BANCA NETWORK FA CRAC E 30 MILA CLIENTI DA UN GIORNO ALL'ALTRO, NON HANNO PIÙ POTUTO RITIRARE I PROPRI SOLDI - L'AZIONISTA PIÙ IMPORTANTE SONO I FRATELLI MAGNONI, AFFIANCATI DAL BANCO POPOLARE, DALLA DE AGOSTINI GUIDATA DA PELLICIOLI E DA AVIVA IL COLOSSO BRITANNICO DELLE ASSICURAZIONI - DA ANNI I SOCI NON FANNO CHE LITIGARE TRA LORO E NESSUNO HA MESSO MANO AL PORTAFOGLIO PER RAFFORZARE IL PATRIMONIO DELLA BANCA IN DIFFICOLTÀ….

Vittorio Malagutti per "il Fatto Quotidiano"

Una banca efficiente sempre al tuo fianco". La scritta campeggia sul sito internet di Banca Network e forse i commissari che amministrano l'istituto con base a Milano avrebbero fatto meglio a togliere di mezzo lo slogan pubblicitario. "Banca efficiente", certo, come no? Così com'è quella frase suona come lo sberleffo definitivo per migliaia di clienti che ormai da una settimana non riescono neppure più ad accedere al proprio conto. Nel senso che il bancomat non funziona e tantomeno sono possibili prelievi allo sportello.

Tutto fermo a Banca Network. Lo hanno deciso Giuseppe Bonsignore e Raffaele Lener, i due professionisti che dal novembre scorso gestiscono l'istituto in qualità di commissari straordinari nominati da Bankitalia. Il blocco dei conti è arrivato al'improvviso, spiazzando i clienti. Rifornirsi di denaro contante è diventato impossibile.

La scelta estrema dello stop ai prelievi, che durerà almeno un mese, si spiega con "la situazione di difficoltà della banca", come recita il comunicato diffuso dai commissari. A dire il vero Banca Network è in grave difficoltà da un pezzo. Bilanci in rosso, spese fuori controllo, carenze nei controlli interni. E alla fine è arrivato il siluro della Banca d'Italia, che ha azzerato il consiglio di amministrazione dell'istituto, che è controllato da un parterre di soci ben conosciuto nel mondo finanziario.

L'azionista più importante è la holding Sopaf dei fratelli Magnoni, affiancata dal Banco Popolare, dalla De Agostini guidata da Lorenzo Pellicioli e da Aviva il colosso britannico delle assicurazioni. Da anni i soci non fanno che litigare tra loro per i motivi più vari. La sostanza però è che nessuno ha messo mano al portafoglio per rafforzare il patrimonio della banca in difficoltà. E una dopo l'altra sono cadute anche tutte le trattative per cedere le attività a un altro istituto, così come chiedeva la Banca d'Italia per evitare il peggio.

Adesso il blocco dei depositi viene da molti interpretato come il de profundis per Banca Network. Nel giro di poche settimane i commissari potrebbero avviare il procedimento per la liquidazione coatta. Questo significa che la settantina di dipendenti dell'istituto perderanno il posto. Per i clienti invece, nel caso la banca non riuscisse a far fronte ai propri impegni, si renderebbe necessario l'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi che garantisce una copertura fino a 100 mila euro.

Come si è arrivati a questo punto? Banca Network nasce da una costola del gruppo Popolare Lodi di Gianpiero Fiorani (era la vechia Bipielle Net) e aveva un modello di business fondato su una rete di promotori al posto delle tradizionali filiali. Solo che i costi dell'esercito di venditori si sono rivelati insostenibili. Peggio: la banca ha dovuto far fronte a una miriade di vertenze legali avviate in parte da promotori, in parte da clienti insoddisfatti.

Già nel 2009 la vigilanza di Banca d'Italia aveva sanzionato amministratori e collegio sindacale di Banca Network per una lunga serie di "carenze nell'organizzazione e nei controlli interni". All'epoca il presidente Angelo Testori e l'amministratore delegato Maurizio Cozzolini (reduce da una condanna a sei mesi, con patteggiamento, per la vicenda della banca bresciana Bipop) avevano predisposto un nuovo piano industriale per tentare il rilancio. E' andata malissimo.

Anche i commissari nominati da Banca d'Italia non sono però riusciti a combinare granchè. In questi ultimi mesi le difficoltà della banca si sono aggravate. La fuga dei clienti e anche di buona parte dei promotori scampati ai tagli degli anni precedenti ha di fatto mandato in tilt la gestione. Un'ipoteca pesante sul futuro era poi l'enorme contenzioso ereditato dal passato. I rischi, secondo indiscrezioni, ammonterebbero in totale a qualcosa come 80 milioni di euro.

E i compratori? Nelle settimane scorse si è fatto avanti più di un gruppo creditizio, come per esempio la Popolare Vicenza. Le trattative si sono però arenate. I commissari nel loro ultimo comunicato segnalano che è aperto un negoziato con la società modenese Consultinvest alleata con la Cassa di risparmio di Ravenna. Trattative complicate. E non solo per gli oggettivi problemi della banca in vendita. Tra gli amministratori di Consultinvest compare Marco Elia Sturmann, che fino a un paio di anni fa era nel board di Banca Network. Ed era stato multato da Banca d'Italia per le irregolarità nella gestione.

 

 

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