BEN-ATTI IMPURI – VITA, OPERE E DONNE DI MARCO “LOLITO” BENATTI, UNO DEI PUBBLICITARI PIÙ POTENTI D’ITALIA

DAGOREPORT

Quando nel 1999 sposò Marina Salamon, lei aveva 40 anni e lui 45. Di bene in meglio: adesso Lolito, al secolo Marco Benatti, 60 anni fra un mese, ha moltiplicato per otto la differenza d'età e se la fa con una ragazzina di 20, Ilaria Filippi, originaria come lui di Verona.

È la stessa interessata a darne notizia su Facebook: «Ha studiato Architettura presso Politecnico di Milano. Anno di laurea/diploma: 2012. Fidanzata ufficialmente con Marco Benatti dal 24 aprile 2011».

Le foto che corredano il profilo non lasciano dubbi in proposito: il fondatore, presidente e azionista di maggioranza di Fullsix, agenzia di marketing e comunicazione digitale quotata in Borsa, è ritratto in teneri atteggiamenti con la nuova fiamma in Messico, nel Bhutan, in Egitto, a Cipro, a Parigi, a letto, sui campi di sci, sott'acqua, in aereo, col cane.

Siccome la fanciulla è anche fotografa (lo stesso mestiere del compagno ai suoi esordi a Verona sul finire degli anni Settanta), vi sono numerose immagini scattate da lei nell'intimità casalinga, come quella in cui l'ex signor Salamon appende a una parete i ritratti di coppia eseguiti dalla sua dolce metà con l'autoscatto. C'è pure un tatuaggio sull'avambraccio braccio destro di lei: «Per sempre». E un misterioso 101, col simbolo dell'infinito, sul pube, ancora di lei.

Un capitolo a parte meritano le foto dei figli. Secondo quanto scritto sul Giornale da Stefano Lorenzetto nel 2005, Benatti ne ha uno stuolo: Lupo, Jacopo e Francesco, avuti in seconde nozze da Marina Salamon (già madre di Brando, frutto del rapporto con Luciano Benetton), più Marianna e Carlo, nati dal primo matrimonio, più Claudia, presa in affido. Sette in tutto.

In attesa di figliare a sua volta col Lolito, Ilaria Filippi, accasata con Benatti tra Milano e Verona, s'è calata con slancio nella parte di mamma adottiva, almeno a giudicare dalle istantanee scattate con i figli del compagno. Una sequenza fotografica di Brando Salamon Benetton Benatti, postata giovedì scorso, s'intitola un po' infelicemente "Storie di ordinaria follia".

Ad avvalorare l'intestazione, le stralunate espressioni del ragazzo. Nel diario su Facebook la compagna di Lolito Benatti non manca di svelare le proprie simpatie politiche col seguente pensierino: «Capire chi ha votato Berlusconi è un po' come individuare chi ha scorreggiato in ascensore».

Ma chi è davvero Benatti? Il prologo dell'intervista che Lorenzetto fece a Lolito otto anni fa per Il Giornale spiega assai bene la storia del personaggio. Vale la pena di riportarlo.

«Per capire la differenza che passa tra un giornalista e un pubblicitario, considerate questo: mentre io sono qua che sudo per riempire una pagina di giornale con la 299ª intervista della presente serie, il tipo italiano Marco Benatti sta nuotando in una piscina lunga 25 metri e larga 5. Ma non di un hotel: di casa sua, una villona padronale con quattro ettari di verde intorno e vista panoramica, sul colle che domina Verona.

Non è in vacanza neppure lui, badate bene. Però entro sera di pagine ne avrà riempite addirittura 137 con le inserzioni di alcuni dei suoi 900 clienti, tutti big dell'economia e dell'industria. E avrà mandato in onda, fra Rai, Mediaset e altre reti commerciali, 1.274 spot. Cosicché in un giorno saranno transitati dalle sue mani fatate 8,2 milioni di euro. Converto in lire che fa più impressione: 15 miliardi e rotti. Contro i miei 15 mila caratteri d'intervista che gli sto dedicando. Ditemi voi se la giustizia è di questo mondo».

