AVETE MAI SENTITO PARLARE DELL'ITALO-AMERICANO AMADEO PETER GIANNINI? ERA UN BANCHIERE E FILANTROPO CHE HA CREATO L'IMPERO FINANZIARIO PIÙ GRANDE DEL MONDO – FIGLIO DI POVERISSIMI EMIGRATI LIGURI, INIZIO' A LAVORARE A 12 ANNI COME FACCHINO E NEL 1904 ARRIVO' A FONDARE "BANK OF ITALY" PER DARE CREDITO A IMMIGRATI, CONTADINI E ARTIGIANI – LA FUSIONE CON "BANK OF AMERICA" NEL 1930 GLI ATTIRO' L'ODIO DI GRAN PARTE DEL MONDO BANCARIO – LA SUA CONDANNA ALLA RICCHEZZA ECCESSIVA: “OLTRE I 500 MILA DOLLARI BISOGNA ANDARE DALLO PSICHIATRA” - IL RITRATTO BY GABANELLI
Milena Gabanelli per il “Corriere della Sera”
Sappiamo tutto di Al Capone e della delinquenza italiana esportata negli Usa. Quasi nulla dell'uomo che ha fondato l'impero finanziario più grande del mondo, pur considerando negativo aspirare ad accumulare molto denaro. Lo aveva anche quantificato: «Oltre i 500.000 dollari bisogna andare dallo psichiatra».
Il suo nome è Amadeo Peter Giannini, nato nel 1860 a San Jose, figlio di poverissimi immigrati liguri. Rimasto orfano di padre a 7 anni, a 12 inizia a lavorare di notte come facchino da un grossista di ortaggi, a 19 ne diventa socio, e nel giro di pochi anni il magazzino diventa uno dei più grandi di San Francisco.
Nel frattempo, si sposa, fa qualche investimento immobiliare, e all'età di 31 anni decide di vendere le proprie quote agli altri soci per dedicarsi alla famiglia e vivere di rendita. Ma è qui che inizia la vera carriera di Giannini. Il suocero lo convince a entrare nel consiglio d'amministrazione di una banca locale, la Columbus Saving and Loan Society .
amadeo giannini milana gabanelli
Apre Bank of Italy in un saloon
Quello che vede non gli piace: i prestiti si fanno a chi i soldi già li ha e non ha difficoltà a restituirli, mentre tutt' intorno migliaia di immigrati, che vogliono far fortuna e hanno bisogno di qualcuno che gli dia fiducia, sono costretti ad andare dagli usurai, e pagare alle banche un tasso del 6% per mandare soldi in Italia.
Dal suo lavoro con agricoltori e mercanti Giannini sa che interi gruppi sociali non possono aprire conti di risparmio o ottenere prestiti dalle banche nonostante siano persone operose che non prendono dei grossi rischi, e preme per allargare il credito a queste categorie, ma i dirigenti della banca gli dicono: «È così che funziona».
Dalla banca si dimette, e con 150.000 dollari presi in prestito dal patrigno e un altro centinaio da una decina di amici, nel 1904 apre in un ex saloon Bank of Italy . I clienti se li va a cercare fra gli immigrati italiani e di tutti i Paesi: «Non tenete i vostri piccoli risparmi sotto al materasso, venite a depositarli in banca e io faccio prestiti a partire da 25 dollari per comprare sementi, tenere in piedi una lavanderia o sistemare il negozio, e come garanzia guardo i calli sulle mani».
Per trasferire i soldi alla famiglia in Patria chiede solo il 3%. In un paio d'anni conquista la fiducia di tutta la popolazione attiva e i depositi superano il milione di dollari.
Il terremoto di San Francisco
Il 18 aprile del 1906 il terremoto distrugge San Francisco. Nonostante devastazione e incendi Giannini riesce a portare in salvo dalle macerie la cassaforte con dentro monete, oro e titoli e, per proteggerla dai saccheggiatori, la nasconde sotto a un carico di ortaggi, su un carretto trainato da due cavalli. Nel giro di una settimana apre sul molo un banchetto di legno e un cartello: «Business as usual».
E poi informa tutti i suoi correntisti che la banca avrebbe continuato a prestare denaro a chi vuole ricostruire la casa o il negozio diroccati. Quattro mesi dopo il San Francisco Examiner scrive: «North Beach è stato il primo quartiere ad aver ripreso il suo aspetto. In 4 mesi i residenti hanno rimesso in piedi 542 strutture».
Dona la Banca ai dipendenti
bank of italy fondata da amadeo giannini
Negli anni successivi compra una piccola banca dopo l'altra, aggiungendo sportelli a Bank of Italy e seguendo lo stesso principio: aiutare chi non ha accesso al credito. «Ogni banca - dice - è un ente di servizio pubblico. Se non lo è, dovrebbe esserlo». In 20 anni il capitale di Bank of Italy arriva a 300 milioni di dollari.
