a Barcellona. Sempre per guardare il bicchiere mezzo pieno, Kaufmann è un grande tenore, ma forse è troppo baritonale per il ruolo di Don Alvaro. Per cui in bocca al lupo al sostituto!».
Di Anna Netrebko non mi dice nulla? Ieri il sovrintendente Meyer ha ringraziato Dio, o la natura, perché non tutte le generazioni vantano artiste di questo calibro.
«Andai appositamente a Londra per assistere al suo debutto come Donna Leonora. Presenza scenica, carisma, passa dai registi bassi a quelli alti con una morbidezza incredibile: non ha rivali. Non scordiamoci poi di Ludovic Tézier. Passò una bellissima serata nella nostra sede. Cantante grandioso e persona eccezionale».
Da quello che sappiamo, l’elemento della guerra, che attraversa i secoli e la storia dell’uomo, sarà centrale. Dal Settecento fino ai giorni nostri a girare sarà la ruota del destino.
«Guardi, ci è toccato vedere Carmen ambientata in ospedale, Simon Boccanegra in un macello, con i quarti di bue appesi, Un ballo in maschera trasformato nell’elezione di Bill Clinton alla Casa Bianca. Per La Forza del destino non ci resta che fare gli scongiuri...».