FUGA DAL BTP (CHISSENEFREGA DI MONTI) - I COLOSSI BANCARI EUROPEI NON VOGLIONO RIPETERE L’ERRORE FATTO CON LA GRECIA E TENERSI NEL PANCIONE I TITOLI ITALIANI (NE HANNO PER 326 MLD) - È QUESTO IL MOMENTO DI VENDERE, SINO A QUANDO L’ACQUISTO DA PARTE DELLA BCE PER SOSTENERNE LA DOMANDA, NON SARÀ UFFICIALMENTE CONCLUSO - LE BANCHE ITALIANE IN CONTROTENDENZA: “CONTINUEREMO AD INVESTIRE IN TITOLI DEL TESORO LA MAGGIOR PARTE DELLA NOSTRA LIQUIDITÀ”, ASSICURA PASSERA…

Francesco Semprini per "la Stampa"

Le banche europee ancora non si fidano. Non del tutto almeno. Le dimissioni di Silvio Berlusconi e l'arrivo di un tecno-governo per risollevare le sorti dell'Italia, da sole, non sono una garanzia di immunità da crisi prolungata. Così, alcuni grandi istituti del Vecchio continente sono al lavoro per pianificare la dismissione di una parte dei circa 300 miliardi di euro in titoli del Tesoro presenti nei rispettivi forzieri. A rivelarlo è un dossier di «International Financing Review», secondo cui i big della finanza continentale temono di dover fare i conti con un sisma simile a quello greco.

Durante la crisi ellenica gli istituti europei hanno mantenuto in portafoglio i titoli del debito di Atene «più di quanto avrebbero dovuto», a causa delle pressioni dei governi nazionali e della convinzione che i credit default swap - i prodotti derivati con cui vengono assicurati i bond di stato -, li avrebbero messi al riparo da perdite pesanti. «Quando il precipitare degli eventi ha accelerato la dismissione, era troppo tardi», dice il dossier della pubblicazione accademica. Collocare i titoli sui mercati secondari ovvero trovare acquirenti, è stato assai arduo.

È questo il momento di vendere, secondo alcuni grandi attori della finanza continentale, almeno sino a quando il Quantitative easing della Bce, ovvero l'acquisto di bond italiani volto a sostenerne la domanda, non sarà ufficialmente concluso. Secondo un rapporto della European banking authority, i 90 più grandi istituti del continente detengono circa 326 miliardi di debito italiano, su circa 1.900 miliardi di esposizione complessiva, 300 miliardi dei quali con scadenza 2012. Una mappatura dell'esposizione sul debito italiano l'hanno fornita gli stress test compiuti dalla Eba: a dicembre dieci tra i principali istituti creditori dell'Italia erano stranieri.

Bnp Paribas deteneva 28 miliardi di euro in titoli, Dexia, 15,8 miliardi di euro, Commerzbank 11,7 miliardi, Credit Agricole 10,8 miliardi e Hsbc 9,9 miliardi. Da allora gli istituti hanno ridotto la loro esposizione, Bnp Paribas ad esempio ha ceduto 8,3 miliardi di euro in titoli nei quattro mesi terminati alla fine di ottobre, mentre Commerzbank, nei primi nove mesi del 2011, ne ha dati via 1,8 miliardi di euro.

«Cosa vedremo nelle prossime settimane? La vendita di consistenti volumi di titoli a breve termine», spiega Eric Strutz, direttore finanziario di Commerzbank. «Noi pensiamo a un'ulteriore riduzione di 2 miliardi di euro nel quarto trimestre». A vendere, secondo il dossier di Ifr, sarà anche Société Générale che da giugno ha dimezzato l'esposizione sull'Italia a 2,5 miliardi di euro, e Barclays che l'ha ridotta di oltre un miliardo nel terzo trimestre.

Tutto questo rischia di avere ricadute a Francoforte, dove la Bce è impegnata a contenere le spinte al rialzo dei rendimenti che la scorsa settimana hanno raggiunto quota 7,5% nel caso dei decennali, record italiano dalla nascita dell'Eurozona e massimo interno dal 1997. E come ha dimostrato l'aumento dei margini di garanzia da parte di Lch Clearnet, la seconda camera di compensazione dei bond, con i titoli a scadenza decennale scambiati a 85 centesimi su un valore nominale di un euro, trattare obbligazioni del Tesoro italiano richiede garanzie finanziarie più robuste.

Se il clima di incertezza condiziona l'Europa centrale, le banche italiane appaiono più fiduciose. «Secondo gli stress test, lo scorso dicembre Intesa Sanpaolo deteneva 60 miliardi di euro in debito italiano, Unicredit e Monte dei Paschi di Siena, rispettivamente 49 e 32 miliardi», riporta Ifr. E queste esposizioni sono variate di poco negli ultimi dieci mesi. «Continueremo ad investire la maggior parte della nostra liquidità in titoli del Tesoro», ha detto Corrado Passera durante una recente conferenza con gli analisti.

Secondo l'ad «si tratta di titoli che danno il giusto rendimento vis-à-vis al costo. Quindi non è previsto un cambio di strategie». A questo, concludono gli analisti di Ifr, si aggiunge un fattore tecnico: «I requisiti introdotti da Basilea impongono livelli minimi di capitale a guardia della stabilità. E questo è un deterrente alle vendite di massa di titoli sovrani, compresi Bot e Btp».

 

bankitalia big Lesordio di Monti in Senato da Repubblica MARIO DRAGHI Credit Agricole e Generali logoParibas

Ultimi Dagoreport

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME