ARRIVA TRUMP ALLA CASA BIANCA E IL REGIME IRANIANO CAMBIA MUSICA – IL PRESIDENTE PEZESHKIAN È STATO ELETTO CON LA PROMESSA DI NEGOZIARE CON L’OCCIDENTE E ARRIVARE ALLA RIMOZIONE DELLE SANZIONI CHE HANNO MESSO IN GINOCCHIO L'ECONOMIA IRANIANA. MA CON IL RITORNO DI TRUMP E CON NETAYAHU CHE MINACCIA UN INTERVENTO MILITARE, PREVALE L'INTERESSE AD AVERE BUONI RAPPORTI CON L’EUROPA. LUNEDÌ RIPARTONO I COLLOQUI DI GINEVRA SUL NUCLEARE CON FRANCIA, GRAN BRETAGNA E GERMANIA: E IL CASO CECILIA SALA SERVE A MOSTRARE IL VOLTO DIALOGANTE…
1 - IN IRAN È IL SUCCESSO DEI MODERATI “CONTRARI ALL’ARRESTO TEMONO LA GUERRA”
Estratto dell’articolo di Gabriella Colarusso per “la Repubblica”
A Teheran la consegna del silenzio è ferrea: nessun commento ufficiale sulla liberazione di Cecilia Sala.
Ma il rilascio della reporter italiana […] fa rumore, per diverse ragioni. La prima è l’accelerazione della trattativa con Roma, che pochi si aspettavano, e insolita in casi complicati come l’arresto di giornalisti stranieri nel Paese.
Il via libera di Trump a Meloni sulla possibile liberazione dell’ingegnere Abedini, in cella a Milano, ha consentito lo scatto in avanti, ma a pesare è stata anche una inedita dialettica interna al Sistema della Repubblica islamica, con i moderati legati al presidente Pezeshkian e i diplomatici guidati da Abbas Araghchi determinati a rovesciare una decisione presa dagli apparati di sicurezza e a chiudere il caso prima dei colloqui di Ginevra con il gruppo E3, Francia, Gran Bretagna e Germania, previsti per il prossimo lunedì.
Il governo di Teheran era stato colto di sorpresa dall’arresto di Sala, che fonti sul posto descrivono come una mossa corsara di una parte degli apparati di intelligence, seguita al fermo di Abedini, ma non concordata con l’esecutivo. Il blitz sarebbe stato anche oggetto di discussioni accese tra l’ala moderata legata alla presidenza ed esponenti ultraconservatori.
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La ragione è chiara: Pezeshkian, che è stato eletto con la promessa di negoziare con l’Occidente e arrivare alla rimozione delle sanzioni, si prepara ad affrontare settimane di tempesta con il ritorno alla Casa Bianca di Trump e le pressioni israeliane per una “soluzione definitiva” sul tema del nucleare, che per Israele significa contemplare anche l’ipotesi di un intervento militare.
[…] «Il governo e in particolare il presidente Pezeshkian non erano contenti dell’arresto perché vedono l’Italia come un possibile mediatore forte tra l’Iran e Bruxelles », dice a Repubblica una fonte politica a Teheran che preferisce conservare l’anonimato perché non è autorizzata a parlare del dossier. «Un’altra motivazione politica dietro il rilascio di Cecilia Sala è che l’Iran non voleva che si aprisse un altro caso umanitario durante i colloqui con gli E3».
khamenei, pezeshkian e i vertici dell iran pregano per nasrallah
L’Iran arriva al tavolo di lunedì già gravato da uno scontro frontale con la Francia, che reclama la liberazione di tre suoi cittadini detenuti da oltre un anno, alcuni «in condizioni simili alla tortura», ha denunciato martedì il ministro degli Esteri francese, Barrot, aggiungendo che i rapporti futuri tra i due Paesi e qualsiasi revoca delle sanzioni dipenderanno dal loro destino.
[…]
Centrale nella trattativa è stato il vice-ministro degli Esteri, Majid Takht-e-Ravanchi, e non è escluso che un ruolo l’abbia avuto anche Amir Saeed Iravani, il diplomatico che guida la missione iraniana alle Nazioni Unite, e che ha avuto diversi incontri, mai confermati, con Elon Musk. Pezeshkian può intestarsi così la liberazione di Sala, evitando l’estradizione di Abedini negli Usa e puntando al suo ritorno in Iran in tempi brevi. E lavorare all’obiettivo a cui gli iraniani tengono di più adesso: un negoziato diretto con Trump.
STATUE COPERTE AI MUSEI CAPITOLINI PER LA VISITA DI ROHANI
2 - PIPES “LA DEBOLEZZA DEL REGIME HA AVUTO UN RUOLO”
Estratto dell’articolo di P.Mas. per “la Repubblica”
«Non trascurerei le serie difficoltà in cui si trova l’Iran, che alla vigilia del ritorno alla Casa Bianca di un presidente pronto ad usare la forza militare contro il regime, potrebbe aver deciso che non aveva bisogno di un altro problema».
È solo un’interpretazione personale, quella del presidente del Middle East Forum Daniel Pipes, già collaboratore di Bush figlio che lo aveva nominato nel board dell’United States Institute of Peace. Però lega la liberazione di Cecilia Sala alla debolezza di Teheran […]
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Pensa che Washington abbia accettato il rilascio di Mohammad Abedini, in cambio della giornalista italiana?
«Lo dubito. Abedini con le sue attività ha favorito l’uccisione di cittadini americani, e quindi non credo che gli Usa possano chiudere un occhio sulla sua sorte, qualunque sia l’amministrazione in carica. È un approccio bipartisan piuttosto consolidato».
Non è possibile che Trump abbia accettato di chiudere un occhio, almeno ora, per aiutare l’alleata europea più stretta Meloni?
«Anche questo è difficile da credere […]. se è accaduto qualcosa, una forma di intesa, è stata finalizzata prima del suo ritorno alla Casa Bianca, quando sarebbe diventata impossibile».
Allora cosa pensa che abbia reso possibile la liberazione di Sala?
«La debolezza di Teheran. […] Il regime degli ayatollah è debole come mai prima in molti anni.
Sta perdendo sul terreno, dopo la caduta di Assad in Siria e lo smantellamento di Hezbollah e Hamas, ma incontra serie difficoltà anche all’interno.
Non solo per l’opposizione politica montante, ma anche per problemi pratici come il freddo dell’inverno e la carenza di energia, che acuiscono il risentimento della popolazione».
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Quindi?
«In una situazione già così complicata, davanti alla prospettiva del ritorno alla Casa Bianca di un presidente pronto ad usare la forza per rovesciarlo, il regime potrebbe aver deciso che non gli conveniva più aggiungere anche l’attrito per la giornalista»
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