giovanni zonin

QUEI BACI VELENOSI DI ZONIN - IL PRESIDENTE DELLA POPOLARE DI VICENZA HA MENTITO: SAPEVA DELLE OPERAZIONI “BACIATE", CIOE’ PRESTITI CONCESSI IN CAMBIO DI ACQUISTO DI AZIONI DELLA BANCA. CHI HA ACCETTATO, HA PERSO TUTTO - E PURE L'EX RAGIONERE GENERALE ANDREA MONORCHIO, POI NOMINATO VICEPRESIDENTE DELL'ISTITUTO, ERA INFORMATO 

 

Francesco Bonazzi per La Verità

 

Gianni Zonin era «consapevole delle cosiddette operazioni baciate» ed «era a conoscenza dei segnali di insofferenza di alcuni funzionari della banca a promuovere queste operazioni», che consistevano nel finanziare i soci che partecipavano agli aumenti di capitale. Un sistema che ha condotto la Popolare di Vicenza a un tracollo da oltre 6 miliardi di euro.

gianni zonin con i figligianni zonin con i figli

 

Lo scrive la Guardia di finanza di Vicenza nell' ultima informativa allegata alla chiusura delle indagini per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza, depositata a fine luglio. Nelle carte dell' inchiesta sono documentati alcuni episodi che sembrano inchiodare l' ex presidente Zonin e che inguaiano anche il suo vice Andrea Monorchio.

 

Secondo i pm, le operazioni «baciate» hanno coperto una capitalizzazione gonfiata della banca per 963 milioni di euro tra il 2013 e il 2014 conducendo l' istituto berico a una rovinosa caduta, con le azioni passate da oltre 62 euro a quota zero. Fino al suo «regalo» a Intesa Sanpaolo da parte del Tesoro.

 

zonin shopping Montenapoleonezonin shopping Montenapoleone

Interrogato dai pm Luigi Salvadori e Gianni Pipeschi nel marzo scorso, Zonin aveva dichiarato: «Sono venuto a conoscenza per la prima volta dell' esistenza delle operazioni baciate e delle lettere di riacquisto durante il mio incontro con l' ispettore della Bce Emanuele Gatti a Milano nel maggio del 2015». Una versione che si scontra con quanto raccontato dall' ex dg Samuele Sorato, per il quale «su quelle operazioni decideva il consiglio d' amministrazione».

 

Ebbene, a leggere il lavoro di ricostruzione condotto dai finanzieri guidati dal colonnello Fabio Dametto, incrociando intercettazioni, sms, verbali d' interrogatorio e materiale prelevato dagli uffici della Vicenza, i tempi non tornano. Dai tabulati di Paolo Marin, ex direttore dei crediti e dal 2014 anche vicedirettore generale, sbuca uno scambio di sms del 27 settembre 2011 con Sorato, in cui il primo scrive al secondo: «Domani ricordati di massaggiare il presidente», in riferimento a non meglio precisati «acquisti di valori mobiliari».

 

Si tratta di azioni della banca stessa. E infatti il 26 aprile scorso Marin, interrogato dai pm che indagano anche su di lui, spiega: «Con il termine massaggiare intendevo chiedere a Sorato di informare il presidente Zonin che l' indomani il cda avrebbe dovuto deliberare su alcune proposte di affidamento relative alle posizioni indicate negli stessi messaggi (famiglia Ferrari e famiglia Morato). Confermo che si trattava di operazioni baciate».

BARBOURSVILLE VINEYARDS ZONINBARBOURSVILLE VINEYARDS ZONIN

 

Insomma, a meno che Marin e Sorato abbiano ingannato il cda intero, quelle concessioni di credito ai Ferrari e ai Morato sono le prime «baciate» di cui Zonin avrebbe dovuto avere consapevolezza. E stiamo parlando di tre anni e otto mesi prima della loro «scoperta» da parte della Bce.

