DATAGATE, BANNON: ‘’I DATI DI FACEBOOK SONO STATI SEMPRE IN VENDITA, IN TUTTO IL MONDO, E I PARTITI NE HANNO FATTO USO - NEL 2008 FURONO I GIOVANI DI GOOGLE E FB AD AVVICINARE OBAMA IN AEROPORTO PER SPIEGARGLI L’IMPORTANZA DEI LORO DATI, LO SAPEVANO TUTTI NESSUNO NE HA PARLATO. CERTA INFORMAZIONE NON PARLA DI QUESTE COSE SE RIGUARDANO CERTI PARTITI''
Franceso Semprini per La Stampa
Steve Bannon racconta la sua verità sul “Datagate”, lo scandalo sull’uso illecito dei profili Facebook da parte di Cambridge Analityca, la società britannica di cui è stato vicepresidente.
L’ex stratega di Trump smentisce l’acquisto di dati dal social media quando era numero due dell’azienda: «Sarà stato il tipo di Cambridge», dice, in riferimento probabilmente ad Alexander Nix, il controverso Ceo sospeso dal suo incarico.
A tirare in ballo Bannon era stata la gola profonda dello scandalo, Chris Wylie, un ex dipendente di CA, secondo cui la società abbia operato sotto le sue direttive per almeno due anni, dal 2014 al 2016, prima che il timoniere di Breitbart diventasse regista della campagna elettorale di Donald Trump.
Il suo obiettivo - rivela Wylie al Washington Post - era fabbricare profili dettagliati di milioni di elettori americani su cui misurare l’efficacia dei messaggi populisti alla base della cavalcata dell’ex tycoon in Usa 2016.
L’ex capo stratega della Casa Bianca ha accolto l’invito al simposio “Future of News” organizzato dal Financial Times, con l’obiettivo di contrattaccare sulla vicenda che sta tenendo col fiato sospeso il mondo dei social e della politica delle due sponde dell’Atlantico.
Spiega che i dati del colosso di Mark Zuckerberg sono stati sempre in vendita, in tutto il mondo, e i partiti ne hanno fatto uso. «Nel 2008 furono i giovani di Google e FB ad avvicinare Obama in aeroporto per spiegargli l’importanza dei loro dati, lo sapevano tutti nessuno ne ha parlato». Certa informazione, secondo Bannon, non parla di queste cose se riguardano certi partiti. «Poi io improvvisamente ne ho parlato qualche anno fa ed è successo il putiferio».
L’ex capo stratega della Casa Bianca si è lanciato anche in previsioni sul futuro assetto della squadra di governo che accompagnerà Donald Trump nel resto del suo mandato. E dice che qualora John Kelly dovesse lasciare la guida dello staff non ci sarebbe nessun nuovo capo di gabinetto.
Piuttosto Trump sceglierà di fare riferimento a un gruppo «di cinque o sei fiduciari con cui avrà rapporti diretti», proprio come accade nella Trump Organization. «Credo che il presidente si trovi a suo agio con una struttura di quel genere», chiosa Bannon spiegando che Kelly ha portato un po’ troppa «struttura» e gerarchia alla Casa Bianca.
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«Lo stile di Reince Priebus (il primo chief of staff del 45 esimo presdiente americano) era un po’ più simile a quello di Trump. Il General Kelly è del tutto diversa, molto ordinato, molto strutturato». Secondo il guru della campagna elettorale di Trump gli effetti di questa diversità si sono visti, «e in futuro vedremo il presidente molto più in contatto con la gente del suo staff». Una previsione che ha il sapore della premonizione vista l’aria di rinnovamento che tira in queste ultime settimane alla Casa Bianca.