ORCEL NELLA TENAGLIA ROMA-BERLINO – IL VICECANCELLIERE TEDESCO, ROBERT HABECK, CHIEDE AIUTO AL MINISTRO GIORGETTI PER FERMARE LA SCALATA DI UNICREDIT A COMMERZBANK (ALLA FACCIA DEL LIBERO MERCATO E DEL RAPPORTO DRAGHI CHE AUSPICAVA LA CREAZIONE DI “GRANDI GRUPPI EUROPEI”) – MA SE I TEDESCHI RESPINGONO L’ASSALTO IN PATRIA DELL’ISTITUTO ITALIANO (ALLA FACCIA DI SALVINI CHE CONSIDERA UNICREDIT “UNA BANCA STRANIERA”), SPINGONO PER PAPPARSI ITA CON LUFTHANSA – SULL’ASSE ROMA-BERLINO ANCHE LE PARTITE ENERGIA E AUTOMOTIVE…
Estratto dell’articolo di Andrea Greco,Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
Il governo tedesco ha chiesto aiuto al Tesoro per bloccare la scalata di Unicredit a Commerzbank. E il ministro Giancarlo Giorgetti si sarebbe mostrato sensibile alle istanze del vicecancelliere Robert Habeck. Uno scambio di vedute che complica il cammino, già irto, della banca italiana alla conquista dell’istituto di Francoforte, di cui Unicredit tra azioni e derivati ha un 28%. In compenso, l’asse con Berlino potrebbe avere aiutato a costruire tattiche comuni in Europa per mitigare i costi dell’energia e arginare la crisi dell’auto, spine dolorose per le due prime manifatture europee.
ROBERT HABECK E LA DURATA DELLA DOCCIA
Secondo fonti di mercato e di governo, l’interlocuzione tra Habeck e Giorgetti sarebbe avvenuta tra il via libera del Parlamento alla manovra (il 28 dicembre) e Capodanno. Oltre agli auguri, il leader dei Verdi tedeschi avrebbe rimarcato l’esigenza di mettere un freno all’irruenza di Unicredit, che dall’estate 2024 ha rastrellato titoli Commerz, poi siglando contratti per più che raddoppiare la quota virtuale (solo dopo il nulla osta della Bce, atteso intorno a marzo, potrebbe farlo).
Malgrado la chiara impronta di mercato – lo conferma la reazione dei due titoli, comprati da mesi in Borsa – e una forte matrice industriale perché Unicredit con Hvb è già il quarto gruppo in Germania, da mesi tutte le forze politiche tedesche, più i sindacati e i dipendenti, contestano l’operazione perché «non concordata» e «opaca». Il brusio è legato anche alla caduta del governo Scholz, che tre mesi fa ha avviato la campagna elettorale tedesca: si vota il 23 febbraio.
matteo salvini giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse
Quando Habeck scrive a Giorgetti sul tavolo c’è anche un altro dossier comune ai due: la vendita di Ita a Lufthansa. Sono passati dieci giorni dall’assemblea che ha approvato l’aumento di capitale da 325 milioni, il passaggio decisivo per l’ingresso dei tedeschi. Ma la strada verso le nozze dell’aria non è ancora spianata. Dopo i dissidi sul prezzo, che avevano portato il ministro italiano a negare la firma a Bruxelles, il nuovo scoglio è la governance. Poi tutto si mette in discesa: due settimane dopo i tedeschi entrano nella newco nata dalle ceneri di Alitalia.
I due governi di Roma e Berlino si parlano fitto anche su altri dossier. Pochi giorni dopo i messaggi tra i due ministri dell’Economia è il titolare dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ad auspicare su Repubblica un asse italo-tedesco sull’energia per allineare «due industrie gemelle». Il ministro lancia anche un patto con Berlino per disaccoppiare i prezzi del gas e dell’elettricità, e per reintrodurre un tetto di 50-60 euro a MWh a quelli del metano. Da gennaio, dietro le quinte, sta tessendo la tela dell’alleanza tra i due Paesi nella nuova Commissione Ue.
giancarlo giorgetti voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse
Tentativi di avvicinamento ci sono anche nel settore auto, dove il governo italiano auspica un ripensamento da parte tedesca dopo il no a modificare la transizione verso l’elettrico.
Anche le recenti esternazioni di Andrea Orcel, ad di Unicredit, paiono prendere atto che lo scenario è cambiato. Il banchiere romano, povero di sponde a Roma - dove si è fatto tanti nemici prima rompendo col Tesoro sul dossier di nozze Mps poi col lancio dell’Ops su Banco Bpm ha preso atto che l’ostilità tedesca è aumentata, e che solo convincendo Berlino potrà aggirarla.
«Unicredit può abbandonare l’accordo con Commerz se non vede valore – ha detto Orcel da Davos - . Siamo stati invitati dal governo tedesco ad acquistare la loro quota: facemmo la migliore offerta, e ci è stato chiesto di farne un’altra a prezzo più alto per ottenere l’intera quota. Ora non capisco bene quale sia esattamente il punto del dibattito. Dopo le elezioni spero di poter avere un’interazione, comunque». […]