IL BITCOIN È UNA QUESTIONE DI FEDE – INCONTRO CON RODOLFO ANDRAGNES, ESPERTO DELLA CRIPTOVALUTA PIÙ FAMOSA AL MONDO. E PREDESTINATO: NEL 2000, DALLA SUA ARGENTINA, REGISTRA IL DOMINIO “BITCOINS.COM”. MA I BITCOIN ANCORA NON ESISTEVANO. OTTO ANNI DOPO, IL MISTERIOSO SATOSHI NAKAMOTO INVENTA LA MONETA DIGITALE. E PER RODOLFO, È COME UNA CHIAMATA – CI HA SPIEGATO PERCHÉ IL BITCOIN NON È PIÙ SOLTANTO UNA VALUTA DIGITALE, MA È, E SARÀ SEMPRE “LA MIGLIOR RISERVA DI VALORE DEL MONDO” – IL CONCETTO DI SCARSITÀ, DONALD TRUMP E LA DECENTRALIZZAZIONE…
Alessandro Berrettoni per Dagospia
Scarsità e predestinazione. Fede e valore. Quando si parla di Bitcoin, come di molto altro, le parole sono importanti. E lo sono ancor più quando la vita di una persona si intreccia a un concetto virtuale, incomprensibile alla maggior parte delle persone.
La storia di Rodolfo Andragnes tiene insieme tutte quelle parole e le frulla come una centrifuga: nel 2000, dalla sua Argentina, registrò il dominio bitcoins.com. Ma i bitcoin ancora non esistevano.
Nella sua mente, quelle “monete” venivano raccolte dagli utenti in rete in seguito a un’azione fatta online: “Tu leggevi un articolo del Clarin (uno dei principali quotidiani argentini) e venivi premiato con un bitcoin”. Una raccolta punti, per la quale ricevevi, in cambio, coins, monete, digitali, bit. “Le compagnie aeree hanno le miglia, no? – ci dice spiegando la sua idea – Il computer ha i bits. Mi è venuto in mente perché amo le parole. Bitcoin, la genesi, sono le parole: il bit è l’unità più piccola digitale, coin è l’unità monetaria”.
Otto anni più tardi, Satoshi Nakamoto inventò Bitcoin. Rodolfo se ne accorse perché nel 2011 iniziò ad arrivare una valanga di offerte per quel dominio. Per lui fu una sorta di chiamata: “Credo in due cose: in Dio e nell’essere ringraziato. E allora mi chiesi: Perché io? Ringraziare è essere disposto a fare qualcosa, e il mio modo di dire grazie fu iniziare ad aiutare gli altri a capire quello che ho capito io. Che Bitcoin è la migliore riserva di valore del mondo”.
Il dominio, alla fine, lo vendette nel 2011, alla piattaforma Mt. Gox Exchange, una delle prime e storiche borse di criptovaluta del mondo. Quella piattaforma, fu chiusa in seguito a uno scandalo nel 2014. La vita di Rodolfo, che nel 1998 si era laureato in pubblicità e aveva già lavorato per Ernst & Young e altri grandi gruppi, era appena cambiata. E si era trasformata in una missione: ringraziare Bitcoin e cercare di diffondere il Verbo.
Quando si parla di criptovalute, spesso si scade in una sorta di misticismo: l’apparente difficoltà e vaghezza di concetti come “blockchain”, “crittografia”, coin e wallet, rende inevitabile paragonarla a un credo religioso. E parlando con Rodolfo Andragnes, si ha l’impressione che non sia poi così sbagliato.
“È sempre una questione di fede. E di fiducia. Tu non te ne accorgi, ma anche quando hai una banconota in mano e vai a pagare, ti stai fidando. L’euro è una decisione presa da un gruppo di persone che decide quanto stampare, e che valore dare a quella banconota. Le decisioni di quel gruppo non dipendono da te. Ma tu ti fidi, solo che non ti accorgi di fidarti. E invece noi bitcoiner ci fidiamo ma ne siamo consapevoli. E decidiamo su cosa mettere la nostra fiducia”.
Il bitcoin, si diceva, nasce nel 2008, su idea del misterioso Satoshi Nakamoto, che rilasciò la prima versione del software nel 2009 e l’anno successivo si ritirò dalla comunità
Tecnicamente, si legge su Wikipedia, il Bitcoin è una “criptovaluta e un sistema di pagamento valutario internazionale […] Dagli esperti di finanza il Bitcoin non viene classificato come una moneta, ma come una riserva di valore attualmente molto volatile. A differenza della maggior parte delle valute tradizionali, il Bitcoin non fa uso di un ente centrale né di meccanismi finanziari sofisticati, il valore è determinato unicamente dalla leva domanda e offerta: esso utilizza un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia delle transazioni, ma sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali, come la generazione di nuova moneta e l'attribuzione della proprietà dei bitcoin”.
