1. NELLE SALE NON TUTTO MA DI TUTTO: DAL RITORNO DELL'ASTRATTO AL SESSO SCATENATO. BENEVENUTI ALL’ARMORY SHOW, LA FIERA DELL’ARTE CHE SBALLA NEW YORK 2. È LA PRIMA VOLTA DAL 2004 CHE LA NEW YORK COMMERCIALE DELLE FIERE E QUELLA ISTITUZIONALE DEI MUSEI SONO TORNATI A MESCOLARSI ALLEGRAMENTE NELLA STESSA SETTIMANA. E ANCORA UNA VOLTA LA COLPA È DEGLI INGLESI: IL SUCCESSO DELL'ART WEEK DI LONDRA CHE OGNI OTTOBRE CELEBRA SIA FIERE CHE TATE, DEVE AVER PESATO. E QUI, QUASI PIÙ CHE A LONDRA, IN UN DELIRIO DI EVENTI E FEBBRE DI FESTE ALTE E DISCOTECHE BASSE, NEW YORK È STATA TRAVOLTA DALL'ARTE DI PROFESSIONISTI E DILETTANTI 3. STANCA DI VACANZE VUOTE E RISTORANTI PIENI, LA MONDANITA’ INTERNAZIONALE A CACCIA DI NUOVE EMOZIONI VAGA DA UNA FIERA ALL’ALTRA, DA MIAMI-BASEL A FRIEZE-LONDON

Foto da www.villagevoice.com
Foto dello "Scope Art Show" di Scott Lynch - http://www.flickr.com/photos/scottlynchnyc/
Foto da http://www.galleryintell.com/


Alessandra Mammì per Dagospia

Non c'é crisi per ricchi che amano l'arte. L'Armory Show è cambiata ed andata bene. Art Market Monitor (bibbia on line del mercato) snocciola stand by stand la top list delle opere vendute al massimo delle quotazioni (e sono tante), raccoglie dichiarazioni di mercanti soddisfatti, conferma la tenuta e ascesa del super contemporaneo sulle avanguardie storiche, l'ottocento e glorie ancor più passate.

Minacciata dallo sbarco degli inglesi con la loro Frieze New York, l'Armory ha cambiato direttore e rotta. Più rigore nella selezione delle gallerie, più attenzione al mercato del presente, più pulizia, più cinesi e asiatici del solito a cui ha dedicato apposita sezione. Art week NY è stata un successo. Non solo per l'Armory ma per l'intera città scatenata all'ombra del Whitney Museum che proprio il 7 marzo contemporaneamente alla fiera, ha inaugurato la sua 77ma Biennale.

Dedicata come sempre esclusivamente alla scena americana, ma firmata questa volta da tre diversi curatori. Uno per piano: Stuart Comer (capo curatore del MoMA), Anthony Elms (Curatore all' Institute of Contemporary Art, Philadelphia), Michelle Grabner (artista e docente all'Art Institute, Chicago) che hanno rimpinzato il museo di 103 artisti d'ogni generazione, talento, tecnica e Stato d'America, degni di catalogone da 416 pagine e almeno quattro chili.

Nelle sale non tutto ma di tutto: dal ritorno dell'astratto al sesso scatenato. Le recensioni freddine hanno accusato i curatori di essersi fatti un po' ognuno i fatti suoi e il quadro dell'arte oggi in America risulta piuttosto schizofrenico. Jousha Decter, critico e autore del libro dal significativo titolo "Art is a problem", il problema, come riporta il "Guardian", lo ha risolto con salomonico giudizio: "L'Armory ha cambiato aspetto riuscendo a riconquistare credito internazionale mentre la Biennale nazionale è ancora alla ricerca di se stessa". Come l'intero paese, forse.

Comunque è la prima volta dal 2004 che la New York commerciale delle fiere e quella istituzionale dei musei sono tornati a mescolarsi allegramente nella stessa settimana. E ancora una volta la colpa è degli inglesi: il successo dell'art week di Londra che ogni ottobre celebra sia fiere che Tate, deve aver pesato. E qui, quasi più che a Londra, in un delirio di eventi e febbre di feste alte e basse, New York è stata travolta dall'arte di professionisti e dilettanti.

L'Armory, le due fiere parallele (l' ADAA dei dealers d'America e l'arruffata e giovanile Indipendent), le gallerie paludate e quelle scatenate, i camioncini che spuntavano nelle strade del Village a vender quadri di giovani promesse, l'esplosione delle grandi aste tutte, il MoMa che inaugura Gauguin, il Brooklyn museum con la severa mostra sui diritti civili. Insomma, nessuno si è annoiato.

 

SPRINGBREAK ART SHOW SPRINGBREAK ART SHOW Serge Alain Nitegeka

Ultimi Dagoreport

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…