BOT IN TESTA! - ALLA FINE C'È STATO IL SORPASSO: I TITOLI DI STATO GRECI A DIECI ANNI SONO MENO RISCHIOSI DI QUELLI ITALIANI. LA FIDUCIA NEL NOSTRO PAESE DIMINUISCE MENTRE IL DEBITO AUMENTA E IL PIL RIMANE FERMO - DA BRUXELLES MINIMIZZANO, PERCHÉ A ROMA C’È UN GOVERNO AMICO, MA LA MANOVRA NON AIUTERÀ NÉ IL GETTITO FISCALE NÉ LA CRESCITA - LE DIVERGENZE MERKEL/MACRON, LA PARALISI TEDESCA E L’EUROPA IN “SINDROME GIAPPONESE”
1 – BORSA, SPREAD BTP-BUND APRE STABILE A 140 PUNTI BASE
(AWE/LaPresse) - Apre stabile a 140 punti base lo spread tra Btp e Bund tedesco, con il tasso del decennale italiano all'1,15% sul mercato secondario.
2 – CRESCITA, ITALIA ULTIMA NELLA UE BTP PIÙ RISCHIOSI DEI TITOLI GRECI
Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def
Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”
L' Italia è nella trappola della bassa crescita e per ora non riesce a uscirne. Ecco il quadro che emerge dalle nuove stime macroeconomiche della Commissione. Sul tavolo, questa volta non c' è una procedura per violazione delle regole sui bilanci come l' anno scorso anche se il debito continua a crescere (al 137,4% nel 2021) e c' è un peggioramento del deficit pubblico in termini strutturali invece di un miglioramento.
Roberto Gualtieri, Pierre Moscovici, Udo Bullmann
Oltreché del deficit/pil nominale: nel 2020 al 2,3% (e non al 2,2% come dice il governo), nel 2021 al 2,9%. Lo scenario dell' economia italiana reale resta preoccupante. Nel 2019 il Pil aumenterà dello 0,1% secondo Bruxelles ed è la stessa stima del governo. Nel 2020 +0,4% contro una stima governativa di 0,6%. È un taglio rispetto alla stima Ue di luglio (0,7%).
ANDAMENTO LENTO
Nel 2021 risalita a 0,7% (l' 1% per il governo). L' Italia resta il fanalino di coda in Europa: nessun paese cresce meno e nel 2021 da nessuna parte c' è una crescita inferiore all' 1% tranne che in Italia. Certo, è sulla Germania che si concentrano le preoccupazioni: dopo due trimestri di recessione tecnica chiuderà l' anno con un magro +0,4%, nel 2020 e nel 2021 +1%. La debolezza tedesca è un problema per tutti.
GIUSEPPE CONTE GIOCA CON I CANI
La bassa crescita è evidente come fenomeno generale. La Ue taglia le stime per la zona euro: Pil +1,1% quest' anno dopo 1,9% nel 2018, +1,2% nel 2020 e nel 2021. E ci sono più rischi di peggioramento che di miglioramento. In Italia la disoccupazione sarà fissa al 10% nei tre anni mentre la media Eurozona è poco sopra il 7%. Pesano le maggiori registrazioni per ottenere il reddito di cittadinanza. L' Italia «sta lottando per sfuggire alla depressione della bassa crescita» è la sintesi trovata dalla Commissione.
PAOLO GENTILONI URSULA VON DER LEYEN
«L' economia è in stallo dall' inizio del 2018, tuttora non ci sono segni di una ripresa significativa e i principali indicatori non suggeriscono una ripresa imminente nella seconda metà dell' anno, anzi ci sono segni crescenti che la debolezza del settore manifatturiero si stia diffondendo ai servizi». Tuttavia, «condizioni finanziarie favorevoli e il superamento dell' incertezza politica possono sostenere la crescita oltre il breve periodo». Le prime ci sono, il secondo non si sa per quanto ancora ci sarà: proprio ieri è arrivato un segnale poco incoraggiante: per la prima volta dal 2008 il rendimento del titolo decennale greco è sceso sotto quello corrispondente della Repubblica italiana: da una parte cresce la fiducia in Atene, mentre sul nostro Paese si addensa qualche nuvola.
Da un lato il commissario Moscovici ha escluso un contenzioso con l' Italia. Non ci sono sospetti importanti sulle entrate da lotta all' evasione. Anzi, si fa sapere che c' è una concordanza tra la linea del governo e le raccomandazioni Ue, in parte riflesso nella legge di bilancio su contrasto dell' evasione fiscale, taglio del cuneo fiscale, incentivi a investire. Dall' altro lato Moscovici dice che sull' Italia non va «allentata la pressione perché alla lunga non si regge con una bassa crescita e un debito in aumento, occorrono riforme per rimediare alle sue debolezze strutturali che si chiamano competitività e produttività».
roberto gualtieri giuseppe conte 1
I PALETTI
Il ministro dell' economia Gualtieri indica che c' è sintonia tra Roma e Bruxelles. Annuncia che il 2019 potrebbe chiudersi con una crescita dello 0,2% e non dello 0,1%. Ieri il fronte caldo per lui è stato un altro: le banche. Il ministro delle finanze tedesche Scholz propone un accordo sul sistema unico di garanzia dei depositi bancari a condizione che nei bilanci si tenga conto del rischio delle esposizioni al debito sovrano.
