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ARTE A MISURA DUOMO – A MILANO TORNA MIART, LA PRIMA FIERA ITALIANA A RIPARTIRE DAL VIVO DOPO LA PANDEMIA - IL NUOVO DIRETTORE NICOLA RICCIARDI: "SIAMO RIMASTI SORPRESI DALLA QUALITÀ DEI PROGETTI PRESENTATI” – IN ATTESA DI "ART BASEL", CHE INIZIERA' LA PROSSIMA SETTIMANA, I COLLEZIONISTI E APPASSIONATI D’ARTE POSSONO CONSOLARSI CON UNA FIERA BEN ORGANIZZATA, CON UN BUON EQUILIBRIO TRA MODERNO E CONTEMPORANEO…

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Michela Moro per www.ilgiornaledellarte.com

 

La giornata di preview di Miart, prima fiera italiana a ripartire dal vivo dopo la pandemia, ha immediatamente restituito la sensazione che si prova quando si fa qualcosa che non si è fatto per molto tempo ma che si sapeva fare bene: un misto di novità, timore, familiarità e alla fine di sollievo nel vedere che tutto funziona.

 

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Nel percorrere gli spaziosi corridoi degli stand, raggruppati quest’anno su un unico piano, si percepisce anche il buonumore di essere tornati ai propri posti, con tutti gli attori presenti. 

 

La scena è compatta: collezionisti, curatori, direttori di musei, giornalisti del settore, artisti, esperti delle case d’asta, non manca nessuno all’appello di quello che il direttore Nicola Ricciardi paragona al primo giorno di scuola «Siamo rimasti sorpresi dalla qualità dei progetti presentati e dal gran numero di solo show che i galleristi hanno presentato, coraggiosi oltre le aspettative in un anno non dato per scontato» dice Ricciardi.

 

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Lo dimostra tra i primi Franco Noero: «Non abbiamo partecipato a Miart per molti anni: era sempre in coincidenza con la fiera di São Paolo per noi molto importante internazionalmente, ma oggi bisogna ricominciare dall’Italia, e ho molta fiducia nei segnali che sto ricevendo». 

 

Noero presenta nella sezione Decades tre lavori di Lara Favaretto certamente non banali, realizzati tra il 2000 e il 2010: un cubo di coriandoli pressato, un blocco di cemento con le impronte delle mani dell’artista che tenta di sollevarlo e un quadro ossessivamente ricoperto di fili di lana.

 

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«La forza di Lara sta nel suo incedere costante, dice il gallerista, e questi lavori li abbiamo scelti insieme». Richiesta per i lavori tra 32mila e 60mila euro. Può non sembrare a buon mercato ma, come osserva Francesca Migliorati di APalazzo Gallery, Brescia «Tutti vengono a chiedere i prezzi, è segno di interesse. È arrivata poco fa una coppia di collezionisti italiani che non conoscevo, cosa rara in questo mondo, molto interessati a Ibrahim Mahama e Nathlie Provosty, con prezzi tra i 16mila e 35mila euro».

 

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Altro ritorno quello di Alberto Peola, storico gallerista torinese che mancava a Milano da dodici anni «Non c’era un vero motivo per la nostra assenza, forse la fase pre-De Bellis (direttore del Miart dal 2013 al 2016) era meno attrattiva. Miart è cambiato, è diventato più importante e più interessante. Proponiamo, con la mia nuova socia Francesca Simondi, tre pittori giovani: Paolo Bini, Giuseppe Mulas e Victoria Stoian, con prezzi che oscillano tra i 3mila e 10mila euro».

 

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È tornato anche Claudio Guenzani: in Decades propone una personale del fotografo Gabriele Basilico con una bella storia «Nel 1984 Jack Laing, allora ministro della Cultura francese, commissiona a quindici fotografi una serie di foto della Francia, da realizzarsi in un anno. Le foto furono poi acquisite e donate alla Bibliothèque Nationale de France. Basilico scelse Normandia e Bretagna, così nacque Bord de Mer. Per le foto stampate da Basilico la richiesta è tra i 10mila e 15mila euro».

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L’allestimento degli stand è organizzato in modo tale che, pur mantenendo le sezioni compatte, ci sia un buon ritmo tra le gallerie, cosa che rende la circolazione meno uniforme e più sorprendente, in un rimando continuo tra moderno e contemporaneo. 

 

Eccoci allora tra i classici più classici: da Mazzoleni, con un Fontana rosa da cinque tagli e una richiesta di circa 4 milioni di euro, e da Tornabuoni con un altro Fontana, questa volta due tagli blu, 2 milioni di euro; il Morandi del ’63 è venduto per 1.200.000 euro; per Casorati, bellissimo Nudo nel Paesaggio, la richiesta è 225mila euro. 

 

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Michele Casamonti è soddisfatto «Già stamattina abbiamo venduto il lavoro di Isgrò, 36 libri, a una cifra superiore al record mondiale dell’artista, che è di 250mila euro. Questa è la dimostrazione di quanto Milano sia stata coraggiosa nell’essere la prima a ripartire».

 

Denso lo stand di Robilant+Voena, galleria che lavora tra Londra, Milano, Parigi e New York e che propone tra gli altri un Uncini del 1959, De Dominicis, Biasi e Rotella, da 10mila a 500euro. «C’è un bell’equilibrio, osserva il direttore della Gamec di Bergamo Lorenzo Giusti, tra moderno e contemporaneo» In effetti il moderno, che è sempre stato un punto di forza della fiera milanese, è particolarmente accurato e suggestivo, con pezzi ricercati.

