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LA BATTAGLIA PER GENERALI È SOLO IL PRIMO TEMPO DELLA GUERRA PER MEDIOBANCA - NONOSTANTE TUTTO, LA CONQUISTA DELLA MAGGIORANZA DEL LEONE RESTA UNA MISSIONE PRATICAMENTE IMPOSSIBILE - INSOMMA: TUTTO RESTERÀ COME PRIMA MA NULLA SARÀ COME PRIMA. PERCHÉ UNA VOLTA CHIUSA LA PARTITA DI TRIESTE, SI APRIRÀ QUELLA DI MILANO, CON GLI STESSI PROTAGONISTI: CALTAGIRONE (E SOPRATTUTTO DEL VECCHIO) CONTRO L’AD DI MEDIOBANCA ALBERTO NAGEL

Francesco Manacorda per “la Repubblica - Affari & Finanza”

 

francesco gaetano caltagirone

Sarà pure una «guerra d'indipendenza a cui seguirà il Risorgimento», come ha detto in una rara intervista Francesco Gaetano Caltagirone, ma per ora - al di là dell'opportunità di certe metafore belliche in questa epoca disperata - lo scontro per Generali somiglia più a una guerriglia, ricca di imboscate e attacchi con armi non convenzionali.

 

luciano cirina

A partire dalla scelta forte di proporre come amministratore delegato alternativo all'attuale il suo numero tre Luciano Cirinà. Venerdì, con la presentazione del piano alternativo a quello esposto tre mesi prima dall'amministratore delegato Philippe Donnet, si è svelata non solo una battaglia sui numeri, ma una vera offensiva d'immagine con tanto di sito web dedicato a "risvegliare" le Generali, telefoni e contatti mail a cui si possono rivolgere gli azionisti insoddisfatti dell'attuale gestione e perfino l'immagine di un ferocissimo leone ruggente, senza l'ombra di un Vangelo sotto la zampa, che si contrappone al pacioso felino di San Marco da sempre simbolo della compagnia.

CLAUDIO COSTAMAGNA LUCIANO CIRINA

 

 I numeri e le idee del piano alternativo sono tutti ambiziosi - dall'aumento dell'utile e dei dividendi, alla promessa di forti efficienze sui costi - e ovviamente auspicabili per qualsiasi socio. Il problema principale, come hanno sottolineato già venerdì alcuni analisti, è se sono anche raggiungibili e a costo di quali sforzi.

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

Quanto alla contestatissima (da Generali) presenza di Cirinà come candidato amministratore delegato nella lista di Caltagirone, al di là delle controversie legali che seguiranno la sua mossa, sarebbe interessante capire se le idee per il "risveglio" di Trieste che ha presentato al mercato fossero state già avanzate dal manager allo stesso Donnet e magari al cda della compagnia.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE

Se ciò fosse avvenuto senza che si muovesse foglia sarebbe un problema di governance delle Generali, che evidentemente non sarebbe in grado di acogliere o quantomeno discutere idee di forte cambiamento. Se invece Cirinà non si fosse finora epresso, resterebbe da comprendere come abbia potuto allestire così rapidamente una strategia alternativa per Trieste.

 

Quello che resta più difficile da capire è la conversione sulla via di Damasco di Caltagirone, che di Generali è stato fino a settanta giorni fa non solo consigliere, ma anche vicepresidente. Nell'intervista al Sole 24 Ore, il costruttore e finanziere spiega ad esempio che la vendita delle attività del Loene in Olanda e Belgio e le acquisizioni fatte in Grecia e Portogallo, sono state un grave errore perché si è usciti da Paesi ad alto Pil per entrare su mercati meno ricchi.

LE LISTE DEI CANDIDATI PER IL CDA GENERALI

 

Chi all'epoca sedeva in consiglio con Caltagirone, però, non ha tardato a ricordare come all'epoca il vicepresidente delle Generali avesse approvato senza riserve, e anzi con grande favore, le operazioni.

 

Ma, mutamenti di opinioni e di posizioni a parte, dove Caltagirone tocca un punto vero e sensibile è quando attacca la mossa improvvida di Mediobanca di provare a blindare il suo controllo sulla compagnia grazie a un prestito titoli che le darà il 4,4% del capitale votante in più in assemblea.

 

Leonardo Del Vecchio

Quasi scontato che se la lista presentata da Mediobanca non dovesse passare con un'amplissima maggioranza (diciamo che al 4,4% del capitale "incriminato" bisognerà aggiungere anche l'1,44% di cui il socio De Agostini ha annunciato la vendita, mantenendo però il diritto di voto all'assemblea) partiranno ricorsi legali.

 

Ma soprattutto in questo modo piazzetta Cuccia ha creato un pericoloso precedente che se fosse replicato in massa potrebbe causare effetti perversi sul sistema finanziario italiano.

 

Il tema è interessante anche perché proprio Mediobanca sarà il prossimo fronte di questo scontro. Come finirà infatti da qui a un mese? Le chances dello schieramento guidato da Caltagirone, che potrà con ogni probabilità contare anche sui voti della Delfin di Leonardo Del Vecchio e della Fondazione Crt (iniziali compagni di strada nello scisma delle Generali, tanto da aver siglato con l'Ingegnere un patto di consultazione), appaiono oggi in leggero rialzo rispetto a qualche mese fa.

 

lorenzo pellicioli

Ma nonostante tutto la conquista della maggioranza resta una missione pressoché impossibile. Lo stesso Caltagirone si è predisposto all'evenienza mettendo ai primi quattro posti della lista, quelli che conquisterà se sarà la seconda compagine più votata dall'assemblea degli azionisti, tre nomi oltre al suo - Flavio Cattaneo, Marina Brogi e Roberta Neri - che potrebbero dare molto filo da torcere come consiglieri di minoranza. Dunque è possibile pronosticare che in Generali accadrà il contrario della regola aurea del Gattopardo: tutto resterà come prima ma nulla sarà come prima.

 

ALBERTO NAGEL

Sia perché, anche sotto la probabile futura conduzione di Donnet, il consiglio d'amministrazione opporrà maggiori sfide al capoazienda, sia soprattutto perché dopo i tre colpi di fischietto che segnano la fine della partita a Trieste ci sarà subito il fischio d'inizio di un'altra partita che si apre a Milano tra gli stessi protagonisti: Caltagirone e soprattutto Leonardo Del Vecchio contro l'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel.

Alberto NagelLeonardo Del Vecchio

francesco gaetano caltagirone

leonardo del vecchio

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