lev e daniel libeskind

LA FAIDA DEI LIBESKIND – IL 77ENNE DANIEL, L'ARCHITETTO CHE HA RICOSTRUITO IL WORLD TRADE CENTER A NEW YORK, LITIGA CON IL FIGLIO LEV PER I BOZZETTI CONCESSI E POI RITIRATI E FINISCE A PROCESSO A MILANO - LA EX SOCIETÀ DEL FIGLIO ESIGE LA RESTITUZIONE DEI 102 BOZZETTI DEL PADRE (83 CARTACEI E GLI ALTRI DIGITALI). L’ARCHISTAR LI AVEVA CONCESSI, POI LA MARCIA INDIETRO. LA PARTE CIVILE: “DANNO DA 7 MILIONI E MEZZO” 

Luigi Ferrarella per il Corriere della Sera - Estratti

lev e daniel libeskind

 

Sull’intersezione di due o più linee ha fondato, di due o più linee ha fondato, sin dal Museo Ebraico di Berlino nel 1988, la propria cifra stilistica di nume contemporaneo dell’architettura decostruttivista: ma proprio a (parecchio turbolenta) intersezione di altre due linee, quelle intrafamiliari tra lui e suo figlio Lev, fa sì che Daniel Libeskind77enne archistar polacco naturalizzato statunitense e residente a New York, sia stato martedì rinviato a giudizio in Tribunale a Milano.

 

DANIEL LIBESKIND 34

Il progettista della ricostruzione del World Trade Center a New York, o di una delle torri-grattacielo («il Curvo») del nuovo quartiere Citylife a Milano, sarà processato, a partire dal prossimo 21 dicembre, per l’ipotesi di reato di «appropriazione indebita nel luglio 2020 di 102 bozzetti da lui realizzati, e da considerare (secondo il progetto di accordo professionale sottoscritto il 9 febbraio 2013) di proprietà della società Libeskind Design srl con sede a Milano»: che fino al 2016 era del figlio, e che oggi, quasi non più attiva, è invece della moglie del figlio, e lamenta 7 milioni e mezzo di danni.

 

La storia è intricata per l’evidente sottofondo di attriti personali tra padre e figlio. Tutto inizia quando nel febbraio 2013 Lev Libeskind, costituendo a Milano una società con tutte le figure professionali necessarie a sviluppare progetti urbanistici, fa un patto con Daniel Libeskind, che lo vive come un modo per dare una mano a Lev: il figlio troverà commesse in giro per il mondo, in cambio del fatto che il padre, ricevendo un fisso di 100.000 euro l’anno e il 10% del fatturato, nello sviluppo dei progetti conceda alla società il diritto esclusivo di utilizzare e sfruttare economicamente un elenco di propri schizzi, disegni, progetti sotto il marchio «designed by Daniel Libeskind».

WORLD TRADE CENTER LIBESKIND

 

(...)

Sta di fatto che Daniel Libeskind prima preme per l’uscita del figlio dalla società milanese «Libeskind Design srl» (comprata dalla moglie con la quale in quel momento il suocero ha rapporti migliori); e poi comunica ai clienti il taglio totale dei rapporti di lavoro con la ex società del figlio, indirizzandoli a rapportarsi solo con il proprio studio «Daniel Libeskind Architect LLC» di New York.

 

La ex società del figlio esige allora la restituzione dei 102 bozzetti del padre (83 cartacei e gli altri digitali) al centro del contratto del 2013: ciascuno già in sé (proprio come le opere di un grande artista) ha un valore da 10.000 a 150.000 euro, e comunque la società lamenta danni e mancati guadagni per almeno 7 milioni di euro. 

 

DANIEL LIBESKIND 34

Persino qui la storia ha un iter contorto: il pm Stefano Civardi chiede l’archiviazione per mancanza del dolo, il gip Luca Milani respinge l’archiviazione e ordina alla Procura di formulare l’imputazione, martedì al vaglio della giudice Lorenza Pasquinelli in un’udienza preliminare dove a sostenere l’accusa è la pm Marina Petruzzella. La giudice opta per il rinvio a giudizio di Libeskind, il cui difensore Giuseppe Iannaccone ora commenta: «Il padre generosamente ha fatto di tutto per aiutare il proprio figliolo nella sua carriera professionale. E ne è uscito denunciato».

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