Ma l’attributo più importante che ha Bitcoin non è il suo valore in sé, ma la sua scarsità.
Il totale di bitcoin disponibili è sempre stato, è e sarà di 21 milioni. La loro disponibilità cresce ogni 4 anni, come una serie geometrica: metà delle monete è stata generata nel 2013 e tre quarti entro il 2017.
In circa 136 anni (dopo 33 "halving", dimezzamenti, a distanza di 4 anni l'uno), saranno generate tutte le monete. Con l'aumento della domanda, i bitcoin potrebbero subire deflazione, aumentando di valore per la scarsità. I bitcoin sono divisibili fino all'ottava cifra decimale (2,1×10¹5 unità), consentendo aggiustamenti di valore in un ambiente deflazionistico.
La scarsità e la fiducia sono due argomenti totalmente interconnessi. La prima alimenta la seconda, ed è quello che differenzia Bitcoin da tutte le altre criptovalute: “Immagina Bitcoin come una tartaruga, che vuole essere il miglior attivo monetario del mondo e non ha fretta di diventarlo. E dopo hai le lepri, tutte le altre che corrono, si industriano, si ingegnano intorno, e Bitcoin, da sola, va avanti”, dice ancora Rodolfo Andragnes.
Un’altra grande differenza che distingue Bitcoin dai vari Ethereum, Solana, eccetera, è la decentralizzazione. Spiega Rodolfo: “Per prendere una decisione tutta la comunità deve mettersi d’accordo sul prossimo passo evolutivo, ci vogliono anni e centinaia di discussioni. Ogni ‘nodo’ può opinare, tutto un ecosistema di persone deve decidere in forma di dibattito se qualcosa si migliora o no. Per questo non si prenderà mai una decisione che può distruggere il valore di bitcoin: uno potrebbe dire improvvisamente che invece di 21 si fanno 42 milioni di unità, ma ciò significherebbe la fine di bitcoin, e la comunità non potrà mai approvarlo”.
IL BITCOIN E LE ALTRE CRIPTOVALUTE
Lo stesso principio renderebbe il codice a prova di manipolazione, e anche di “golpe”: “Il codice è open source, tutto il mondo lo può vedere, lo sviluppatore scrive il codice e poi lo passa al nodo successivo, che deve validarlo. È il software che lo fa, sulla base delle regole preordinate: tu ti installi il nuovo codice, e il software lo testa. Se non va bene, lo boccia. Punto”.
Ora, nel bitcoin ci sono i nodi e i minatori: chiunque può essere nodo, non tutti possono essere minatori. I primi vanno a formare quella che si chiama blockchain, come ci spiega Andragnes: “I nodi hanno una copia di tutta la blockchain, in ognuno c’è una copia, il registro di questo bitcoin. Il minatore è uno di questi 100mila nodi, lui scrive il codice e poi ti dice: ‘Devi fare un update, perché io ho creato 3 bitcoins nuovi…
Adesso tu devi sapere che esistono. E l’altro, con il suo nodo, il suo software, dice se va bene o no. Il suo software verifica le regole, se sono corrette lo valida. Il minatore potrebbe dire che invece che 3,5 crea 25 bitcoin? Certo, ma il nodo lo fermerebbe, perché non rispetta le regole.
Il minatore fa la prima operazione, scrive nella blockchain, ma il nodo controlla. La cosa curiosa è che il minatore guadagna in bitcoin, e ogni volta ne guadagna meno, perché se ne fanno sempre di meno, ma ogni volta c’è sempre più investimento in bitcoin. Come è possibile? Perché sa ci sarà sempre una domanda, ne varrà sempre la pena”
La differenza con gli aggiornamenti, per esempio, di Microsoft? “Devi convincere le persone, e si torna alla fede. Non è come il computer, arriva il nuovo sistema operativo e ti obbliga a scaricare la nuova versione e tuttti la aggiornano, poi magari c’è la Nsa dietro.
Nel bitcoin tutto il mondo vede l’update, quell’aggiornamento si fa attraverso una discussione, e dura moltissimo. Non c’è un direttore, un capo, ti fidi e non c’è nessun altro sistema che lo fa. Soprattutto, cominci anche a capire cosa significa fidarsi degli altri. Quando paghi con la carta di credito, non pensi che ci sia un intermediario, un terzo nel mezzo tra te e il tuo ricevente. E invece c’è, e il pagamento si può anche bloccare. Invece con Bitcoin hai 10 minuti per una transazione che non può tornare mai indietro, perché solo chi ha ricevuto i soldi a quel punto può gestirli”.
E il valore? Anche quello è legato alla fiducia. Spiega Rodolfo Andragnes: Se il governo un giorno dice che invece di stampare 100mila dollari al giorno, ne stamperà 10mila milioni, tutto crolla. Tu puoi dire che preferisci avere dollari, perché a livello globale sono una riserva, ma in realtà quello che fai è sempre speculazione. Stai speculando su quello che succederà in futuro. Paradossalmente, il bitcoin, considerato super speculativo, lo è molto meno, perché sai esattamente quanti ce ne sono. Sono sempre stati e sempre saranno 21 milioni.
