BANCHE LIQUIDE PER NON ESSERE LIQUIDATE - LA VIGILANZA BANCARIA DI BASILEA TROVA L’ACCORDO PER I NUOVI LIMITI AI PATRIMONI - APPLICAZIONE SOFT (SI VA A REGIME NEL 2019) PER EVITARE SCOSSE SUI MERCATI MA GIÀ NEL 2015 GLI ISTITUTI DI CREDITO DOVRANNO GARANTIRE UNA QUOTA DI LIQUIDITÀ CONTRO EVENTUALI SHOCK - COME FARANNO LE BANCHE ITALIANE, SOTTO CAPITALIZZATE E SENZA CONTANTE, AD ADEGUARSI IN FRETTA?...

Vittoria Puledda per "la Repubblica"

Con una decisione all'unanimità, i Governatori del Comitato di vigilanza bancaria di Basilea, riuniti presso la Bri (la Banca dei regolamenti internazionali) hanno votato gli standard di liquidità (Lcr) previsti da Basilea 3, scaglionando nel tempo la loro entrata in vigore. La scelta, che riflette le richieste largamente condivise anche dalla Banca d'Italia, prevede che i nuovi criteri sulla liquidità che le banche dovranno conservare nei loro forzieri scattino dal gennaio del 2015, come era stato fissato a suo tempo, ma che le misure entrino gradualmente in vigore, fino al primo gennaio 2019.

In pratica nel 2015 gli istituti di credito dovranno garantire una quota di liquidità disponibile per far fronte ad eventuali shock di mercato pari al 60% dell'obiettivo ottimale secondo i criteri di Basilea 3. Questo "tesoretto", che dovrà consentire alle banche di fronteggiare situazioni di stress finanziario per 30 giorni, verrà incrementato del 10% ogni anno, fino ad arrivare alla copertura del 100% dei criteri previsti a fine percorso, nel 2019.

Le ragioni della gradualità sono state spiegate dallo stesso comunicato dei Governatori: occorre assicurare che i nuovi criteri di liquidità vengano «introdotti senza creare scossoni all'organizzazione dei sistemi bancari nel finanziamento delle attività economiche».

In pratica i Governatori si sono trovati a dover bilanciare due esigenze: garantire che uno shock anche importante sui mercati finanziari non si traduca in una improvvisa mancanza di liquidità delle banche ma nello stesso tempo impedire che all'economia reale venga meno ancora un altro pezzetto del già magro sostegno al credito; insomma, che le il ciclo economico sia tenuto ancora più a stecchetto dalle banche, vincolate da nuove regole a bloccare i propri attivi in forme di liquidità invece di far prestiti al sistema produttivo.

Quei rischi potenzialmente recessivi (che erano già stati individuati quando fu messa mano a Basilea 3) si sono rivelati infatti, con il peggioramento della congiuntura, non più affrontabili.

Il presidente del gruppo dei Governatori (e Governatore della Banca d'Inghilterra) Mervyn King ha sottolineato infatti che il percorso graduale per adeguarsi ai nuovi standard garantisce che questi «non ostacoleranno in alcun modo la capacità del sistema bancario globale di finanziare la ripresa». Inoltre, ha detto King, «l'ampia maggioranza» delle più grandi banche del mondo, «già detiene un livello di liquidità ben al di sopra del minimo richiesto da questi standard».

Il pacchetto di emendamenti votati ieri a Basilea prevede anche la revisione della definizione di asset "ad alta liquidabilità", con un relativo addolcimento dei parametri. In particolare è stato previsto che nel paniere di questi asset potranno essere inclusi anche alcune azioni, le obbligazioni societarie con un rating minimo di tripla B - e i mutui ipotecari di miglior qualità. Questi strumenti potranno rappresentare al massimo il 15% del famoso cuscinetto e verranno contabilizzati al 50% del loro valore.

Ora il Comitato passerà alla revisione del Net Stable Funding Ratio (il coefficiente strutturale di medio termine). La settimana che si apre potrebbe essere decisiva per l'intero pacchetto di Basilea 3, con i due nuovi round di negoziati a livello Ue tra Parlamento, Consiglio e Commissione Ue fissati per il 10 e il 15 gennaio. Il principale nodo ancora da sciogliere è la questione dei bonus ai manager.

 

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