UN WÜRSTELONE PER ALITALIA – LUFTHANSA È DISPONIBILE A FARE UNA PROPOSTA PER ALITALIA, MA ALLE SUE CONDIZIONI: CIOÈ 5MILA ESUBERI E FLOTTA POTATA A 90 AEREI – I TEDESCHI HANNO ESPRESSO LA LORO POSIZIONE IN UN INCONTRO RISERVATO DI POCHI GIORNI FA A PATUANELLI E GIUSEPPE CONTE – MA UN EVENTUALE INVESTIMENTO ARRIVEREBBE NON PRIMA DI GIUGNO 2020 E SOLTANTO SE LA LIQUIDITÀ (PUBBLICA) AUMENTA: IL PRESTITO DA 400 MILIONI NON BASTA…
Leonard Berberi per www.corriere.it
Una proposta di Lufthansa per Alitalia arriverebbe non prima di giugno 2020, sarebbe in un primo tempo commerciale e soltanto al verificarsi di alcune condizioni essenziali: una ristrutturazione profonda, meglio se già con qualche risultato evidente, e ulteriore liquidità (pubblica) per far fronte in particolare alle spese extra indifferibili che per l’anno prossimo richiedono almeno un miliardo di euro.
È quanto apprende il Corriere della Sera da quattro fonti governative e tedesche che sottolineano come i 400 milioni di euro di ulteriore prestito ponte non basterebbero con l’attuale configurazione della compagnia tricolore. Anche perché la cassa è scesa a 270 milioni. Soltanto in presenza di un’Alitalia in utile Lufthansa può pensare di investire.
Ipotesi spezzatino
All’interno dell’esecutivo Conte — spiegano le fonti — c’è una parte che «tifa» apertamente per Lufthansa, cosa emersa anche in un incontro riservato di pochi giorni fa a Roma alla presenza del presidente del Consiglio. Ma sia al premier, sia al ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli (titolare del dossier) i vertici di Lufthansa hanno espresso la loro posizione. Ai tedeschi interessa soltanto la parte «aviation» (il trasporto passeggeri e il cargo) di Alitalia, non i servizi di terra (circa 3.400 dipendenti) e la manutenzione (1.300 persone). Richiesta che di fatto costringerebbe il commissario unico Giuseppe Leogrande — che non ha ancora incontrato né Lufthansa, né Delta, l’altra pretendente — a lavorare allo spezzatino. E a mettere in conto che se i due blocchi non trovano un acquirente almeno 4.700 persone si ritroverebbero senza lavoro.
L’incontro al Mise
Quanto alle dimensioni della flotta Lufthansa pensa che debba essere ridotta a 90 aerei (dagli attuali 113) — il che porterebbe a diversi esuberi — da accompagnarsi anche a un taglio deciso delle rotte non profittevoli. Nell’incontro con il ministro Patuanelli l’ad del gruppo Carsten Spohr ha spiegato che i costi di Alitalia sono troppo alti, il modello di business generale non funziona e che non ha i partner giusti. Ecco quindi la «ricetta»: ristrutturazione, liquidità adeguata e alleanze. Ma le prime due devono avvenire a prescindere da Lufthansa — è stato il ragionamento fatto a Patuanelli —, mentre l’alleanza con Francoforte arriverebbe in presenza di un vettore di fatto risanato o sulla buona strada.
La ricetta tedesca
I tedeschi al ministro non avrebbero fornito un’indicazione degli esuberi, ma spiegato che più si abbattono i costi, più le rotte diventano profittevoli, meno persone bisogna lasciare a casa. Insomma: toccherà al commissario unico e ai sindacati decidere quanto deve essere grande Alitalia e quanti sacrifici sono disposti a sopportare.
E del resto, ricordano i tedeschi, ogni compagnia entrata nel gruppo Lufthansa — come Swiss e Austrian Airlines — prima si è rimpicciolita, poi è cresciuta. «Per un futuro di lungo termine per Alitalia è importante avere la giusta ristrutturazione e il giusto partner», ha detto Carsten Spohr a un gruppo di testate italiane — tra le quali c’era anche il Corriere — nel quartier generale a Francoforte. «Questa è la mia logica quando ho parlato con le autorità italiane nelle ultime settimane. È anche importante ricordare che una non può andare senza l’altra».
L’Italia pesa il 10%
A gestire il dossier Alitalia dal fronte tedesco è Joerg Eberhart, presidente e ad di Air Dolomiti che conosce molto bene i sindacati italiani. L’interesse di Lufthansa per Alitalia lo spiegano i numeri. Il 10% dei tutti i passeggeri del gruppo tedesco parte dall’Italia o arriva nel nostro Paese. Si tratta di circa 40 mila persone al giorno, in grado di riempire una sessantina di Airbus A380, il velivolo a due piani più grande del mondo.
Carsten Spohr (ad Lufthansa) con Joerg Eberhart (Air Dolomiti)
Ma mentre l’ex vettore di bandiera è troppo piccolo per il mercato che serve, Lufthansa è invece troppo grande per la Germania. I tedeschi sono quindi convinti che le sinergie tra le due aziende potrebbero portare benefici per entrambe. Non solo. A Francoforte sono convinti che la joint venture transatlantica che Alitalia ha con Delta Air Lines e Air France-Klm sia limitante perché mette un tetto nel numero di voli tra Italia e Stati Uniti, mentre l’alleanza che Lufthansa ha con United Airlines questo vincolo non ce l’ha.
Investimento o partnership?
Ma le cose si fanno meno nette quando si tratta di capire se Lufthansa voglia investire o cerchi soltanto una collaborazione commerciale con Alitalia. La logica dei tedeschi prevede un investimento nelle compagnie che hanno una giusta struttura di costi e che sono (o saranno) profittevoli. La partnership — come quella con la scandinava Sas — viene avviata anche con vettori dove questi requisiti mancano perché comporta un rischio limitato. A Patuanelli i vertici di Lufthansa hanno offerto l’adesione di Alitalia nel loro programma di fedeltà (Miles & More), il codeshare sui voli tra i mercati di riferimento (Germania, Italia, Austria, Svizzera, Belgio), l’ingresso nella joint venture transatlantica con United e in quelle asiatiche con Air China (per la Cina) e All Nippon Airways (per il Giappone).
Il nodo alleanze
Lufthansa scioperoangela merkel con aereo lufthansa in mano
Tra i punti discussi c’è anche il passaggio all’alleanza dei cieli Star Alliance, mentre chi dovrà pagare la penale di uscita da SkyTeam lo si deciderà in un secondo momento: se i benefici che Alitalia otterrà dalla collaborazione sono importanti allora la somma potrà sborsarla la compagnia italiana, altrimenti toccherebbe ai tedeschi. Tedeschi che puntano molto sull’aeroporto di Roma Fiumicino: da tempo lamentano l’assenza di uno snodo nel Sud Europa (come ce l’ha Iag in Spagna con Iberia). Gli hub del gruppo di Francoforte sono troppo a Nord e buoni per i voli con l’Asia e il Nord America. Lo scalo della Capitale sarebbe perfetto per i collegamenti con il Sud America, il Sudafrica e il Sud-est asiatico. Scalo gestito da AdR, società di Atlantia, gruppo che secondo i tedeschi sarebbe un azionista che potrebbe aiutare a privatizzare Alitalia nel modo giusto.
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