AMAZON VI PIACE PERCHE’ VI FA RISPARMIARE E CONSEGNA GLI ORDINI PRESTO E BENE? - MA QUANDO IL GRUPPO DI BEZOS SARÀ MONOPOLISTA MONDIALE DI OGNI SORTA DI VENDITE, CONTINUERÀ A TENERE BASSI I PREZZI O LI ALZERÀ, COME FANNO TUTTI QUANDO NON C'È PIU’ NESSUNA CONCORRENZA?
Sergio Luciano per “Libero Quotidiano”
«Alexa, accendimi Netflix e fai partire l'ultima puntata di Narcos»: il signor Rossi si stravacca sul divano di casa e parla all' aria. Da qualche parte nella stanza c' è un microfono, e dentro c'è lei: Alexa, cioè Amazon. Il sistema di intelligenza artificiale inventato dal colosso del commercio elettronico per battere sul loro terreno Apple e Microsoft. Una specie di robot virtuale che può essere comandato a voce ed esegue ogni tipo di comando relativo alle attività di Amazon. Cioè a quasi ogni cosa.
Altro che Grande Fratello: qui siamo alla Grande Famiglia Amazon, anzi alla Grande Cupola - versione San Pietro, non versione Corlone, sia chiaro - sotto la quale troviamo tutto, e in fondo ci piace, perché pensiamo che sia sempre un affare. Perché spesso, per ora, è così. Con Amazon si risparmia e si fa prima.
Nel 2017 il gruppo fondato da Jeff Bezos nel 1994 con il nome di "Cadabra" (Abra l' aveva accantonato) per far capire le sue magiche ambizioni, ha fatturato nel mondo 142,5 miliardi di euro, crescendo del 31% di 2016. Una roba mostruosa: più del Pil dell'Ungheria. Poi, per carità: tutta quest' acqua Amazon la muove per guadagnare relativamente poco: appena 2,4 miliardi di euro.
E, per la storia, il 2017 è stato il secondo anno in cui ha guadagnato qualcosa, dal 1998 - anno in cui riuscì ad andare in Borsa a Wall Street - aveva sempre e solo perduto quattrini, ma da allora, vendendo quote azionarie sul mercato, ha sempre potuto autofinanziarsi. E piace tuttora talmente tanto ai borsaioli americani, che ha appena superato per capitalizzazione (alias, valore in Borsa) addirittura la grande Microsoft, toccando quota 669 miliardi di dollari.
Ma perché tutto questo dovrebbe importarci qualcosa? Perché ogni tanto l' intellighenzia - soprattutto quella europea - mugugna contro Amazon: dittatura commerciale, indifferenza per i diritti dei lavoratori, concorrenza sleale contro i commercianti tradizionali e robe del genere. Poi, però, ad ogni scandalo o scandaletto che nasca nell' arcipelago Amazon, dopo un fremito d' indignazione subentra subito l' indifferenza: come nel caso dei fraintesi braccialetti elettronici che, per teleguidare i movimenti dei magazzinieri, avrebbero finito col controllarne la vita sul lavoro.
Nasi arricciati, indignazione dal talk-show e poi: chi se ne frega, se quando vado sul portale compro la roba a metà prezzo e se il servizio Prime mi consegna tutto a casa in tempo reale per 20 euro all' anno, va bene anche il braccialetto.
LA DITTATURA
Se dittatura è, siamo consenzienti. E sarà pur vero che il fondatore Bezos è capitombolato dalla prima all' ottantaseiesima posizione nella classifica dell' Università di Harvard tra i più bravi capi-azienda del mondo appena Harvard ha inserito, nei parametri di merito, anche quelli della sostenibilità. Ma di nuovo: ci fa risparmiare? Prosit.
E quindi, Amazon s' allarga. Alexa funziona, e sta infilandosi in decine di elettrodomestici di tutti i tipi, per permeare le case dei clienti e, pian piano, portarli a spendere sempre e solo sul portale. E adesso c' è Amazon Pay, che è di fatto l' alternativa a Paypal, insomma un servizio che fa concorrenza alle banche. Amazon sta anche studiando le assicurazioni: altro settore ampiamente "digitalizzabile", per quanto è arretrato e burocratico. E poi c' è Amazon Video: una specie di televisione on-demand con un catalogo di titoli non paragonabile a quello di Netflix ma in via di avvicinamento.
Un circo equestre che non finisce più, con tutto dentro. Unico, vero rivale nel mondo: Alibaba, che anzi è già molto più grande di Amazon, ma vende ad oggi quasi solo in Cina, come se vivesse in un mercato recintato da una Grande Muraglia.
STANDARD OIL
Se Alibaba sfidasse Amazon sul suo terreno, cioè il resto del mondo, sarebbero dolori anche per Bezos. Il quale forse anche per questo cerca di diventare sempre più grande, e arrivare preparato allo scontro fatale. E noi? Una ragione per preoccuparci l' avremmo, in realtà. E non è l'evasione fiscale che anche Amazon - alla pari di Google e Facebook - ha commesso ai danni del nostro erario, cavandosela poi con una transazione da 100 milioni di euro.
No, la preoccupazione nasce da una domanda: ma quando Amazon sarà diventata monopolista mondiale di ogni sorta di vendite, e cioè assai presto, continuerà a trattarci bene almeno sui prezzi, o non li alzerà, come da che mondo è mondo fanno tutti i monopolisti, quando non c' è nessun concorrente a contrastarli?
Nessuno può saperlo, ma attenzione: nel 1890 la Standard Oil era una gigantesca (per l'epoca) compagnia petrolifera, politicamente potentissima, e la Casa Bianca decisa di smembrarla per legge in 34 pezzi, per ripristinare la libera concorrenza nel settore; e nel 1982 la At&t era un colosso telefonico strapotente, ascoltatissima al Congresso, e per legge venne spezzata in otto pezzi. Morale: prima o poi, in America, qualcuono si ricorda che il troppo stroppia e che il monopolio va evitato. Capiterà anche ad Amazon, a Google, a Facebook. È solo questione di tempo. Intanto, godiamoci i prezzi bassi e le consegne tempestive.