cristiana lauro

BEVI, GODI E NON DIRE FESSERIE CON CRISTIANA LAURO - PUÒ UN VINO ESSERE “TESO, MINERALE, CROCCANTE”? CLICHÉ E VANITÀ LINGUISTICHE DI CHI DEGUSTA E SCRIVE: ''UN VINO CHE HA UNA 'BELLA ACIDITÀ'?”. CHE SIGNIFICA? SE L’ACIDITÀ EMERGE COSÌ TANTO, È PROBABILE CHE QUEL VINO NON SIA COSÌ BUONO E NEMMENO BEN FATTO. E POI ELEGANTE, VIBRANTE, NATURALE: ECCO TUTTE LE ESPRESSIONI CHE NON VOGLIONO DIRE NIENTE O VI PORTANO FUORI STRADA'' (DA ''FOOD AND WINE'')

Cristiana Lauro per https://www.foodandwineitalia.com/

cristiana lauro

 

 

Che strana lingua parla il mondo del vino. Sembra quasi un linguaggio cifrato, un codice interno. Tante volte c’è da chiedersi se parli per farsi capire o soltanto per farsi notare. Brutta bestia la vanità, finisce sempre per escludere anziché avvicinare. Il racconto sul vino e sulla sua storia produttiva ha fin qui affascinato attraverso picchi romantici, sentimenti bucolici che toccavano luoghi, paesaggi e storie di vita. Ma la descrizione di un vino nel bicchiere ha bisogno di meno poesia e più sostanza. Meno pathos, meno metafore, più termini concreti e chiari per tutti.

 

Sempre che l’obiettivo sia quello di fare divulgazione e non di lodare se stessi attraverso autobiografie e code di pavone. O con l’uso autocelebrativo dell’incenso al posto del deodorante. La narrazione e il racconto sono una cosa, mentre la divulgazione è un altro paio di maniche. Il vino è un prodotto della natura e della mano dell’uomo, il quale farebbe meglio a non appesantirne la descrizione attraverso parole di facile seduzione – quasi sempre labile, transitoria – difficili da capire. Un sorso di vino è più concreto che concettuale, più reale e autentico che ideale.

 

E allora perché non descriverlo con parole semplici, comuni a tutti e facili da ricordare? Quando si degusta è più utile partire chiarendo subito se un vino ci piace ed è ben fatto, oppure no. Spiegare le ragioni partendo da un indubitabile assioma: il vino è il risultato della fermentazione di un frutto che si chiama uva, della tecnologia e della mano dell’uomo. Questi semplici parametri hanno a che fare con le parole buono/cattivo e ben fatto/fatto male. È un linguaggio universale che può essere traducibile in qualsiasi lingua del mondo senza imporre lo sforzo di accostare un bicchiere di vino a campi semantici incomprensibili, talvolta paradossali.

cristiana lauro

 

Sarebbe utile per tutti, principalmente a chi fa divulgazione, così eviterebbe di parlare soltanto a se stesso. Di solito chi parla da solo non gode di buona fama e non ha nemmeno tanti amici. Mettere il naso nel bicchiere e riferire “sensazioni minerali” per descrivere quel vino è diventato piuttosto frequente. Ma è una sciocchezza in quanto la mineralità è un aspetto tattile e, inoltre, le sostanze contenute nel vino appartengono alla chimica organica. I minerali no, non si sciolgono nella saliva, non hanno sapore e non sono volatili, quindi non hanno odore. Definire la “croccantezza” di un vino fa sentire molto esperti e navigati attraverso un francesismo evocativo di qualcosa di solido che sgretola sotto i denti.

 

Ma è un concetto fuorviante essendo il vino notoriamente liquido. Un’altra fra le numerose perle del vocabolario enologico degli ultimi anni è l’espressione “bella acidità”. Che cosa significa? Sembrerebbe più vicina all’ossimoro che alla realtà, ma non è una questione di retorica e stilistica. Abbiamo un liquido nel bicchiere che, innanzitutto, deve presentare equilibrio e armonia fra le sue componenti. Quindi se l’elemento acidità rispetto agli altri emerge al punto di farci scomodare un’espressione del genere, è molto probabile che quel vino non sia così buono e nemmeno ben fatto.

