
DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…
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La strada stretta per arrivare a una tregua in Ucraina passa attraverso il difficilissimo tentativo di trovare un accordo che permetta sia a Putin che a Zelensky di non perdere la faccia.
La cessione della Crimea alla Russia, ipotesi che Trump caldeggia da qualche settimana, sarebbe uno smacco troppo grande per Zelensky, che ha sempre definito l’integrità territoriale ucraina, compresa la penisola sul mar Nero, una linea rossa invalicabile.
Per questo, è difficile immaginare che l’eventuale riconoscimento americano della Crimea possa arrivare con la forza. Servirà un escamotage. L’ipotesi a cui gli sherpa starebbero lavorando è quella di organizzare un nuovo referendum popolare, questa volta riconosciuto dalla comunità internazionale, nelle zone occupate dall’esercito russo (Crimea, Donetsk, Lugansk e parti delle regioni di Kherson e Zaporizhzhia).
Il voto, è questa l’idea, potrebbe sancire una transizione “morbida”, dunque non imposta a Zelensky dall’arroganza russa e dalla faciloneria americana, accompagnata da una messa in scena, spesso usata in politica internazionale: una prova di autodeterminazione delle comunità locali che eviti un brutale “scippo” di sovranità.
Zelensky, al netto delle ipotetiche concessioni territoriali, pretende una garanzia di sicurezza dalle truppe anglo-francesi, con una salvaguardia americana sul piano logistico e di intelligence.
Putin, invece, chiede la revoca delle sanzioni alla Russia, la riapertura degli scambi commerciali con l’Occidente, e lo sblocco dei 300 miliardi di asset russi congelati in Europa, tema questo che pone a cascata un’altra annosa questione: se non con i patrimoni degli oligarchi sequestrati, come si finanzierà la ricostruzione post-bellica dell’Ucraina?
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donald trump vladimir putin
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