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Da Matteo Lampertico passa Gimmo Etro, collezionista raffinato e instancabile. Alle pareti De Chirico con I Bagni Misteriosi, sì, la rappresentazione bidimensionale di quelli della Triennale, incantevole acquisto da 100mila euro, accanto a un acquerello a soggetto erotico di Egon Schiele da più di un milione e una scultura di Leoncillo cubista, pubblicata da Longhi nella monografia, a 250mila euro.

 

A contraltare troviamo giovani gallerie straniere. Unno Gallery, di Città del Messico, presenta la nuova generazione di artisti e designer latinoamericani: «Siamo a Milano perché è il posto dove essere» dice C.S. Núñez, artista che propone immaginarie mappe di Città del Messico, come se non fosse stata colonizzata dagli spagnoli, dove all’antico lago e agli altari aztechi si sovrappongono elementi contemporanei quali il percorso della metropolitana e l’ospedale pubblico, incisi su grandi pannelli, in vendita a 3mila euro ciascuno.

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Da Lima, Perù, arriva Crisis «Sono due anni che aspettiamo, dice il gallerista Juan Luis Balarezo, dovevamo essere qui nel 2019! I nostri artisti Luisana Gonzales Quattrini e Alberto Cassari hanno quotazioni tra i 2.500 e i 20mila dollari». Hot Wheels Athens, di Atene, propone sul pavimento un dipinto di Anastasia Pavlou per 4.500 euro, e divide lo spazio con Fanta, realtà milanese che appende alle pareti i lavori di Alessandro Agudio.

 

Il pit stop alla Vip Lounge fa scoprire uno spazio spartano e poco colorato, rallegrato dalla spiritosa interpretazione di David Shrigley delle bollicine di Ruinart, e dall’ottimo cibo del ristorante da Vittorio, Bergamo; unico vip riconosciuto come tale Fabio Capello.

 

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Lorenzo Poggiali è soddisfatto: «Hanno realizzato lo stand esattamente come l’avevo progettato: si respira una dimensione ariosa, metaforicamente e realmente. Tutti a Miart hanno fatto il massimo per convogliare qui l’energia che era nell’aria, e i risultati si vedono. C’è molto interesse per le opere che proponiamo: Mattiacci, Zorio, Youssef Nabil e per i due lavori di Claudio Parmiggiani, artista di settantotto anni sempre capace di meravigliare. I prezzi sono intorno ai 100mila euro l’uno».

 

Mario Cristiani, Galleria Continua, illustra la scultura di Antony Gormley, in vendita a 350mila euro: «Gormley ritorna alle origini, asciuga la massa e lascia l’energia, nel corpo come definito dalla fisica. Per il resto va tutto bene, abbiamo già venduto, ad esempio i lavori di Hans Op de Beeck».

 

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Contento pure Kurt Kadler, Charim Galerie, Vienna, per la prima vendita a un collezionista italiano di un dipinto dell’ungherese Eva Beresin, pittrice sessantenne che grazie alla mano veloce e piena di colore e allo spirito caustico e divertente, con la pittura è riuscita a raccontare anche la tragica storia della sua famiglia. Dai 3mila ai 35mila euro.

 

Adrian Paci, anticipatore di dure realtà contemporanee, recentemente spesso ripostato a proposito dell’Afghanistan con «Centro di permanenza temporanea», 2007, è presente nello stand di Kaufmann Repetto in occasione del suo solo show di nuovi dipinti, foto e arazzi. Dai 12 ai 30mila euro. 

 

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Da Schiavo Zoppelli Gallery i dipinti della viennese Svenja Deininger e le sculture di Andrea Sala oscillano dai 3mila ai 60mila euro. Raffinata eleganza milanese trasuda dagli stand tutto design di Luisa Delle Piane (Andrea Branzi, Nanda Vigo, Gino Maggioni, Gaetano Borsani) e di Nilufar (Martino Gamper e Gio Ponti) e dall’abbigliamento delle rispettive galleriste.

 

Il tema del frammento, tra arte e antiquariato, è la proposta di Building, che partecipa per la prima volta alla fiera. Una preziosa installazione di Remo Salvadori circonda frammenti di tappeti persiano del XV/XVII secolo, con prezzi che vanno dai 45mila ai 280mila dell’installazione di Salvadori. 

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Allegra Ravizza ha scelto il percorso uomo-macchina dal 1921 al 2021, e si va dalla fantascienza e dalle aspettative sulla pittura di Giulio D’Anna alla superficie lunare di Turcato.

 

ED Gallery allestisce uno stand storico con ceramiche, arredi, sculture e offre un Alberto Savinio del 1929, con dedica sul telaio e un retro denso di etichette che raccontano la storia del dipinto, proveniente dalla compianta Claudia Gianferrari, a 220mila euro.

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Il pubblico è ben distribuito, i sorrisi aleggiano dietro le mascherine che non impediscono i saluti e gli scambi d’informazioni; non è il passato che torna, ma una nuova normalità dove almeno per ora la pressione di un tempo non si sente. Tutti i galleristi hanno piacere di fare una chiacchiera, senza guardare se alle nostre spalle si presenta una migliore occasione di vendita. 

 

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Notata ma non patita l’assenza di un paio di prestigiose gallerie cittadine, da non dimenticare la vicinanza con Art Basel, che inizia lunedì. Miart non sarà forse una fiera di ricerca spinta, ma ben rappresenta lo spirito e il gusto milanese, solido con un guizzo, da borsa firmata e sneakers ai piedi.

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