«Io lo conoscevo bene, Marco Benatti, l'uomo che da solo incamera il 40% di tutte le risorse pubblicitarie destinate ai mass media in Italia e movimenta tre miliardi di euro l'anno (fonte: Il Sole 24 Ore), il mammo che nel giugno 1999 aveva deciso di mollare gli affari e lasciare Milano per ritirarsi ad allevare Lupo, Jacopo e Francesco, i tre figli avuti in seconde nozze da Marina Salamon (la quale gli aveva portato in dote il piccolo Brando Benetton, frutto della lunga relazione con Luciano, il signore dei maglioni), più Marianna e Carlo, i due figli nati dal suo precedente matrimonio, più Claudia, presa in affido: totale sette.

Sono andato a ripescare il primo numero del Nuovo Veronese, uscito nel novembre 1977, e nella gerenza leggo: "Luigi Vinco, direttore responsabile; Stefano Lorenzetto, redattore capo; Alfredo Meocci, servizi speciali; Marco Benatti, direttore della pubblicità". Cribbio, direbbe il Cavaliere, ne ha fatta di strada!».

«Benatti nasce nella città di Romeo e Giulietta il 29 luglio 1953, primo dei sei figli di un architetto. Impensierito dalle propensioni ludiche del ragazzo, più incline agli amorazzi estivi e al windsurf sul Garda che non agli studi universitari, il capofamiglia ha un'idea: "Se riesci a guadagnarti qualche soldo, a fine anno te lo raddoppio".

È il 1975. Il ragazzo vende la Kawasaki 900, col ricavato compra alcune Nikon e s'improvvisa fotografo: matrimoni, battesimi, dépliant per pizzerie. Poi comincia a trascinare il concittadino Luciano Dal Falco, ministro della Sanità, da uno stand all'altro della Fiera. Stretta di mano all'espositore, sorriso di circostanza, colpo di flash. Le stampe vengono consegnate prima di sera ai contadini arricchiti, che non badano a spese pur di avere finalmente qualcosa da mettere in cornice per vantarsi con gli amici. A fine anno ha raggranellato 2 milioni di lire. Cioè quattro, perché il padre è un uomo di parola».

«Benatti junior investe subito il gruzzolo. Fonda uno studio di fotografia e pubblicità, Imagivresse, e si mette a raccogliere inserzioni per un gruppo editoriale che comprende il settimanale Il Nuovo Veronese e le emittenti Novaradio e Telenuovo. A tempo perso si diletta a scrivere l'oroscopo ("se mi stava sulle palle qualcuno del Toro, ero capace d'inventarmi cose orribili su questo segno per intere settimane"). Nel 1982 me ne vado io, l'anno dopo se ne va lui».

«Su consiglio di Alberto Bauli, apre Blumedia. L'imprenditore del pandoro è assillato dallo sgradevole sospetto di pagare troppo cari gli spot televisivi. "Tu che hai esperienza, buttaci un occhio", gli propone. In effetti è materia da specialisti. Un'azienda dolciaria non può conoscere il ventre molle dei listini, occuparsi di fasce orarie, valutare gli indici d'affollamento, interpretare i dati di audience, pianificare le campagne. E Benatti s'inventa un lavoro che prima non c'era».

«Attualmente è il boss per l'Italia (lui dice "country manager") di Wpp, colosso mondiale della pubblicità che ha 82.000 dipendenti e attraverso 12 holding controlla migliaia di aziende, di cui 40 operative nel nostro Paese. In pratica è l'alter ego di sir Martin Sorrell, un inglese che compare sull'ultima copertina di Prima comunicazione con le sembianze di Darth Vader, il capo delle forze malefiche di Guerre stellari. Il perché è presto detto: Wpp, cioè Benatti, sta per annettersi anche il media center della Fiat, dopo che già si era pappato la pubblicità di Mercedes, Volkswagen, Audi, Toyota, Ford, Chrysler, Volvo, Jaguar e Mazda, solo per fermarsi alle auto».

Tempo sei mesi e Lolito, che già si era separato da Marina Salamon, divorzierà anche da Wpp. Anzi, sarà sir Martin Sorrell a licenziarlo "all'inglese", con lo spettacolare intervento degli 007 privati della Kroll, delle guardie giurate della Mondialpol e della polizia, all'una e trenta di notte, al quinto piano di via Carducci 14 a Milano, sede di Wpp Italia. Neanche il tempo di svuotare i cassetti della scrivania.

 

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