Facciamo un esempio: tu hai 10mila euro. Ma quanti euro ci sono nel mondo? Mettiamo 2 milioni. Tu hai 10mila di 2 milioni di euro che ci sono disponibili nel mondo . Domani quanti euro ci sono? 2 milioni e 100. E tu sempre 10mila ne avrai. Da qui a dieci anni, magari hai fatto un piccolo investimento, avrai 11mila euro, e sarai contento, ma nel frattempo la Bce avrà stampato altri trenta milioni di euro. Se hai un bitcoin, hai 1 di 21 milioni. Tra dieci anni, ne avrai sempre 1 di 21 milioni”.
Un valore che sempre più persone nel mondo sembrano cominciare a capire. Tra questi c’è sicuramente un gruppo di persone alla Casa Bianca: Donald Trump, che ha promesso di diventare il primo presidente americano cripto-friendly della storia (pare che sia il figlio, Don Jr, ad avergli trasmesso la passione per le valute digitali), Elon Musk, che si diverte a lanciare meme-coin come il Doge, e il futuro “zar” delle cripto, David Sacks (su cui ci sono non pochi dubbi di conflitto di interesse: ha investito fior di quattrini nel network Solana, a cui è collegato anche Musk con il cugino).
Che ne pensa la comunità dei bitcoin di Trump, che ha promesso di istituire una riserva strategica di criptovaluta? Secondo Andragnes, “Hai sempre a che fare con la fiducia. Se gli Stati Uniti comprano bitcoin, magari anche un altro Paese lo farà. Logicamente, questo potrebbe far aumentare il valore di bitcoin. Ma anche in questo caso, devi fidarti.
Certo, dimostrerebbe che il bitcoin è sempre più riserva di valore e meno sistema di pagamento. Del resto, noi argentini abbiamo una riserva di valore in dollari, ma paghiamo in pesos, e non ci importa”.
Chiediamo un consiglio a Rodolfo: Cosa dovrebbe fare un neofita dei bitcoin per “entrare in questo mondo? Risposta: “Ci sono diversi livelli di convinzione. Il primo che ti direi, è che se non vuoi dedicare niente a capire, compra un pochino, investi l’1% del tuo patrimonio in bitcoin. Se perdi, amen. Ti dimentichi e avrai perso l’1%.
Se invece vuoi capire, non metti soldi ma tempo. E avrai fiducia. E se avrai fiducia non vorrai mettere l’1%, ma molto di più. Io sono entrato quando Bitcoin era a 10 (ora è a 100mila, ndR). Non sono mai uscito, non ho mai venduto, se non per spendere quei soldi. Ho donato soldi ai miei figli e loro potrebbero vivere serenamente, perché vedo il lungo termine. Il bitcoin è scarso, e con il tempo sarà sempre meglio di tutte le altre possibili riserve di valore, case, auto eccetera.”
Proviamo a inchiodare Rodolfo di fronte al peggiore scenario: e se il governo decidesse di regolamentare, o chiudere Bitcoin? Inutile, la fede vince sempre: “Non possono fare niente, è impossibile, non c’è una persona a cui dire di cambiare le cose. Uno sviluppatore può cambiare il codice, ma gli altri non lo convalideranno mai. Non ha alcun potere. Si può suggerire, ma non si può imporre. Puoi dire che gli Usa cambiano le regole, ma a bitcoin non importa, ci sarà una compensazione da qualche altra parte. Nemmeno la Cina non è mai riuscita a cambiare bitcoin”.
CARD DELLA CRIPTO VALUTA DI MELANIA TRUMP.
E i memecoin, come quello lanciato da Donald e Melania Trump? “Per noi bitcoiner non esistono, sono spazzatura. Ma non ci preoccupano, anzi le vediamo con pena. Invece di capire ciò che è importante stai vedendo solo il lato “scemo” della cosa. Certo, contribuiscono a creare sfiducia nel sistema, perché ci associano a quello. Ma a me preoccupa solo la velocità con cui Bitcoin si converte, nella coscienza del mondo, nel miglior attivo strategico del mondo.
E alla fine lo sarà: sempre sarà scarso, non può che valorizzarsi. Il mondo lo sta iniziando a capire: ho visto che Intesa Sanpaolo ha comprato un milione di euro di Bitcoin. Pensa a quante aziende ci sono là fuori, pronte a investire. Nel mondo c’è un valore infinito, e Bitcoin potrà solo crescere. Pensi ancora che sia meglio comprare una casa? Non sai cosa ti perdi…”
Quando c’è la predestinazione, non puoi che avere fede. Quando c’è la scarsità, non può che esserci valore.
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