ilva taranto

QUEI PARACULI DI ARCELOR MITTAL - ANNUNCIANDO IL DISIMPEGNO DA ILVA, IL GRUPPO FRANCO-INDIANO PUNTA A FORZARE A SUO VANTAGGIO IL BRACCIO DI FERRO CON IL GOVERNO - LO STABILIMENTO PERDE 2 MILIONI AL GIORNO, IL PIANO INDUSTRIALE E’ LUNGI DALL’ESSERE RISPETTATO E CI SONO MIGLIAIA DI ESUBERI DA GESTIRE - ARCELOR POTREBBE CHIEDERE UNA REVISIONE DEL CONTRATTO E UN RIDIMENSIONAMENTO DEGLI IMPEGNI SUL PIANO DELL'OCCUPAZIONE...

Rita Querzé per il “Corriere della sera”

 

ARCELOR MITTAL

Per ArcelorMittal l'annuncio del disimpegno da Taranto è un po' come la mossa del cavallo per un giocatore di scacchi: permette di uscire da una situazione complessa e nello stesso tempo apre scenari che, dal punto di vista del gruppo franco indiano, sono migliorativi. Peggiorativi dal punto di vista dell' industria italiana, invece. Ma questo è un altro discorso.

 

Per vedere le cose con gli occhi di Lakshmi e Aditya Mittal (oggi la ceo, Lucia Morselli, non sarà al tavolo col governo) bisogna guardare i numeri. L'ex Ilva perde 2 milioni al giorno e 60 al mese, quando era gestita dai commissari perdeva 30-40 milioni al mese. Oggi l'acciaio costa 400 euro a tonnellata, al tempo dei commissari si parlava di 390.

 

ARCELOR MITTAL

Ma la differenza sta nel fatto che oggi le materie prime, i minerali, costano di più. In più sono arrivati i dazi. Il risultato è che, per assurdo, oggi Arcelor perderebbe meno pagando i lavoratori per stare a casa. E il piano industriale che i franco-indiani avevano in mente è lungi dall' essere rispettato con una produzione che si ferma a 4,5 milioni di tonnellate nel 2019, ben lontano dai 6 milioni previsti. In questo contesto va inserito il tira e molla sul cosiddetto «scudo penale». Messo e tolto. Poi rimesso e ritolto.

 

lucia morselli 2

Ieri il governo è stato durissimo. «Saremo inflessibili» ha promesso il premier Giuseppe Conte su Twitter in vista dell' incontro di oggi. D'altra parte ArcelorMittal ha parlato con i fatti: i suoi legali hanno già chiesto al Tribunale di Milano di dichiarare «l' efficacia del recesso». Lucia Morselli, la nuova ceo con la fama di donna tutta d'un pezzo, temuta dal sindacato che ancora ricorda lo sciopero di 36 giorni alla Ast di Terni, non è tipo da bluff. Lo scenario dell'uscita di ArcelorMittal dalla partita di Taranto è sicuramente in campo. Ma potrebbe esserci anche un piano B. Quello del ridimensionamento. «Sia chiaro, anche questa è una prospettiva da combattere.

 

Una piccola ex Ilva con 5-6 mila esuberi alla fine diventerebbe poco più di un polo logistico dell' acciaio. Faremo di tutto perché ciò non avvenga», dice il leader della Fim Cisl Marco Bentivogli. Ammesso che il governo voglia ripristinare lo scudo penale, magari inserendo la norma nel decreto fiscale, c' è da scommettere che questo non basterà. ArcelorMittal avrà gioco facile a contestare l' inaffidabilità dell' esecutivo e, nella migliore delle ipotesi, ad alzare la posta. Chiedendo una revisione del contratto e un ridimensionamento degli impegni sul piano dell' occupazione. Qui però si entra in un territorio delicatissimo.

TARANTO EX ILVA GRU

 

Non è escluso infatti che Acciai Italia - la cordata che aveva conteso ad Arcelor l'ingresso in Ilva (Jindal, Arvedi, Del Vecchio e Cdp) - possa andare per vie legali. Di certo se c'è una persona che può raccapezzarsi in questo dedalo è proprio Lucia Morselli, che di Acciai Italia era amministratore delegato. Tornando allo scenario del ridimensionamento, chi di acciaio se ne intende dice che per rendere sostenibile sul piano economico la produzione attuale bisognerebbe avere in carico 3.000 stipendi in meno. Se invece dovesse chiudere l'area a caldo salterebbero 4-5 mila posti di lavoro. Di certo una delle prime mosse di Morselli a Taranto è stato il cambio del responsabile del personale con l'arrivo di Arturo Ferrucci, che già aveva affiancato la manager nella dolorosa ristrutturazione di Ast. Un avvicendamento che fa pensare ad alcuni che la multinazionale si stia attrezzando anche allo scenario della ristrutturazione.

 

ilva

A rendere più forte la posizione di ArcelorMittal, per finire, è anche il fatto che di ora in ora l'idea di un ritorno in campo di Jindal (oggi impegnato nel rilancio di Piombino) sembra meno consistente. «Abbiamo fatto le nostre verifiche, al momento non ci sembra uno scenario credibile», dice Mirco Rota della Fiom Cgil. In effetti Jindal in questo momento ha fatto un investimento da 2,8 miliardi in India. Fin qui gli scenari possibili. A fine mattinata si avrà chiarezza sulla posizione di ArcelorMittal. Ma si tratterà solo dell' apertura di una lunga partita a scacchi.

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