I MOSTRI DELLA LAGUNA - BERENGO GARDIN PROFETA INASCOLTATO SULLE GRANDI NAVI: “IL SINDACO BRUGNARO CENSURÒ LE MIE FOTO. MI MISE TRA GLI "INTELLETTUALI DA STRAPAZZO", ORA MI DEFINISCE "IL NOSTRO GRANDE FOTOGRAFO". BENE, GRAZIE, MEGLIO TARDI CHE MAI. QUELLE NAVI SONO SEMPRE STATE UNA MINACCIA, DI VENEZIA NE ABBIAMO UNA SOLA. NON VORREI CI DOVESSIMO ACCONTENTARE DELLA COPIA DI LAS VEGAS" - VIDEO
Michele Smargiassi per “la Repubblica”
L'avevano detto in tanti, che quelle navi erano una minaccia, e niente. Lui allora la fece vedere, quella minaccia, in decine di immagini impressionanti, ma non vollero mostrare le sue foto. Oggi Gianni Berengo Gardin, ottantottenne maestro della fotografia italiana, non è felice di essere stato profeta inascoltato. «Quelle navi sono sempre state una sfida a Venezia. Per capirlo bastava aprire gli occhi».
Nel 2013 il suo reportage di denuncia sulle rotte azzardate delle navi da crociera nel bacino di San Marco, pubblicato per la prima volta da Repubblica mentre «nessuno altro lo aveva voluto», fece esplodere il caso dei mostri d' acciaio incombenti su quel miracolo di città fragile come porcellana. Berengo Gardin ora guarda e riguarda i video dell' incidente, sconsolato: «Che scena sconvolgente... Né io né il comitato No Grandi Navi avremmo voluto fare gli uccelli del malaugurio. E meno male, poteva andare ben peggio».
Adesso è un coro, basta megacrociere a Venezia...
«Lacrime da coccodrilli. Dovevamo arrivare sull' orlo della tragedia perché cambiassero idea? Non bastava guardare? Non le vollero esporre a Palazzo Ducale, le mie foto.
Era già tutto pronto, ma il sindaco Brugnaro disse che la mostra doveva essere "meglio articolata". Volevano metterci immagini che facessero da contrappeso. Di fatto, una censura inaccettabile.
il fotoreporter gianni berengo gardin
Ma la mostra la feci lo stesso, grazie al Fai, all' ex negozio Olivetti di piazza San Marco. Ne feci anche un libro, grazie all' editore Contrasto. Quel reportage è stato visto in tutto il mondo, fu pubblicato da Le Monde, Guardian, New York Times. Qualche tempo fa ho letto che Brugnaro, che mi aveva messo tra gli "intoccabili" e gli "intellettuali da strapazzo", mi ha definito "il nostro grande fotografo". Bene, grazie, meglio tardi che mai».
Dissero che i veneziani non erano con lei.
«Io sono venezianissimo, la mia famiglia è veneziana da cinque generazioni, mia moglie è veneziana e i miei figli sono nati a Venezia, ho vissuto qui trent' anni, ho gestito un negozio di vetri di Murano in Calle Larga San Marco. Quando la mostra aprì fece millecinquecento persone al giorno, il sindaco le vedeva quando prendeva il caffè ai tavolini lì di fronte, lo avrà capito che la gente era contraria».
Perché le aveva fatte, quelle foto?
«Quei mostri mi ossessionavano. La loro dismisura rispetto alla fragilità di Venezia mi angosciava. Grattacieli orizzontali galleggianti, lunghi due volte piazza San Marco e alti il doppio di Palazzo Ducale... Mi pareva impossibile che nessuno vedesse quell' aggressione visuale, che umiliava la bellezza della città e che poteva essere il preannuncio di disastri reali».
Usò il teleobbiettivo per enfatizzare la vicinanza delle navi ai palazzi?
«Ho usato quasi sempre un' ottica normale, a volte un 90 millimetri, che è una lunga focale, i fotografi lo sanno, non un teleobbiettivo, non schiaccia nulla. A volte anzi avrei avuto bisogno di un grandangolo per farci stare dentro quei pachidermi.
grandi navi a venezia foto di berengo gardin 4
Ma poi, guardate questo video, vi sembra forse che sia stato un teleobbiettivo a schiacciare la nave su quella banchina?».
Venezia vive di turismo...
«Ma non le sembra una assurdità che vogliano mettere i tornelli davanti alla stazione e non abbiano avuto problemi con queste navi da due o tremila passeggeri? Le facevano sfilare davanti a San Marco, sfiorando i palazzi storici, troneggiando sulle cupole... I crocieristi vogliono vedere Palazzo Ducale dall' alto? Nessun problema, salgano sul campanile di San Giorgio Maggiore, c' è anche l' ascensore, non devono neppure faticare, vedranno un panorama strepitoso e potranno goderselo quanto vogliono perché il campanile, a differenza della nave, sta fermo...».
grandi navi a venezia foto di berengo gardin 2
Ora la discussione è sui nuovi percorsi, qualcuno non vuole le navi neppure in laguna.
«Il pericolo di impatto è solo uno dei guai di quelle navi. Le loro stazze danneggiano i fondali di sabbia e i motori bruciano un petrolio molto più inquinante di quello delle auto.
Ma adesso allontanare le navi dalla città è la cosa più urgente, indispensabile. Questa volta è andata bene, l' incidente è successo in un luogo meno pregiato del canale della Giudecca. Ma provate a immaginare quella scena sulla Punta della Dogana... Di Venezia, ne abbiamo una sola. Non vorrei ci dovessimo accontentare della copia di Las Vegas, quella con le gondole al neon».
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