LE BOMBE DI PUTIN HANNO COLPITO ANCHE LE BANCHE ITALIANE - NEL PRIMO TRIMESTRE DELL’ANNO, COMPLICE L’INVASIONE RUSSA DELL’UCRAINA, GLI ISTITUTI TRICOLORE HANNO PERSO 1,439 MILIARDI - LE BANCHE PIÙ ESPOSTE SONO LE DUE PIÙ GRANDI: INTESA E UNICREDIT, CHE CONTROLLA UN GRUPPO MOSCOVITA E ALLA FINE DELLO SCORSO ANNO STAVA PER ACQUISIRNE UN SECONDO. LA BANCA DI ORCEL, RISPETTO AL 2021, HA PERSO IL 72% DEGLI UTILI NETTI - ESCONO (QUASI) INDENNI BANCO BPM E BPER…
Stefano Righi per il “L’Economia - Corriere della Sera”
Cinque settimane di guerra - e le conseguenti prospettive - sono costate alle prime sei banche italiane 1,439 miliardi di utili netti. Dal 24 febbraio scorso, giorno dell'invasione russa dell'Ucraina, al 31 marzo successivo si sono compromessi i risultati del primo trimestre dell'anno, con ogni probabilità condizionando anche il restante periodo del 2022.
A farne le spese soprattutto i due maggiori gruppi creditizi nazionali, Intesa Sanpaolo e Unicredit. Intesa è uno dei maggiori partner delle aziende europee e soprattutto italiane presenti in Russia. Unicredit controlla la maggioranza di una banca moscovita e alla fine dello scorso anno era in lizza per acquisirne una seconda.
Operazione questa fortunatamente non andata in porto. Ma entrambe hanno comunque pagato pesantemente l'esposizione sul mercato russo con i risultati del periodo.
I due leader
Intesa, rispetto al medesimo trimestre del 2021, ha perso circa un terzo degli utili netti (sarebbero stati di 1,67 miliardi senza l'effetto Russia); Unicredit il 72 per cento. Risultati che riflettono anche diverse politiche di difesa.
Intesa, che ha comunque confermato l'obiettivo di 6,5 miliardi di utili netti al 2025, ha imputato 822 milioni di euro, al lordo delle imposte, per rettifiche di valore delle attività in Russia e Ucraina.
In particolare, 801 milioni relativi alla esposizione creditizia, di cui 647 milioni per l'esposizione cross-border e 154 milioni, senza deducibilità fiscale, per quella totale delle controllate Banca Intesa in Russia e Pravex Bank in Ucraina e 21 milioni relativi a titoli e immobili e pari al netto a 646 milioni.
Prima delle rettifiche effettuate l'esposizione creditizia on-balance cross-border di Intesa verso la Russia era pari a 3,9 miliardi, al netto di 900 milioni di garanzie di Export credit agencies e quella on-balance delle due banche controllate era pari a 1,1 miliardi. Complessivamente l'esposizione creditizia di Intesa verso controparti russe inserite nelle liste Sdn dei soggetti a cui si applicano sanzioni è pari a 400 milioni di euro.
Unicredit invece ha effettuato accantonamenti pari a circa 2 miliardi di euro. Escludendo la Russia, Unicredit avrebbe realizzato un utile netto pari a 1,2 miliardi di euro, in rialzo del 91 per cento sul trimestre precedente e del 48 per cento rispetto al medesimo periodo del 2021.
In particolare le attività in Russia di Unicredit sono state «segregate» a bilancio rispetto all'area Eastern Europe in cui venivano precedentemente ricomprese. Da questa esposizione per singolo mercato si evidenzia come nel primo trimestre di quest' anno il totale dei ricavi di Unicredit in Russia ammontava a 230 milioni di euro (+82,8 per cento rispetto al medesimo periodo del 2021), con un margine operativo lordo passato da 83 a 175 milioni.
Le rettifiche su crediti, a tutela della redditività futura del gruppo, sono esplose da 19 milioni a 1,231 miliardi di euro, con un margine operativo netto negativo per 1.056 milioni ed un risultato netto sottostante negativo per 915 milioni di euro. I pesanti accantonamenti effettuati, sottolineano dalla sede milanese della banca, sono tali oggi da annullare ogni futuro impatto sul capitale di Unicredit della guerra tra Russia e Ucraina.
Le altre
Schiacciati dalla prospettiva bellica i risultati delle altre principali banche italiane escono ridimensionati nella loro accezione. È il caso di Banco Bpm che ha chiuso il primo periodo dell'anno con una redditività a livello record, ovvero un utile anti imposte mai registrato a 399 milioni di euro.
Positivi anche i risultati di Bper che, al netto delle componenti straordinarie, ha visto aumentare del 50 per cento a 158 milioni di euro l'utile pre tasse rispetto ai dodici mesi precedenti.
A Siena, il Monte dei Paschi è alle prese con la «cura Lovaglio»: l'amministratore delegato indicherà la strada da seguire il prossimo 23 giugno, quando verrà presentato il nuovo piano industriale, mentre il Credem, che migliora l'utile del 24 per cento anno su anno, festeggia con 21 mila nuovi clienti.
ana botin andrea orcel in tribunale
Anche i big del risparmio gestito hanno risentito degli effetti bellici, mentre tra le banche di minori dimensioni va segnalato il recupero di Carige, ormai pronta ad entrare nel perimetro di Bper oltre alla significativa crescita del Banco di Desio, i cui utili netti sono aumentati di oltre il 60 per cento a quasi 33 milioni di euro, dai venti milioni precedenti.