MERKEL E SCHOLZ ANNUNCIANO IL PACCHETTO CLIMA
L' Italia è nettamente contraria: «È positivo che da parte tedesca ci sia una crescente consapevolezza della necessità di una garanzia comune dei depositi, ma su alcuni aspetti la nostra posizione è lontana», ha indicato Gualtieri. La prospettiva di criteri prudenziali (con i relativi accantonamenti) sulle esposizioni al debito sovrano, ha aggiunto, «avrebbe un impatto negativo anche perché a livello internazionale del Comitato di Basilea non è stata portata avanti». Di qui «una disparità di condizioni nel mercato».
roberto gualtieri claudio borghi
Per il presidente dell' Eurogruppo Centeno «la proposta Scholz è importante» ma è «un argomento molto delicato da trattare con grande cautela data la sensibilità dei mercati». All' Eurogruppo non si è parlato di regole di bilancio, tuttavia prossimamente si discuterà molto del messaggio che il presidente francese Macron ha lanciato in una intervista all' Economist: in Europa c' è «bisogno di maggior espansionismo, di più investimenti, l' Europa non può essere l' unica a non farli». E aggiunge: «Il dibattito sul 3% per i bilanci nazionali e sull' 1% del bilancio europeo (1100 miliardi per il periodo 2021-2017), è un dibattito di un altro secolo».
3 SINDROME GIAPPONESE PER L'EUROPA TITOLI DI STATO, SORPASSO DELLA GRECIA
Federico Fubini per il “Corriere della Sera”
Cosa vuol dire essere l' anello debole in un' area euro presa dalla sindrome giapponese è la domanda che l' Italia deve porsi per affrontare i prossimi anni a occhi aperti. Che l' Europa si stia trasformando in una sorta di grande Giappone - crescita bassa, investimenti lenti, risparmi alla stelle - non è più solo Mario Draghi a sostenerlo. In settembre, fra mille polemiche, l' ormai ex presidente ha imposto alla Banca centrale europea l' ultimo piano espansivo proprio perché vedeva arrivare questa sorta di strisciante glaciazione che i nipponici hanno conosciuto dopo la loro crisi del debito di trent' anni fa.
Che l' area euro rischi di avanzare sulla stessa strada, da ieri lo mostra fra le righe anche la Commissione europea. Dalle sue previsioni viene fuori un messaggio dominante: dopo la frenata della Germania e dell' Europa in questo anno di guerre commerciali fra Stati Uniti e Cina, non si vede la ripresa neanche nel 2021. Non per l' area euro, ancora meno per l' Italia. Il malessere europeo che emerge a Bruxelles non sembra più solo ciclico, alimentato dagli alti e bassi della congiuntura; è sottile, non deflagrando in una recessione, ma permanente.
La produttività del lavoro - il valore prodotto da ciascun addetto in un anno - quest' anno cade in Italia più che in qualunque altro Paese, ma si riduce anche in Germania, Olanda, Spagna. È il segno che sempre più persone lavorano su tecnologie vecchie, data l' insufficienza degli investimenti da quasi un decennio. Al netto della svalutazione dovuta all' usura - si stima alla Commissione - questi sono fermi da nove anni in media dell' area euro. Questo continente sembra sempre più la terra dell' industria del secolo scorso: più auto a diesel e macchine utensili, meno intelligenza artificiale o reti digitali di ultima generazione, meno spesa in ricerca e sviluppo - in proporzione al reddito - che in Cina, Stati Uniti, Giappone.
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Così in Germania la crescita per il 2020 è rivista al ribasso di un terzo e non dovrebbe superare l' uno per cento nei prossimi due anni; la crescita europea viene anch' essa sforbiciata e resta inchiodata all' 1,2% nel prossimo biennio; consumi e investimenti frenano e sale solo il risparmio di famiglie frugali insicure del futuro (in Germania al 20% del reddito, in Italia al 10%).
È plausibile che la Commissione forzi un po' i toni proprio per spingere Berlino a reagire investendo. Ma l' Italia è comunque più malata degli altri e oggetto allo stesso tempo di maggiori preoccupazioni e più profondo fastidio.
Non solo la crescita è stabilmente la più bassa d' Europa, di fatto zero per quest' anno e il prossimo; non solo il debito pubblico più alto dopo la Grecia, in continuo aumento, con Bruxelles che prevede un livello di 137,4% del prodotto lordo nel 2021 (molto sopra il 133,4% annunciato dal governo). Addirittura ieri sera per la prima volta dal 2008 i rendimenti del debito italiano a dieci anni sono diventati superiori a quelli greci, a conferma della diffidenza che circonda il Paese.
Ma appunto il problema è politico. È in quella che, vista da Bruxelles, è l' assenza di direzione di un Paese grande, fragile e imprevedibile. Percepito come una mina vagante che inibisce qualunque possibile concessione tedesca al riequilibrio dell' area euro.
Notava ieri sera un negoziatore europeo: «Con le sue condizioni, l' Italia impedisce le discussioni su tutto: dall' unione bancaria a regole di bilancio più moderne e intelligenti». Il Paese è certo stabilizzato sui mercati dopo le paurose oscillazioni del 2018. Ma la domanda a Bruxelles resta la stessa: per quanto?