 

Ma ci sono anche altri episodi rivelatori. Durante una cena tenutasi nel marzo 2014 nella villa palladiana Godi Malinverni, a Lugo di Vicenza, un altro indagato, l' ex consigliere Franco Miranda, si sarebbe rivolto così a Zonin: «Gianni, dobbiamo ringraziare il conte Malinverni in quanto con il nostro finanziamento ha comprato 1,5 milioni di azioni». L' episodio è stato raccontato dallo stesso Christian Malinverni, in un verbale del 30 maggio 2016.

 

andrea monorchioandrea monorchio

C' è poi un' amica personale a mettere nei guai il re del vino. Si tratta di Donata Irneri, che nel 2013 chiede a Zonin la concessione di un mutuo da 3,5 milioni, forte, si legge nell' informativa, «di un rapporto di amicizia». Quando si tratta di partecipare all' aumento di capitale del 2013, Irneri si rammarica di non poter fare la propria parte, ma Zonin le dice che la stessa banca l' avrebbe aiutata a sottoscrivere le nuove azioni Bpvi. Il risultato è che a dicembre di quattro anni fa la signora Irneri era esposta con la banca per 4,7 milioni, ma investì un milione in titoli dell' istituto di credito. La ricostruzione è confermata dalla stessa Irneri, nell' interrogatorio del 13 ottobre 2016. I fatti sono di 18 mesi antecedenti alla «ammissione» di Zonin.

 

Ci sono poi altri due episodi che chiamano direttamente in ballo l' ex presidente e che sono ricostruiti dall' informativa finale della Finanza. Il primo riguarda il caso di Antonio Villa, ex alto dirigente della Vicenza che il 24 aprile 2014 scrive una mail ai vertici della banca. L' anno prima se n' era andato perché «continuamente richiesto di reperire clienti disposti a sottoscrivere le operazioni baciate». Gli inquirenti hanno trovato la ricevuta della mail, con stampata un' annotazione di Zonin che, di suo pugno, ordina di informare della faccenda anche due alti dirigenti, tra cui l' allora capo del personale Adriano Cauduro.

christian malinvernichristian malinverni

 

Interrogata dai pm, Camilla Lizza, segretaria di Zonin, ha confermato che l' allora presidente «ha preso visione della lettera». Qui siamo 13 mesi prima della versione di Zonin. Il secondo episodio, già raccontato a ottobre dalla Verità, riguarda il socio Maurizio Dalla Grana, che nell' assemblea della banca del 26 aprile 2014 denunciò la vendita di azioni «pericolose» (come quella della Vicenza, non quotata) a clienti sprovvisti dei requisiti di esperienza finanziaria «minima» e chiese al collegio sindacale e alla Banca d' Italia se fossero stati finanziati soci allo scopo di partecipare agli aumenti di capitale.

 

Chi sembra conoscere bene il meccanismo delle «baciate» è Andrea Monorchio, ex ragioniere generale dello Stato scelto da Zonin come vice per le sue doti relazionali con i palazzi romani. Nell' informativa si legge che a fine 2012 Monorchio avrebbe fatto ottenere 20 milioni di finanziamento alla Micoperi, azienda di cui era presidente e che all' epoca era uno dei grandi leader nei lavori sottomarini (recuperò la Costa concordia).

 

micoperimicoperi

Il problema è che Micoperi, oggi schiacciata da 120 milioni di debiti, ha dovuto sdebitarsi con l' acquisto di azioni della Vicenza per 4 milioni. A queste, nel 2103, si sono aggiunti altri 2 milioni di azioni e poi l' intero pacchetto è stato fatto transitare da Micoperi alla sua holding di controllo, e usato come garanzia di un minibond da 35 milioni emesso dalla stessa Micoperi.

 

Un dirigente della banca, interrogato dai pm, ha confermato che Monorchio avrebbe seguito l' operazione. Mentre altri due indagati, al telefono, s' inalberano per lo scandalo delle «baciate» e dicono: «Ma allora Monorchio?».

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…