NON C’È SOLO IL VACCINO! – GLI ANTICORPI MONOCLONALI POSSONO CURARE I MALATI MA ANCHE OFFIRE IMMUNITÀ AL CORONAVIRUS, SEPPURE PER BREVI PERIODI DI TEMPO. A CHE PUNTO SIAMO? NEGLI USA LE MOLECOLE SONO GIÀ STATE APPROVATE PER USO EMERGENZIALE, E SONO STATE USATE PER CURARE TRUMP. IN EUROPA INVECE QUESTA PROCEDURA NON È PREVISTA. QUINDI TOCCA ASPETTARE. TE PAREVA: È LA SOLITA FREGATURA, VISTO CHE LI PRODUCIAMO ANCHE IN ITALIA...
GLI ANTICORPI MONOCLONALI? PRODOTTI IN ITALIA, MA NON PER GLI ITALIANI – MENTRE I PRODOTTI DELL’AZIENDA FARMACEUTICA "LILLY" FARANNO IL GIRO DEL MONDO, L’AIFA PRENDE TEMPO PER CAPIRE QUALE SARÀ IL MIGLIORE DA DISTRIBUIRE NEL NOSTRO PAESE: I TEST PRODOTTI FINO AD ADESSO NON SONO RITENUTI SUFFICIENTI, MA I VIROLOGI SPINGONO PER LA LORO APPROVAZIONE, CONSIDERANDOLI LA “STAMPELLA” PER…
LA SVOLTA DEI MONOCLONALI "PRONTI CON I TEST CLINICI"
Valentina Arcovio per ''La Stampa''
C' è una strada parallela a quella dei vaccini, percorsa con molto meno clamore, che potrebbe aiutarci a uscire dall' emergenza. E' la strada degli anticorpi monoclonali, molecole prodotte in laboratorio, simili ai nostri anticorpi «naturali», in grado di riconoscere e bloccare il virus Sars-Cov-2.
In altre parole, sono i farmaci che da un lato possono curare i malati di Covid-19 e dall' altro possono offrire protezione dal virus per brevi periodo di tempo. «Quindici gruppi di ricerca stanno lavorando allo sviluppo di anticorpi monoclonali», riferisce Giuseppe Novelli, genetista dell' Università Tor Vergata di Roma.
«Ci sono studi in corso su cellule e modelli animali e altri in fase più avanzata che vengono già condotti sugli esseri umani», aggiunge. Dagli Stati Uniti al Regno Unito, dalla Cina all' Israele, fino all' Olanda e all' Italia, numerosi laboratori sono impegnati su questo fronte. In testa ci sono gli anticorpi monoclonali sviluppati da Eli Lilly e quelli sviluppati da Regeneron.
Sono molecole già in uso negli Stati Uniti perché sono stati approvati dall' agenzia americana che regola i farmaci, «per uso emergenziale». «L' Ema, l' Agenzia europea dei farmaci, non prevede questa specifica formula quindi, fintanto che non verranno conclusi gli studi ancora in corso, non ha dato la sua approvazione», ipotizza Novelli.
Di conseguenza, l' Agenzia italiana del farmaco (Aifa) è in attesa che l' Ema faccia la sua mossa. Tuttavia, le notizie che arrivano dagli Usa sono molto positive. «Gli studi sull' anticorpo monoclonale di Eli Lilly suggeriscono che è il farmaco può essere molto utile nelle fasi iniziali della malattia: se somministrato i primi giorni dell' infezione impedisce al virus di progredire», spiega Novelli.
«Mentre gli effetti sui pazienti gravi ospedalizzati sembrano essere trascurabili», aggiunge. La Regeneron, invece, ha sviluppato un protocollo che prevede l' utilizzo simultaneo di più anticorpi monoclonali, cocktail appunto, già somministrati con successo anche al presidente degli Usa Donald Trump. «L' utilizzo di più anticorpi consente di colpire diversi bersagli del virus in modo che se fallisce uno funziona l' altro», evidenzia Novelli.
I trial clinici di Eli Lilly e Regeneron, inoltre, hanno fatto emergere un altro aspetto importante. «Gli anticorpi monoclonali possono essere utilizzati come strumento di protezione, una sorta di profilassi che può offrire immunità al virus per qualche mese», dice Novelli. «Possono quindi essere utilizzati come "scudo" temporaneo, in attesa del vaccino, oppure come protezione delle persone che non possono vaccinarsi, come ad esempio gli immunocompromessi», aggiunge.
Anche in Italia si sta lavorando sul fronte degli anticorpi monoclonali. Ad esempio, una collaborazione tra Novelli e Sachdev Sidhu dell' Università di Toronto, ha portato alla scoperta di due anticorpi monoclonali che hanno la capacità di impedire al nuovo coronavirus di entrare nella cellula e infettarla. Le due molecole sono state individuate tra milioni presenti in una delle biobanche più importanti del mondo, quella canadese dell' Università di Toronto.
«I due anticorpi selezionati - spiega Novelli - riconoscono in maniera specifica una porzione della proteina "spike" del coronavirus, cioè la chiave d' accesso con cui può entrare nelle cellule. Le due molecole intervengono specificatamente su questa "chiave", la modificano e la rendono inutilizzabile da parte del nuovo coronavirus».
Il problema è che bisogna passare dal laboratorio alla produzione. «Gli anticorpi monoclonali ci sono, bisogna produrli e partire con i trial clinici e per questo siamo alla ricerca di partnership», riferisce Novelli. «Per il nostro paese un vantaggio straordinario nell' accesso a una cura», sottolinea Novelli. Potremmo cioè essere tra i primi a beneficiarne.
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