BERNABÈ GIOVEDÌ PROSSIMO SALUTA E SE NE VA CON UNA BUONUSCITA D'ORO – IL SUCCESSORE MASSIMO SARMI NICCHIA: ALIERTA, PER ORA, GLI HA PROPOSTA UNA PRESIDENZA SENZA DELEGHE OPERATIVE…
Francesco Spini per "la Stampa"
Franco Bernabè riappende la cornetta. Il presidente esecutivo di Telecom Italia è pronto alle dimissioni. Il braccio di ferro avviato con Telefonica dopo la salita degli spagnoli al 66% di Telco - la scatola che controlla il 22,4% del gruppo si chiuderà senza una sfida in consiglio. Sarebbe proprio per evitare spaccature in cda che Bernabè, alla riunione già fissata per giovedì prossimo, dovrebbe presentarsi dimissionario.
Si parla già del suo successore, segno che le cose sono già molto avanti. Le indiscrezioni si concentrano su Massimo Sarmi, il manager che dal 2002 guida Poste Italiane come amministratore delegato. Come per Bernabè - che si era affacciato alla guida di Telecom già tra il 98 e il 99, per poi tornare nel 2007 - si tratterebbe di una seconda volta, dopo le esperienze manageriali prima in Tim, poi nel gruppo degli Anni 90.
Giovedì, insomma, Bernabè non porterà in cda la sfida lanciata a Telco e agli spagnoli. Non presenterà quell'aumento di capitale che - dopo averlo a lungo negato, giudicandolo non necessario davanti agli analisti - nell'audizione di mercoledì in Senato (quella dove ha detto di aver appreso dell'operazione dai comunicati stampa) aveva indicato come strada maestra per evitare che le agenzie di rating retrocedano a «spazzatura» il merito di credito di Telecom. Bernabè, nel proporre un'operazione - si dice - tra i 3 e i 5 miliardi, sarebbe stato solo contro i soci di Telco: Mediobanca, Generali, Intesa Sanpaolo e Telefonica, quest'ultima ora in posizione di maggioranza (anche se non ancora nel diritto di voto).
Una sfida assai incerta che, comunque, sarebbe stata persa in un'assemblea a cui difficilmente si sarebbe arrivati. Quanto basta per gettare la spugna. Bernabè «ha sempre lavorato nell'interesse dell'azienda - ha detto ieri il consigliere Tarak Ben Ammar, prima che in serata si diffondessero le indiscrezioni -. Qualsiasi sarà la sua decisione sarà sempre nell'interesse dell'azienda», aggiungendo che «ci sono delle riflessioni che lui sta facendo».
Possibile che comunque martedì mattina - Bernabè tenga fede all'appuntamento in Senato e completi l'audizione sulle prospettive di Telecom nella nuova era spagnola. Ieri è giunta anche la «preoccupazione» dei fondi italiani ed esteri riuniti in Assogestioni sui riflessi che la presa di controllo di Telefonica su Telco potrebbe avere sulle decisioni del cda in merito a uno (ormai sfumato) «eventuale aumento di capitale» o sulla «gestione o cessione di alcuni asset strategici», come quelli in Sudamerica.
Chiedono che «i presidi di indipendenza a tutela dell'interesse dell'intera compagine azionaria e del mercato siano rafforzati». Suggerendo al proposito che, per sostituire il dimissionario Elio Catania, sia cooptata in consiglio, come indipendente, Francesca Cornelli. Probabilmente invece la cooptazione riguarderà proprio Sarmi: mercoledì, prima del consiglio, è prevista una riunione del comitato nomine di Telecom.
Intanto la politica pensa ancora a come tamponare gli spagnoli. «Non è successo nulla di irreparabile, si può ancora intervenire per ottenere la rassicurazioni che vogliamo», ha detto il viceministro dello Sviluppo Economico, Antonio Catricalà . Definisce possibile la modifica dell'Opa.
Quanto allo scorporo della rete, «finora - ha spiegato Catricalà - non si è mai parlato di un intervento legislativo perché sembrava che fosse volontario: se l'impegno per lo scorporo c'è e rimane, non c'è bisogno di intervenire con uno strumento autoritativo». Se tale volontà mancherà «si può fare come con Snam». In Borsa Telecom ieri ha perso il 2,56%. Lunedì è attesa la reazione all'addio di Bernabè.