 

Forse è solo un vino sbilanciato. E d’altra parte chiunque definisca “acida” un’altra persona, non lo fa con l’intenzione di rivolgerle un complimento. L’apertura di una bottiglia considerata ancora troppo giovane, negli ultimi anni viene apostrofata come “infanticidio”. E questo è in assoluto il paradigma dell’accostamento a un’immagine orribile e imbarazzante che, oltretutto, non spiega e non fa nemmeno ridere. Insomma la sinestesia – mi riferisco alla figura retorica, non agli studi derivati dalla psicologia percettiva – è diventata un campo obbligatorio quando si parla di vino. Ma è anche la maniera migliore per generare dubbi anziché spiegare, e per diffondere a macchia d’olio nozioni fuorvianti. Il tutto in salsa di protagonismo montato a frusta come la panna.

vino rosso

 

Perché un po’ di autocelebrazione bisogna metterla sempre in conto quando si incrocia qualcuno che parla di vino. È come se il linguaggio di settore subisse la soggezione di trattare un argomento “leggero”, più vicino alla goliardia che all’ambito intellettuale. Perciò, un conto è sedersi in cattedra a parlare di storia dell’arte, altro è trattare un tema che ha più semplicemente a che fare con l’agricoltura e con la buona tavola. E siccome queste due caratteristiche rendono il discorso alla portata di tutti, c’è chi preferisce circoscriverlo a una nicchia esclusiva destinata a pochi, non di certo alle masse. E poi ci sono i sinonimi perché le abitudini, anche alle parole, dopo un po’ stancano.

 

Abbiamo bisogno di perdere la testa per qualcosa di nuovo, per termini che lì per lì ci sembrano una figata ma che fini- ranno in poco tempo nell’archivio dell’inutile, in mezzo ai registri della noia. Oggi lo “spunto” si chiama “volatile” e colui che definisce in pubblico un vino “abboccato” fa un po’ ridere i polli. Il perlage è diventato ufficialmente “la bolla” e il vino macerato dobbiamo chiamarlo orange wine. È preferibile, a quanto pare. Ma il vino bianco che comprava mio nonno cinquant’anni fa era indiscutibilmente un “orange wine”, solo che nessuno lo chiamava così. Infine la parola frutto, di cui tutti conosciamo il significato, dov’è finita? Nel dimenticatoio, non la usa più nessuno.

 

VINO ROSSO

Eppure l’uva è un frutto e il vino, fino a prova contraria, è fatto con l’uva. Negli anni ‘70, quando Luigi Veronelli spiegava il vino col suo stile un po’ anarchico e un’idea encomiabile nazional-popolare, circolava una bellissima collana dal titolo “I jolly della buona cucina” diretta da Luigi Carnacina. In coda alle ricette dei piatti si suggerivano gli abbinamenti più indicati con i vini di tutti i territori della nostra Penisola. Per intenderci, sto parlando dei quaderni di ricette dalla copertina a scacchi, rilegati con la spirale, di cui le nostre mamme (o nonne per i lettori più giovani) attendevano con ansia l’uscita mensile che ricevevano con una spedizione postale. Niente rete, niente web, niente di niente. Lì sopra Franco Zingales per inquadrare e descrivere una buona Barbera d’Alba utilizzava questi termini, in estrema e chiarissima sintesi: “colore rosso, violaceo intenso” (chiaro per tutti, c’è poco da capire). “Profumo vinoso” (e infatti si tratta di vino), “sapore pieno e corposo, gradazione alcolica, temperatura di servizio” e bla, bla, bla. Tutto molto semplice.

 

Oggi quella stessa Barbera d’Alba – al netto di aggettivi rivolti al colore che tanto non interessano più nessuno – la descriveremmo più o meno così: “bocca piena” (in che senso piena? Il vino si sorseggia, non è mica la borraccia dell’acqua di un ciclista); “tensione acida impressionante” (beh, questo mi dispiace, però se sei così teso e acido che fai impressione, come puoi essere anche buono? Io, per sicurezza, mi tengo alla larga); “minerale, salino, croccante” (tipo che pensavo di bere, e invece mi tocca masticare la ghiaia? Se penso a quanto mi costa una corona nuova dal dentista).

prosecco

 

 Ancora, sempre in fase di analisi gustativa: “lungo, lunghissimo, persistente, infinito” (che maleducato, alla tua età non hai ancora capito quand’è che te ne devi andare). Probabilmente, sul finale, la scheda di degustazione presenterà il guaio peggiore, la vera brutta notizia perché, ammettiamolo, quella Barbera d’Alba, così descritta, non è il massimo dell’avvenenza: “longevo, ha una vita davanti” (proprio vero, l’erba cattiva non muore mai). Voto: 96/100. Ah, ma quindi era un vino buonissimo? Mi sa che non ho capito niente. Lo compro? Forse no.

 

Le 10 parole equivoche

 

Minerale

I minerali non hanno odore e non hanno sapore.

 

Croccante

Forse l’uva appena colta puo avere una vaga sensazione di croccantezza sulla buccia. Soprattutto se l’assaggiate con tutti i raspi.

 

Acido

Il vino non e acido. L’acidita e una delle tre componenti – assieme all’alcolicita e al residuo secco – che devono essere in armonia, in equilibrio. Se spicca solo l’acidita, quel vino non e buono.

 

 

Infanticidio

Accostamento tremendo a un campo semantico orribile. Oltretutto un vino presente sul mercato puo essere giovane, ma non troppo giovane. Altrimenti dovremmo pensare che il produttore che l’ha fatto uscire sia una persona poco seria.