Il 9 novembre 1924 il New York Times riporta l'annuncio che Giannini ha avviato un piano che consente ai dipendenti di diventare proprietari della Banca: «L'hanno costruita, dovrebbero possederla», dice. Giannini ha cominciato a distribuire ogni anno ai suoi dipendenti una «compensazione extra» da utilizzare, se lo desiderano, per comprare azioni della banca.
Dichiara: «L'iniziativa renderà l'occupazione in Bank of Italy ricercatissima, e ciò garantirà all'istituto un personale leale e vigile». Non ha mai accettato un dollaro in più del suo stipendio.
Il 24 gennaio del 1928, quando la Banca ha 289 filiali in California, Giannini rifiuta di accettare il 5% dei profitti della Bancitaly Corporation come sua quota dei guadagni, e li mette a disposizione dell'Università della California per lo sviluppo dell'agricoltura.
La somma è di 1,5 milioni di dollari. In quegli anni finanzia l'industria del cinema, e crede in Charlie Chaplin quando nessuno gli dava i soldi per produrre quello che è poi diventato un successo internazionale: «Il Monello». Chaplin gli chiedeva 14.000 dollari, Giannini gliene dà 50.000 e chiede in cambio il 25% degli incassi. In sei mesi rientra dell'investimento. Anni dopo finanzierà capolavori come Biancaneve e Via col Vento.
La fusione nel 1930
La grande mossa arriva nel 1930, quando fonde Bank of Italy con Bank of America, una piccola banca di New York. Contro di lui tutto l'establishment bancario, che da tempo lo ostacola e sminuisce chiamandolo «il fruttivendolo italiano».
Il suo business si allarga e i grandi banchieri, invidiosi dei suoi successi, continuano per anni a fargli una guerra spietata, fino ad accusarlo di falsificare i conti. Durante la Grande Depressione degli Anni '30, mentre molte banche falliscono perché hanno investito in azioni che si sono svalutate e non hanno più patrimoni, Bank of America non ne risente perché finanzia l'economia reale.
La sua determinazione è sempre stata una sola: «Le buone condizioni di accessibilità al credito possono fornire ad artigiani e piccole imprese gli strumenti per crescere, e la loro crescita sarà la base per la crescita anche della nostra banca». Oltre ai piccoli prestiti alle persone comuni, Giannini accetta anche clienti più rischiosi che vogliono investire nei vigneti, aiutando così l'industria del vino a svilupparsi.
A lui si rivolge nel 1932 Joseph Strass, progettista del Golden Gate, che da 14 anni non riesce a trovare un finanziatore. A convincere Amadeo è la certezza che il ponte avrebbe aiutato la popolazione di San Francisco a uscire dal clima di depressione economica che aleggia sulla città, e impone a Bank of America di non percepire alcun interesse sui 6 milioni di finanziamento.
Un patrimonio di 480 mila dollari
Ha reso il credito ragionevole, vedendo la banca realizzare un profitto. Giannini muore nel 1949 all'età di 79 anni. Bank of America è diventata la più grande banca del mondo, con un patrimonio di 7 miliardi di dollari e 526 filiali in più di 300 città degli Stati Uniti.
Alla sua morte, il New York Times scrive: «Un accurato inventario dei suoi beni ha stabilito che ammontano a 489.278 dollari, una piccola somma per un uomo della sua statura e del suo successo».
Nel testamento di sei pagine Giannini lascia tutto alla Bank of America-Giannini Foundation , un fondo filantropico fondato nel 1945, il giorno del suo 75esimo compleanno, destinato a promuovere la formazione dei dipendenti e a finanziare la ricerca medica. E conclude scrivendo «non teorizzate sul bene, fatelo». Oggi sul sito di Bank of America il nome «Giannini» non c'è.
Oggi regna il massimo profitto
Non si è avverato ciò che Giannini prevedeva: raccogliere da una comunità risorse finanziarie per restituirle alla società, a chi le merita e ha idee per sviluppare iniziative utili. Per lui l'accumulo di ricchezza era negativo, mentre in America, e ovunque nel mondo, è il patrimonio personale a distinguere i personaggi degni del maggior rispetto.
Oggi il banchiere massimizza il valore dei suoi azionisti e il manager, pagato per aumentare il valore delle azioni, usa i soldi dei risparmiatori per comprare e vendere, cioè speculare. Quindi vediamo operazioni indecenti come il riacquisto da parte della banca di azioni proprie, così sale il prezzo delle azioni e la remunerazione del manager.
Banche e Fondi si comprano le azioni a vicenda per apparire bravi davanti ai loro investitori. Oggi c'è da qualche parte uno come Giannini? Magari si, nelle banche piccole e ben gestite, ma per farlo emergere bisognerebbe dire ai piccoli imprenditori: «Votate il vostro banchiere!».
Amadeo P. Gianninibusto di amadeo gianniniBANK OF AMERICABANK OF AMERICA