 

 

Teso

Ma quale teso, non scherziamo! Se ne sta tutto il tempo a riposare coricato al buio. La tensione e lo stress ce li abbiamo noi, soprattutto quando apriamo una bottiglia che sa di tappo.

 

 

 

Vibrante

prosecco

Il vino non vibra, quindi i casi sono due: o chiedete al vicino di casa la cortesia di abbassare lo stereo, o avete alzato troppo il gomito.

 

 

Elegante

È una parola che porta fuori strada. Dipende da cosa si intende per eleganza. Puo avere senso definire elegante un vino sottile. Molti pero confondono l’eleganza con l’eccessiva magrezza e qualcuno anche con l’anoressia. Un vino totalmente privo di corpo e un vino vuoto e pertanto squilibrato.

 

Vinello

È come dare a uno dell’“omino” o al Prosecco del “prosecchino”. Non si fa.

 

 

Bolla

È un po’ troppo generico. Se proprio non vi escono le parole spumante, Champagne, Prosecco, Franciacorta, Trentodoc e via dicendo, usate sparkling wine. E ugualmente generico ma almeno vi capiscono in tutto il mondo.

 

 

Naturale

È una definizione notoriamente fuorviante. Esistono diverse certificazioni per produrre vini senza o con pochissimo uso di additivi, sia in vigna che in cantina. Ma il vino non e naturale e – a proposito di natura – anche le vigne come le intendiamo noi non sono poi cosi naturali visto che per produrre vino le trasformiamo in qualcosa che ricorda i bonsai. La vigna naturalmente e una liana, come quella di Tarzan.

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…

ursula von der leyen elisabetta belloni

FLASH – URSULA VON DER LEYEN HA STRETTO UN RAPPORTO DI FERRO CON LA SUA CONSIGLIERA DIPLOMATICA, ELISABETTA BELLONI – SILURATA DA PALAZZO CHIGI, “NOSTRA SIGNORA ITALIA” (GRILLO DIXIT) HA ACCOMPAGNATO LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL SUO VIAGGIO IN INDIA, SI È CIRCONDATA DI UN PICCOLO STAFF CHE INCLUDE GLI AMBASCIATORI MICHELE BAIANO E ANDREA BIAGINI – URSULA, PER FRONTEGGIARE L’URAGANO TRUMP, HA APPIANATO LE TENSIONI CON IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ (LEI ERA LA COCCA DELLA MERKEL, LUI IL SUO PIÙ ACERRIMO RIVALE). PACE FATTA ANCHE CON LA NEMESI, MANFRED WEBER…

emmanuel macron donald trump keir starmer xi jinping elon musk

DAGOREPORT – COME MAI LA GRAN BRETAGNA, PAESE STORICAMENTE GEMELLATO CON GLI STATI UNITI, SI E' RIAVVICINATA DI COLPO ALL'EUROPA, DIMENTICANDO LA BREXIT? DIETRO LA SORPRENDENTE SVOLTA DI KEIR STARMER CI SONO STATI VARI INCONTRI TRA I GRANDI BANCHIERI ANGLO-AMERICANI SPAVENTATI DAL CAOS ECONOMICO CREATO DAI DAZI DI TRUMP E DALLE CRIPTOVALUTE DI MUSK - DI QUI, SONO PARTITE LE PRESSIONI DEL CAPITALISMO FINANZIARIO SU KEIR STARMER PER UNA SVOLTA EUROPEISTA SULL'ASSE PARIGI-LONDRA CHE OPPONGA STABILITÀ E RAGIONEVOLEZZA ALLE MATTANE DELLA CASA BIANCA – ANCHE LA CINA, CHE HA RIPESCATO I VECCHI CAPITALISTI COME IL FONDATORE DI ALIBABA JACK MA, SI STA PREPARANDO A RISPONDERE ALLA DESTABILIZZAZIONE TRUMPIANA (XI JINPING HA NELLA FONDINA UN'ARMA MICIDIALE: 759 MILIARDI DI TITOLI DEL DEBITO USA. UNA VOLTA BUTTATI SUL MERCATO, SALTEREBBE IN ARIA TUTTO...)

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - ZELENSKY? VATTELA PIJA ‘NDER KURSK! LA CONTROFFENSIVA RUSSA NELLA REGIONE OCCUPATA DAGLI UCRAINI È IL FRUTTO DELLO STOP AMERICANO ALLA CONDIVISIONE DELL’INTELLIGENCE CON KIEV: SENZA L’OCCHIO DELLO ZIO SAM, LE TRUPPE DI ZELENSKY NON RESISTONO – IL TYCOON GODE: I SUCCESSI SUL CAMPO DI PUTIN SONO UN’ARMA DI PRESSIONE FORMIDABILE SU ZELENSKY. MESSO SPALLE AL MURO, L’EX COMICO SARÀ COSTRETTO A INGOIARE LE CONDIZIONI CHE SARANNO IMPOSTE DA USA E RUSSIA A RIAD…